martedì 17 febbraio 2015

"UN BIGLIETTO IN MEZZO AL MARE"



Ho scelto il letto.
E Tabucchi, mentre ascolto gli ultimi Verdena.


Distesa nella vasca - cassa di risonanza involontaria e fedele di ogni rumore dell'edificio - ho riflettuto sul fatto che nella scorsa vita devo essere stata un pesce.
O un animale acquatico.
Un cigno, considerata la propensione alla monogamia.
Pure un brutto anatroccolo intrappolato in un'eterna adolescenza.
In acqua sto bene, mi sento rigenerata, a casa.
É decisamente il mio elemento.
Immergo ogni senso, e lo adatto ad una percezione differente, quella cui conduce la dimensione acquatica.


Per quanto mi ostini a stare in silenzio, a chiudermi, ad allontanarmi un po' dal mondo, non mi riesce.
Resto disponibile e aperta anche quando non sto bene, quando non voglio.
Accessibile.
Ecco.
É questo il termine corretto.
E al tempo stesso irraggiungibile, mi pare.
La solita contraddizione in termini.


La certezza di questi giorni nel constatare una cosa molto semplice mi induce a chiudere un'altra partita.


Io non sono fatta per le attese.


Mi sto sforzando di essere lucida, ma non lo sono.
Ho necessità di un viaggio in po' più lungo.
Di riposare macinando chilometri e assaporando con la vista nuovi luoghi.
Forse questa estate é quella giusta.
O forse no.


Non é il posto che é sbagliato.
É il mio posto qui ad essere sbagliato.
Il mio modo di essere non si concilia con la vita che mi gira intorno.
Ho tentato di cambiare questo piccolo mondo in cui vivo ogni sacrosanto giorno.
Ogni sacrosanto giorno!
E ne ho fatti di progressi.
Ne ho cambiate di cose e di situazioni, ma é ancora poco.
Un infinitesimo di quello che c'é ancora da fare.
E che a volte non ho voglia di fare.
Io non voglio essere diversa.
Lo sono.
Lo sono e basta, in modo sempre più evidente.
Come non lo fosse stato mai, poi, evidente...


Vorrei nuotare via, invece di continuare a scrivere biglietti in mezzo al mare.


La carta si bagna e affonda, raggiungendo abissi distanti e bui.


Il sorgere di sole e luna non scandiscono piú certe conversazioni, non danno piú un senso alla differenza impercettibile dei giorni che scorrono.


Una sospensione?


Presumibilmente, in via unilaterale é cosí.


Per quanto riguarda me, peró, il sapore é più quello di un addio, che ho imposto personalmente.


E quindi buonanotte a me, dal pelo dell' acqua all'abisso profondo nel quale mi sono rifugiata, ma cui pur sempre, per quanto voglia celarmi, arrivano i raggi piú lunghi del sole.



















2 commenti:

Apprendista Nocchiero ha detto...

L'acqua è un elemento ambiguo per me.
Non ci sto bene se mi ci immergo ma sento la vita scorrermi nelle vene quando attraverso la città sotto la pioggia battente.

Chissà quante piogge ho affrontato in vite passate, forse in volo durante qualche tempesta.

Credo che il mio elemento sia l'aria, data la mia tendenza a sentirmi vivo solo quando il vento mi schiaffeggia con forza il viso.

.come.fossi.acqua. ha detto...

Ognuno ha il suo elemento ;-))