lunedì 16 marzo 2015

SONO ANDATA PERCHÉ DOVEVO



Ci stavo riflettendo da oggi.
Se andare, oppure tirarmi indietro con una scusa.
Sarebbe stato comodo.
Nessuno mi avrebbe biasimata.
Nemmeno la persona che dovevo passare a salutare.
Mentalmente in bilico tra le due uniche opzioni disponibili, non sono riuscita a venirne a capo.
Fino alle 23,00 sono rimasta inchiodata alla poltrona davanti al camino a leggere e cazzeggiare distrattamente con il cellulare, la coperta calda tirata addosso.
Devo andare, mi sono detta a un certo punto.
Non posso avanzare scuse.
Non é da me, non sarei io.
"Stai andando sul serio?", mi chiede un' amica su whatsapp?
"Si".
"Da sola?"
"Si".
Mi ha risposto che da sola, in quel covo di belve, neanche se l'avessero pagata.
Lo so.
Nessuno.
Ma io sono io.
Mi sono alzata, abbandonando la comodità e la quiete del camino, e ho cominciato a prepararmi.
Ce la posso fare, mi sono detta.
Cosa sará mai affrontare un po' di gente?
Quella gente?
Da sola non é mai stato un problema.
Da sola ho fatto e faccio tante cose da sempre.
Ho me stessa, il mio sorriso, la mia sicurezza, la mia socievolezza, ci sarà sicuramente qualcuno che conosco, e alla peggio mi trattengo 10 minuti e vado via, ho pensato.


Ho infilato un bel vestito, ho bistrato gli occhi quanto basta, indossato un'espressione di strafottenza, e sono partita.


"Sono qui. Dove sei?", scrivo mentre entro nel locale.
Apro la porta e mi sento chiamare.
L'amicizia é anche questo.
Non mancare quando non si puó mancare.
Senza scuse.
Senza creare disagi a chi non c' entra nulla.
Mi sento chiamare di nuovo.
"Sei venuta!", mi dice.
"Non potevo mancare, scusa il ritardo", da ritardataria professionista quale sono diventata.


Ho incontrato poi un paio di persone che conoscevo e sono riuscita ad intrattenermi con loro.
"Con chi sei scesa?", mi dice qualcuno, conoscendo la situazione.
"Da sola...", rispondo con un gran sorriso.
Dentro non stavo sorridendo affatto, ma questo gesto, ormai, di sorridere comunque, fa talmente parte di me che nessuno se ne accorge mai del milione di cose che c'é dietro.
"Non preoccuparti, ci sto io con te stasera", mi dice con il sorriso gentile e onesto.
Ho apprezzato di cuore questo gesto.
"Anche se poi arriveranno a pioggia illazioni sul fatto che ci stai provando con me?", gli dico, memore degli ultimi commenti inappropriati di cui ho avuto, mio malgrado conoscenza.
"Non me ne frega niente. Sei una bella donna, gli rode, é invidia. Mi piace la tua compagnia, lo sai, e mi fa piacere intrattenermi con te", mi risponde sincero.
E va bene cosí, allora.
Di stare bene in mezzo al male.


Da due siamo passati rapidamente a tre.


"Cosa é successo? Perché mi sembra evidente che qui sia successo qualcosa...", mi dice.
"Non esco piú con loro, semplicemente", ho risposto.


Che poi questa cosa, di per sé, abbia fatto venir meno i fondamenti dell'educazione altrui e abbia scatenato questioni al limite della decenza, é un problema che non mi riguarda piú da un po'.


I nodi vengono sempre al pettine.
Talvolta gli stessi nodi vengono ai pettini di più persone.
Per fare ordine ci vuole tenacia.
Perché poi da una scopri di essere due.
E da due, tre persone.
E questa cerchia si sta allargando da un po' e continua ad allargarsi, perché ognuno ha i suoi motivi, e certi conti non tornano.
Ed io, quella che sono non la devo spiegare.
Chi mi conosce sa con chi ha a che fare.
E anche questo fattore fa parte di quei conti che proprio non tornano.


Le bugie hanno sempre le gambe corte.
La cattiveria, se non le gambe, il fiato.
E questo fiato glielo sto lentamente soffocando in gola.
Del resto, sono io la cattiva, alla fine dei conti.
Gli stessi conti di sopra.
Quelli che non tornano.











6 commenti:

Apprendista Nocchiero ha detto...

"ma io sono io" suona come quando gli amici/conoscenti scoprono qualcosa di me (o io racconto loro qualcosa di me) che risulti non propriamente normale ai propri occhi.

Prima sgranano gli occhi come se fossi un fantasma uscito da una lampada, poi mi metono a fuoco e dicono ad alta voce "è lui".

Perché sanno che ciò che capita a me e ciò che io faccio non capita a tutti e non tutti fanno e vale per ogni cosa.

(se mettessero un pettine fra i miei capelli, ce ne vorrebbe di tempo per farlo uscire, fra un nodo e l'altro)

.come.fossi.acqua. ha detto...



c'è l'amico temerario.
quello che non si ferma davanti a niente.
nella mia cerchia di amici credo di essere io.
in famiglia pure.
a lavoro non sono da meno.


ma mi fa ridere che ogni volta certi miei comportamenti destino sorpresa.

nessuno si aspettava mi presentassi, ieri.

e da sola.

hai idea di che significhi attraversare una sala piena di gente che non ti può vedere e che fa gruppo e ti evita, per quanto possibile,e abbassa lo sguardo quando la saluti, per educazione, nonostante ti siano passati poco prima davanti facendo finta di non vederti?

quando ho detto loro, tempo fa, che da sola potevo replicare a ciascuno di loro singolarmente o in gruppo, ero seria.

forse non si aspettavano sino a tal punto.

la loro presunzione poggia su basi meno solide di quelle che sorreggono la mia.



(se mettessero un pettine nei miei anche, considerato che mi pettino raramente...)

sara-sky ha detto...

Sono orgogliosa di te. Ora però se qursti non necessitano ulteriori lezioni, cerca di coltivare l'altro gruppo ;-)

.come.fossi.acqua. ha detto...

La cosa più bella é stata, oltre che vederli a occhi bassi aggregarsi in disparte, mentre io mi godevo la serata con altre persone, ricevere stamattina il messaggio di ringraziamento per essere andata e aver affrontato una situazione pesante.

Gli altri amici li "coltivo" già.
Li annaffio ogni giorno.
O quasi;-)


sara-sky ha detto...

ottimo lavoro! ^_^

.come.fossi.acqua. ha detto...

Decisamente.
Ed il lavoro di messa in chiaro e in ordine delle cose procede.