lunedì 21 maggio 2012

IL COLLEGA FIGHISSIMO

In trasferta in culonia, stamattina, con la collega più giovane, chi ti incontro?
Il collega fighissimo, quello che nel mare di disperazione della categoria, è l'equivalente di un fazzoletto per asciugare la valle di lacrime.
Pur sempre un piccolo fazzoletto, che per asciugare la valle di lacrime fattasi palude neanche una bonifica storica ci farebbe qualcosa.
Mi ha riconosciuta al volo, e consapevole del suo irresistibile fascino, invece di limitarsi ad un ciao, si è introdotto nel mio campo visivo cominciando a fare lo splendido.
Era nel suo, per una volta.
Quando viene dalle mie parti lo vedo che sta un po' come un pesce fuor d'acqua, a disagio, spaesato.
Gli ho rivolto qualche sorriso, gli ho dato un po' confidenza, ma nulla di che.
Ha quell'attegiamento del tipo "sono figo solo io" che un po' fa ridere, per cui non mi sono mai soffermata più di tanto.
Gli ho risposto: "ma tu non sei il collega che veniva dalle mie parti? Non ti vedo da un po'...".
"Siiiiiiiiiii", sorrisone.
Mi sono seduta ad aspettare il mio turno, lui era prima di me.
Finite le sue cose si è alzato, ci è un attimo girato intorno, e poi mi fa: "beh, torni a casa quando finisci, o ti fermi a pranzo qui, oggi?"
Si gira la sua collega (nonchè trombamica, abbiamo ipotizzato, vista la reazione spropositata) con la bocca a forma di O come quella dell'urlo di Munch e due occhi assassini che quasi mozzicavano.
Lui se n'è accorto e si è giustificato, imbarazzato: "Che c'è? Sto solo chiacchierando con una collega, non si può più nemmeno parlare?"
"Si, se ce lo offri tu il pranzo perchè no, ci tratteniamo...", ho risposto nel frattempo.
"Eh, ma io devo scappare altrove, sennò volentieri..."
Vabbè, ho capito, proverò ad offrirgli io un caffè quando viene dalle mie parti, tanto qui o lì sono sempre io che gioco in casa.

Arriva il mio turno, un tipo cerca di passarmi avanti ed un altro collega, con un sorriso ebete gli dice: "ci sono prima le ragazze".
Mi giro, lo guardo interdetta, forse in cagnesco, si inibisce e comincia a dire: "cioè, no, io... nel senso... non volevo dire, cioè..."
"Volevi dire colleghe, forse, non ragazze".
"No, ma era un complimento... siete così giovani..."
Sono donna, mi porto giovane, e allora?
Le ragazze sono quelle che abbordi al bar, sono quelle che incontri per strada, le amiche.
Ragazza è tu' sorella, per farla breve.
In certi contesti lavorativi ciascuno è quel che è, e ciascuno deve stare al suo posto.
Non è che devo per forza dimostrare ogni volta di che pasta sono fatta per ricevere un po' di considerazione come professionista e non in quanto donna che respira.
E che cazzo!


4 commenti:

gegge ha detto...

ehm... ma il secondo tizio voleva solo essere gentile o galante...
'poveraccio, d'ora in poi i furbetti della fila avranno un nemico in meno
;)

.come.fossi.acqua. ha detto...

gegge, la galanteria ha i suoi luoghi e i suoi modi.

certi modi, in certi luoghi, sono tesi a sminuire la tua professionalità di donna. questo è quanto. e non me lo sogno, non sono troppo rigida, è così, purtroppo.

e dai furbetti della fila e dai furbi in genere so difendermi abbondantemente da sola ;-)

AdrianaMeis ha detto...

la trombamica,proprio in qualità di trombamica, ha avuto una reazione esagerata!!!

.come.fossi.acqua. ha detto...

michi, si, parecchio.
l'hanno notata tutti.
io avevo già notato il modo in cui gli si è spalmata addosso...
ma come si fa?
che, per carità, è tuo e chi se lo piglia, ma non può quasi respirare 'sto cristiano! :)))