lunedì 2 aprile 2012

VOCE DEL VERBO POGARE

Sarà che me lo ricordo ancora bene quando avevo la combriccola di amici ai tempi dell'università e andavamo a pogare ai concerti. Non con quelli che frequentavano la mia facoltà, certo.
Sarà che erano altri tempi, che si cresce, che si cambia, e si cambiano prospettive, anche quelle del quotidiano.
Non posso più permettermi di fare l'alba - in un giorno lavorativo - a giocare a Risiko per conquistare i continenti, a suonare la chitarra e cantare e fumare fino a perdere la voce per una settimana, e fare colazione con uno spaghettino aglio ed olio.
Il tutto condito da vino rosso della cantina sociale di amici ormai ampiamente persi di vista.
Le compagnie sono cambiate, e diventate estremamente seriose.
Sicuramente più serie della compagnia che probabilmente offro io.

Si, è stata una scelta.
Una scelta obbligata, certo.
L'obbligo me lo sono dovuto imporre da sola.
Eppure, nonostante l'abito, non mi son fatta monaca.
Ho ancora stimoli e istinti.
E mettici una pezza a certe cose!
La verità è che io qui mi sento costretta.
Faccio quel che devo perchè lo devo fare e perchè ho un rigido imperativo morale che me lo impone.
Avessi avuto meno scrupoli a quest'ora starei a fare la barbona in giro per il mondo.
E davvero, non è per dire.
Eccola la verità.

Che il colmo è essere notata da chi praticamente non ha nulla a che vedere con il mio mondo.
E che probabilmente mi sono così apparentemente uniformata all'ambiente nel quale attualmente bazzico da sembrarne parte integrante.
Parte integrante una cippa, mi viene da dire.
Magari è proprio quell'attrito a generare l'attenzione, non lo so.
E la cosa mi fa ridere e incazzare allo stesso tempo.

Perchè in fondo sono cosciente del fatto di appartenere alla schiera non di quelli che sono andati via e basta, ma di quelli che sono andati via, hanno girato e vissuto e fatto esperienza altrove e poi sono tornati.

Una disadattata, insomma.

4 commenti:

ha detto...

ehm... a leggere sto post mi è venuto in mente questo post qua che ho scritto ai tempi. che si incontra gente sciapa (o con le sopracciglia ad ali di gabbiano, eheh) perchè in un certo senso ci si nasconde. è ora di saltar fuori!! ;)

Anonimo ha detto...

Che tempi quelli del pogo!! Ricordo ancora i lividi del giorno dopo.

.come.fossi.acqua. ha detto...

pì, saltar fuori vuol dire emigrare.
qui non c'è trippa per gatti :(

.come.fossi.acqua. ha detto...

primo, io ho più lividi adesso che prima.
basta che urto qualcosa e mi esce un livido.
sono proprio cambiata, anche fisicamente!