martedì 3 marzo 2015

IL COMPAGNO DI GENERE FEMMINILE



Le telefonate e i messaggi che ricevo dagli amici maschi nell'arco di una giornata non si contano.


Lo scambio che abbiamo passa dalle confidenze intime, alla soluzione di piccoli problemi logistici quotidiani, dal lavoro alla bevuta dopo il lavoro.


Sono il compagno di genere femminile.


Nulla di meno.


Poco male, con loro mi diverto, mi ci confido, ci esco, e li accompagno pure a fare cose belle quando le rispettive compagne si scocciano di andare.


Per fortuna non sono gelose, anzi.




Era da un bel po' che non ero assorbita cosí da amicizie maschili.
É capitato.


Si stabilisce un equilibrio particolare con i ragazzi.
C'é una tensione diversa, nei discorsi e nei gesti, ed il sesso non c'entra nulla.
Almeno per me, la separazione tra amicizia e altro é netta, non mi é mai capitato di mischiare le cose.
E con loro equivoci non sono mai sorti ad oggi.


Il livello di comprensione e di intesa scorre su di un piano diverso, di differenza, ma di assonanza finale.


Dopo essermi tuffata, per un bel pezzo, con tutte le scarpe nella dimensione femminile, torno adesso di nuovo alle origini.


Torno a me.


Al maschiaccio mancato che sono.


Al distacco che mi si impone da un certo tipo di femminilitá che non mi appartiene.
Al distacco da prioritá che non sono mie e non voglio mi condizionino.
Al distacco dall'essere donna come non sono e non saró mai.
E non perché mi piaccia contestare gli stereotipi.
Semplicemente non riesco a vestirmene, mi vanno stretti.
Per essenza, non per reggere l'apparenza.


E quindi, lascio che il lato maschile emerga un po' cosí, per fatti suoi, senza regole, forte.


É lì che spinge da un po', chi sono io per trattenerlo.


Vai.
Fai danni.
Divertiti.







































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