domenica 23 novembre 2014

SOLITUDINI IN CERCA DI COMPAGNIA





"Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affaccendata"

C. Baudelaire




L'attuale contraddizione nella quale mi sto aggrovigliando é proprio questa.
Vivo la mia solitudine come un dono e, allo stesso tempo, come un castigo.
Cerco compagnia, ma poi mi rendo conto che non la voglio.
Mi offrono compagnia impegnativa e meno impegnativa, e declino, perché non mi stimola in alcun modo.
Non voglio fare la difficile, ma mi secca accontentarmi.
Altrimenti l'avrei giá abbondantemente fatto.


Penso che un modo per uscirne, al momento, non ci sia.
La mia luciditá ed il mio giudizio sono fortemente compromessi.
Ho preferito chiudere e allontanarmi da amici, amanti vecchi e nuovi, frequentazioni che non possono considerarsi nemmeno tali, invece di mantenere e perseverare, il che aveva senza dubbio diversi margini di utilitá cui ho rinunciato.
In cambio di cosa, mi domando.
Di me stessa, della mia dignitá é la risposta che certe volte sfanculerei in cambio di altre fottutissime scelte dettate dalla convenienza.
La convenienza ha il suo perché, ma in fondo sai che non te ne fai nulla, di quella convenienza lí, tu.
Che dura talmente poco che non vale la pena raccoglierla.


Ad oggi, so per certo di aver sganciato il cuore dal dolore di certi ricordi.
Le persone che popolavano la mia vita sono state estromesse o si sono estromesse da sole, e nessuno ha interesse ad un loro rientro dirompente.


L'unica prospettiva possibile ed auspicabile é quella che si é sviluppata in questo lasso di tempo determinato, tarata sulla mia sola esistenza, perché d'altro non deve importarmi.
Non deve, ma poi accade che mi importi.
Sicché, dovró impegnare meglio il tempo ad indurire ulteriormente quella che sono diventata.
E questa cosa mi riesce difficile, perché é un'operazione che sento che mi snatura, ma necessaria.







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