lunedì 27 aprile 2015

STUPIDINCONTRI E ASSENZE BLANDE



Mentre scendevo le scale di casa, l'altra sera, ha squillato il telefono.


"Hey, stai venendo? C'è qualcuno che vuole salutarti, qui!"
"Ciao!", una voce che non riconosco.
"Chi sei?"
Silenzio.
La mia amica ha ripreso in mano il telefono.
"Cara, chi era al cellulare che mi ha salutato?"
"Tizioooo!", alticcia e barcollante anche tramite telefono.
"Tizio chi?" ho chiesto.
Dopo avermi specificato chi fosse, le ho detto di salutarmelo, vaga e distaccata.
Lei non sa dei nostri trascorsi, e non posso renderla partecipe.


Il tipo ha passato buona parte della serata a cercare di stabilire una confidenza che non gli verrà piú concessa.
Possibile non capisca?
Debbo farlo schiantare con la sua convinzione contro il muro che ho alzato?




L'indomani ho incontrato, sempre per sbaglio, per strada, un altro tipo con cui ho chiuso i rapporti.
Lui continua a non farsi capace di questa cosa, si nota a vista e da come è indispettito nei miei confronti.
Non perché ci tenesse a me, chiariamoci.
Non gli va giù il fatto che, irresistibile com'è, io non gli stia sotto.
Si, qualcuno ha un ego incontenibile, che anche travasandone metà in un'altra persona gli uscirebbe dalle orecchie.


Se non me ne frega un accidenti cosa posso farci?


Se è stato uno svago momentaneo e solo a livello fisico - causa encefalogramma piatto, il suo - non posso fingere di guardarlo con occhi diversi per non assestare colpi alla sua autostima.
Non merita questa delicatezza.


Ciononostante, voleva aggregarsi alla mia uscita in compagnia di amici in comune.
Nessuno di loro lo tollera ben volentieri, soprattutto per certi comportamenti che ha assunto con me, che non gli ho fatto nulla di male.


"Vi raggiungo tra poco se vi trattenete... Vi trattenete?", ha detto.
Nessuno gli ha risposto esattamente, si sono tenuti tutti sul vago.
Io non gli ho proprio risposto.


La mia compagnia, il mio tempo, la mia gentilezza, la mia voce, i miei consigli, i miei incoraggiamenti, la mia disponibilità, che elargivo a piene mani, ora sono per una ridottissima cerchia di persone.






Il cambio dell'operatore e l'isolamento che ne è derivato hanno fatto venire le paturnie a un po' di gente.
Qualcuno si è scusato per non avermi risposto per tempo in settimana.
Qualcuno mi ha chiesto se fosse tutto ok, altri se fosse successo qualcosa, altri ancora se stessi bene, altri mi hanno scritto banalità per verificare se fossi viva.
Qualcuno si è prestato per una commissione fuori porta per la quale mi aveva detto originariamente che non poteva.
Altri mi hanno lasciato carta bianca per decidere dove trascorrere una mezza giornata.
Se il silenzio porta a questi risultati non è un caso.
L'assenza riesce a dare contezza di quanto pesi una presenza.
E un'idea di quanto pesi la mia me la sono fatta da tempo, considerate le reazioni che percepisco ogni volta.



4 commenti:

sara-sky ha detto...

si vede che hai seminato bene...io non ho avuto altrettanto successo. E quindi nessun motivo per trasformare l'assenza in strategia. E' rimasta assenza, ed una presenza altrove.

Apprendista Nocchiero ha detto...

Le persone mostrano la loro lreale natura solo quando le mettiamo alla prova senza dir loro nulla.
Il più delle volte mi rendo conto che le persone sono davvero come dei tappeti:
Appendile, scuotile e vedi quanta sporcizia ne esce.

.come.fossi.acqua. ha detto...

Con alcune persone ho raccolto...
É lí la differenza.
La mia assenza è stata casuale, in questo caso, nulla di preventivato.
Ho voluto l'occasione per disintossicarmi anche un po' :)

.come.fossi.acqua. ha detto...

Attraversiamo tutti periodi particolari.
Ci vuole comprensione.
Non si puó pretendere solo di ottenerla.