martedì 17 marzo 2015

CODA DI CAVALLO



Non lego mai i capelli, se non raramente.
Una reazione alle code e alle trecce serrate e perfette che mia madre mi imponeva da bambina per andare in giro in ordine.
Nella sua testa, probabilmente, era l'unico modo di domarmi e allinearmi all'idea di figlia che voleva che fossi e non sono stata mai.
Finché un giorno non le dissi di portarmi dal parrucchiere perché volevo tagliare i capelli come papà.
Quello che per lei era l'equivalente di pettinare le bambole, era per me un castigo intollerabile.
E cosí mi assecondó dopo tante insistenze.
Via i boccoli biondi.
Capelli corti e da maschio erano piú sopportabili della costrizione della legatura, anche se costituivano una piccola rinuncia a quella femminilitá che cominciava a germogliare e che ero costretta a reprimere nelle forme imposte.


Non ho mai voluto somigliare a lei.


Ho scoperto solo in etá adulta di non essere l'unica donna a non avere avuto un rapporto propriamente idilliaco con la propria madre.


E ho smesso di sentirmi in colpa per questo.


E cominciato a rimettere a posto i moralisti dell'ultima ora, che pretendevano di darmi lezioni sul rapporto madre-figlia senza avere la minima cognizione di causa.




Stavo parlando della coda di cavallo, lo so, e sono finita a mia madre.
Ad un rapporto cosí doloroso da non riuscire nemmeno a parlarne o scriverne, se non rarissimamente.


É che quando alzo i capelli e ne faccio una coda - non lo faccio davvero mai - scopro il viso in modo diverso rispetto a quando li ripongo in uno chignon o li aggroviglio, momentaneamente, per lavarmi i denti o truccarmi.
Quando faccio questa cosa, nello specchio riemerge la bambina che ero e, sovrapposta a lei, la donna che volevo diventare.
Quella che sono oggi.
La stessa bocca, meno serrata e rigida, dalla quale ho lasciato fiorire carnose le labbra e la voce.
Gli stessi occhi del colore caldo e liscio del guscio delle nocciole, sotto un velo di trucco.
Le rughe d'espressione quando sorrido dello stesso sorriso di sempre.
La sicurezza che confidavo sarebbe emersa, scacciando via la timidezza patologica dalle mie espressioni facciali.


Probabilmente la mia sacrosanta avversione a pettinare i capelli e legarli in modo ordinato é riconducibile al rifiuto di una femminilità che non mi appartiene, e che non voglio mi si appiccichi addosso nemmeno per sbaglio.


Non riesco ancora a considerare la coda di cavallo soltanto come una acconciatura alternativa ai capelli sciolti per tutte queste ragioni.


Eppure, adesso, sto con i miei scomodissimi capelli legati a lavorare al pc.


Perché non lo ho sciolti, allora?


La risposta é scontata: perché sono sporchi.
E perché ce la posso fare anche a resistere a me stessa e a tanti sentimenti che quotidianamente fanno silenziosamente a cazzotti nel mio petto.







6 commenti:

sara-sky ha detto...

siamo così, contraddittorie. Ma solo perché in noi convivoni diverse anime, diversi stimoli :)

.come.fossi.acqua. ha detto...

Sará...

Apprendista Nocchiero ha detto...

"Quando era bambina era questa la donna che voleva diventare?"

Un giorno su un libro ho letto questa domanda ed è stato come se il mondo si fosse aperto sotto i miei piedi.
Ti fa dubitare di ogni cosa.

Io non parlo quasi mai del rapporto che ho avuto con i miei genitori, perché ci sarebbe così tanto da dire che non mi basterebbero le dimensioni per parlarne in modo esaustivo.

Posso limitarmi a dire che sono stato fortunato (o accorto nella scelta, per chi creda che si scelga la famiglia in cui nascere).

Per i capelli, odio tenerli in coda. Mi sento in trappola, come imprigionato in me stesso (cosa che sono già, effettivamente). Nonostante ciò, sono obbligato a tenerli legati per la maggiorparte del tempo (il lavoro lo impone, dicono) e quindi approfitto di ogni occasione per lasciarli liberi di andare ovunque essi vogliano (anche se ricadono ordinatamente sulle spalle, senza scomporsi mai troppo)

.come.fossi.acqua. ha detto...

Sapevo sin da bambina certe cose di cui poi la vita mi ha dato successivamente conferma.
Non ne sapevo altre, contro le quali ho sbattuto il muso.
La trasformazione fisica (minima) é quella che mi aspettavo.
La trasformazione interiore (massima), per quanto preventivata a grandi linee, ha superato diverse aspettative.
In meglio ed in peggio.

Sono giá ritornata versione hippie...

Apprendista Nocchiero ha detto...

hippie-ka-ye!

Raramente le cose vanno come ci aspettiamo (del tutto).
Ci sono tante cose che ci sorprendono (in bene ed in male).

.come.fossi.acqua. ha detto...


meglio le sorprese belle, sempre ;-)