domenica 10 marzo 2013

DI FUOCHI, PIU' O MENO...


Sono incappata per caso in un fuoco di paglia.
Quale spettatrice, quasi, più che cosciente protagonista.
Un fuoco ardente di mille parole e intenzioni, pronunciate da bocca volubile, assorta in una sensibilità che non mi è geneticamente propria.

Tante parole non le ho spese nemmeno per gli amori della mia vita, io.
Ma sul serio.
Nell'arco di un'intera relazione.
E le mie relazioni sono durate tutte diversi anni.
Dei micro-matrimoni.
Certe cose restano non dette, devono restare tali, e sono belle così.

I miei turbamenti, i miei dubbi, rispetto a certe situazioni, non sono frutto di alcuna tattica, ma semplicemente figli della cautela.
Una cautela che non è stata mal spesa, in questo caso.

Sarò un caso clinico, una cinica senza speranza, ma non mi fido di fuochi di paglia che non durano il tempo di rischiarare una notte.

Anche se poi, vicino a quel fuoco, mi ci scalderei volentieri, ora.
Ma sarei egoista, l'opportunista che non sono.

Non che mi dispiacerebbe esserlo, per una volta.
Che con me gli altri tutti questi scrupoli non se ne fanno.

E mi verrebbe da alzare il telefono e concedermi di ascoltare una voce che risulterebbe provvidenziale come una carezza.
Più benefica della tachipirina.
Più venefica del paracetamolo.
E quindi, mettendo da parte i vaneggiamenti febbrili, me la risparmio.




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