domenica 17 maggio 2015

IMMANCABILI CASUALITÀ IN GIORNI DI DELIRIO INTERIORE



"Devo presentarti un amico... Non faccio queste cose in genere, ma avete troppe cose in comune" mi dice.


Questa frase l'ho già sentita troppe volte.


"Preferirei, proprio in questo momento, non conoscere nessuno. Se vuoi farmelo conoscere per ampliare la mia sfera di conoscenze e amicizie te lo accordo, questo proposito, ma non confidare in altro..."


Detto fatto.
Ci ha raggiunto per un caffè nel pomeriggio e siamo rimasti insieme sino a stanotte.
No, non me lo aspettavo così.
E... No.
Non così.
Credo di essere arrossita come una stupida appena ha alzato gli occhi (che hanno un tono d'azzurro e d'indecifrabile) e li ha posati sui miei.
E di avere mantenuto il rossore per almeno i primi dieci imbarazzantissimi minuti - o erano solo secondi? - di inizio di conversazione.
E dunque si, effettivamente è un bel tipo.


Abbiamo parlato di musica buona parte del tempo, e vorrebbe coinvolgermi in un progetto musicale che ho trovato particolarmente accattivante.


E che coincide con quello che ho in testa da un po' e non posso mettere in atto con il chitarrista con cui suono, causa evidenti divergenze di vedute su certa musica e su quello che in generale si considera musica.


Devo prima fargli sentire la mia voce, in ogni caso.


Vedremo se si fa sentire.


Anche perché poi stanotte siamo finiti all'apertura stagionale di un locale ed io, che sono a pezzi, ho pensato bene di non regolarmi con l'alcool, e quindi ho quasi collassato e sono sparita dalla festa e gli hanno detto che mi sono sentita male e ha provato a chiamarmi mentre ero in macchina che me ne andavo e non gli ho nemmeno risposto.


Credo di dovergli almeno un memessaggi di scuse...




E mentre scrivevo qui gliel'ho scritto, questo messaggio.
E dopo l'invio mi è arrivato un sms che ha provato a chiamarmi.
Quando?
Due minuti prima del mio invio.
E quindi l'ho chiamato.
E abbiamo chiacchierato un po'.
E riso pure.
Ché mentre stavo scalza sulla spiaggia, ripiegata su me stessa, a sentirmi male sperando che nessuno se ne accorgesse, avevo pure uno vicino - un amico di altri amici di qui, che vive parte della sua vita in Inghilterra ed è mezzo bruciato - che mi parlava in inglese misto ad italiano.
"Metti i piedi in acqua", "do you want something, some water, ti vado a prendere un bicchiere? E dai? Lo vuoi? Su, basta che lo dici ed io vado...".
Volevo morire.
E prima toglierlo dal mondo, ma non avevo la forza di rispondergli, figuriamoci di alzarmi da terra e menargli.
"No. It's ok... Si, acqua... No dai c'è fila, lascia stare...".
Non potevo rispondergli "vai via e lasciami sola", l'avrebbe presa a male.


Perché mi devo fare il problema per gli altri pure quando sto morendo?


Ho infilato i piedi nell'acqua, e in un attimo mi sono sentita meglio.


L'acqua di mare è una di quelle certezze incrollabili sempre.


Non mi sono fermata un attimo ieri e alla fine, come sempre capita, ho buttato un occhio al cellulare e mi sono sentita male.


Devo spingere un po' di roba nel buco nero che alberga nella mia memoria e chiudere questa partita.


Terminata con un pareggio.


Nessuno ha vinto.


Nessuno.


E se devo stringere i denti e dare una direzione a tutto questo, stavolta la darò.


E sarà feroce.


Perché sono io ad essere la più forte, anche quando cado.
Anche quando si cade insieme.
Con la premura di non trascinare altri nei miei abissi, e di salvaguardare sempre chi vi casca con me.


E ieri ero sola.
In mezzo al delirio della folla e dei miei inutili pensieri, a badare al resto del mondo non lasciando trapelare nulla.


È una maschera questa?
È essere adulti?
È la mia tecnica per accantonare la negatività, il mio non incentivarla, questo non volerla mostrare che qui, dove rifugio parole scritte e inconsistenti, o forse troppo pesanti.


Nemmeno tutte quelle che mi spingono dallo stomaco, che altrimenti mi si indirizzerebbe al manicomio.




"E ora come ti senti? Meglio?"
"Si, meglio. Ieri non mi sono fermata un attimo. Avevo la testa incasinata per fatti miei, non dovevo bere quel goccio di rhum con te, dopo il vino..."
"Non l'hai nemmeno finito!"
"Vero... Ti saluto ora, ho una telefonata di lavoro che mi sta arrivando sotto questa e devo rispondere..."
"Ok, ci sentiamo presto allora..."
"Va bene... Ciao!".





4 commenti:

AdrianaMeis ha detto...

E non può mica finire così!

.come.fossi.acqua. ha detto...


È una conoscenza inaspettata, la questione musicale mi piace, spero di approfondire entrambe le cose.

sara-sky ha detto...

ma che belle queste sorprese inaspettate! Perché sì...ogni volta che ci presentano qualcuno sentiamo già puzza di bruciato....e a volte semplicemente non è così! ;)

.come.fossi.acqua. ha detto...

Dubito sia l'uomo della mia vita.
Diciamo pure che ne ho la certezza.
Però è un'amicizia interessante.
Soprattutto se riesco a farci qualcosa sotto il profilo musicale.
Sono curiosa :D