lunedì 26 novembre 2012

COME UN SACCO DELLA SPAZZATURA


Da buttar via.
Come quelli che ho riempito oggi pomeriggio e trascinato giù in cantina.
Domani potrei progredire e passare dal saccone nero della spazzatura al cestino che lo contiene.
Ma intanto ora sono a pezzi, un calcinaccio sbriciolato e volatile.
E sono bianca.
Di pittura.
Un servizio in b/n ci stava da dio, oggi.
Con tutte quelle macchie bianche, quella polvere, quella carta straccia, ed io vestita di stracci comodi.
Nella mia forma migliore, insomma.

Tutto quello che sto facendo, che sto elaborando, certi oggetti che mi seguiranno perchè così ho deciso, raccontano una storia che è la mia.
Per quanto faccia male, tengo premuto.
Non è il dolore a farmi paura.
Fa solo male, e non ho modo di sconfiggerlo, questo dolore, se non smaltendolo.



3 commenti:

Anonimo ha detto...

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Unknown ha detto...

e questo è un modo di smaltire. raccontare il dolore vuol dire estrarre il proiettile, magari senza anestesia. Esce un pò di sangue, ma intanto il peggio é passato. Un abbraccio.

.come.fossi.acqua. ha detto...

giorgia, si, il peggio è passato.
anche se ci sono cose che rimangono sospese sulla lingua e non possono essere esternate.

di quanto ci vuole me ne accorgo sempre dopo, guardando la strada percorsa.
che magari non è neanche quella giusta.
ma forse la più percorribile rispetto ai miei criteri di vita.
chissà...
non posso che voltarmi di nuovo e guardare avanti.