giovedì 18 dicembre 2014

I PROFESSIONISTI DI OGGI



Lui ha circa 10 anni piú di me.
Fa lo stesso mestiere, qui al paesello, da sempre, dandosi un certo tono.


Gli ho consegnato dei documenti per un lavoro che gli viene regolarmente e profumatamente pagato, nel mese di ottobre.
"Ti rendo tutto tra qualche giorno", mi dice.
Perfetto, anche perché il lavoro va terminato per Natale e non avevo intenzione di ridurmi all'ultimo secondo.
Si tratta di un lavoro in tandem: mi occorre il suo lavoro per terminare il mio.


Arriva dicembre, i documenti non mi sono ancora stati resi, incontro il tipo per caso e gli chiedo notizie.
"Eh, hai ragione, sono stato impegnato... Ci vediamo in settimana".
Sparito.


Avvio, dunque, una fitta corrispondenza via mail per fissare un incontro.
Mi accampa una serie di scuse poco dignitose sino a smettere addirittura di darmi riscontro.
Nell'ultima mail l'ho esortato con toni abbastanza seccati, scrivendo che non ho intenzione di passare ante vigilia, vigilia e giorno di Natale a lavorare a causa dei ritardi degli altri.


Stamattina, con un diavolo per capello, ho sentito mio padre e gli ho chiesto di intervenire.


Ebbene, sollecitato da mio padre, tra poco dovrei finalmente incontrarlo.


Occorre precisare per quale ragione l'ambiente nel quale vivo sia asfittico?
Perché ci sto stretta, perché certi giorni sono cosí stanca, e ne ho piene le palle dei cd. professionisti - che talvolta non sono tali nemmeno su carta - e vivono dei toni che si danno piú che per la validitá del lavoro che prestano?


Io non ho mai dovuto chiedere l'intervento dei miei genitori nemmeno ai tempi della scuola.
Trovo atroce chiederlo ora, che sono adulta e lavoro senza chiedere nulla a nessuno.
Gli devo mandare una pec - se ce l'ha - cosí magari formalmente lo convinco meglio che deve muovere il culo e portarmi questi documenti?
Ché forse non ha capito bene che non ho voglia di lavorare in un periodo dell'anno in cui ho l'obbligo morale di godermi le mie sacrosante ferie?
E lo capisco che chi cazzeggia tutto l'anno non lo apprezza il fatto di andare in ferie.
Peró basta.
Sono le 18.15 mentre scrivo, e ancora non ho sentito il citofono suonare e rispondere la voce giusta.









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