martedì 30 giugno 2015

LO SCAMBIO DEL NUMERO



Tornata da lavoro tardissimo, ho mangiato "con l'imbuto" (vale a dire "di corsa") un piatto di pasta a casa dei miei, dove mi trovavo di passaggio e trafelata, e non mi sono concessa nemmeno di andare al bagno per correre a fare il giro dei pagamenti prima di rientrare a lavoro.


Alle Poste, una signora anziana accanto a me, ben tre numeri prima del mio, ha cominciato a lamentarsi che gli impiegati stavano perdendo tempo invece di lavorare.


"Signora, posso chiederle la cortesia di scambiarci i numeri? Sono solo tre numeri dopo il suo, ma nel frattempo mi chiude la banca..."


I pagamenti e gli adempimenti di fine mese mi massacrano.
Non ho nessuno che provveda per me, nemmeno per sbaglio.


"Eh, non posso, devo rientrare subito a casa, ho da fare e devo reggere la bambina a mia figlia..."


"La ringrazio lo stesso. Come non detto"


Scatta il numero della signora e comincia la sessione di chiacchiere inutili allo sportello delle quali poco prima si stava lamentando in riferimento ad altri.


Peraltro, l'urgenza di tornare a casa ad adempiere al compito di integerrima casalinga, all'improvviso è svanita nel nulla.


Scatta un altro numero, e l'altro pensionato accanto a me si dirige allo sportello con calma serafica a fare le sue operazioni.


Chi se ne frega se questa gioventú, in fondo, sta andando a lavorare pure per chi prende la pensione oggi?


È giusto non facilitarla nemmeno nelle banalitá, in fondo, potrebbe perdere il ritmo del sacrificio e darsi al deboscio.


E chi le paga poi le tasse?


Una donna dietro le mie spalle avanza verso di me e mi dice "tieni, magari ti è utile questo numero qui", porgendomi il bigliettino bianco.


"Grazie!!! Purtroppo chi non lavora non capisce che significa avere il tempo contato..."


Una cosa mi sento di dire a tutte le donne casalinghe che hanno urgenza di tornare a casa perchè il marito o i figli devono mangiare, essere accompagnati, assistiti, lavati e vestiti per tempo: .........


No, meglio di no.


Sarei feroce.


Una casalinga, per quanto mi riguarda, non puó essere lontanamente equiparabile ad una donna che lavora.


Questa è la mia opinione da sempre e non riesco a cambiarla.


E per quanto riguarda gli uffici, i negozi, dovrebbero esserci file che garantiscono velocitá e prioritá per chi fatica.


Non puó esistere la vergogna, ad esempio, dei tabacchi, dove devo attendere il nullafacente che gioca al lotto o si gratta l'argento dell'animaccia sua dei grattevvinci, e devo arrivare tardi a lavoro.
Fossero pure 5 minuti.
Mi disgusta profondamente questo atteggiamento.


Sono arrivata in banca per tempo, grazie al bigliettino ceduto da quella donna.
L'ho ringraziata ad oltranza.


Ho pigiato il pulsante per entrare, ma la porta è rimasta chiusa.
Busso sul vetro ad un impiegato all'interno e mi mima con il labiale "siamo chiusi".


Ecco, io ho questo che mi rovina.
Se mi parte l'embolo l'unica via di fuga per chi ho di fronte è desistere.


Ho cominciato ad insistere, a cacciare fuori tutta la rabbia che ho in corpo, e ad intimare di aprirmi, che erano ancora le quattro meno dieci e non me ne sarei andata.


"non poss..."
"devo entrare, non posso tornare domani, ho delle scadenze oggi, non se ne parla!"
"mi faccia parl..."
"devo entrare, non potete chiudermi la banca in anticipo ogni volta!"
"mi faccia parl..."
"No! Devo entrare! Mi apra la porta!"
"ah si?", e se n'è andato.


Ho continuato a sbattere la mano libera dalle borse sul vetro, il sangue che pulsava nelle vene che aumentavano di volume ramificandosi sul braccio, ho intercettato uno che stava uscendo e gli ho chiesto di chiamarmi il direttore, altrimenti avrei dovuto chiamare i carabinieri.
Ho intravisto il direttore che cercava di defilarsi, ho continuato a battere la mano in modo furioso sul vetro.


I miei metodi non sono molto convenzionali, ma funzionano.
Mi hanno aperto la porta e mi hanno fatto fare le operazioni.
Un sacco di bla bla bla inutili.
Terminata la mia operazione è arrivato un amico del signor direttore che è stato fatto entrare senza battere le mani sul vetro e senza insistenza alcuna.


Dopo i saluti di rito, il tipo unto, acclamato come la star di sto cazzo, si è permesso di dire che non era giusto chiudere la banca alle 16.00 in punto.


"Bene, ho trovato qualcuno che si associa alle mie rimostranze rispetto alle chiusure anticipate", mi scappa, facendo ironia spiccia.


Sono pessima.


E oggi gira cosí.


Non sono riuscita a tenere molto a bada la rabbia, peró nessuno si è ferito...


Il direttore della banca se la rischia ogni volta, comunque.
E non solo con me, non gode della simpatia di nessuno, qui.
Ha degli atteggiamenti da "proprietario della banca" del tutto inappropriati.
Fossi in lui starei attento a far vacillare cosí la pazienza della gente...



















2 commenti:

Kanachan ha detto...

Scene simili le ho vissute pure io. Dove lavoro le poste aprono alle 8.25. L'ufficio postale sta a 7 minuti a piedi dal mio ufficio, dove sarei dovuta entrare alle 9. Dovevo lasciare una copia del mio documento di identità perchè avevo cambiato la postepay e altre cose che ho rimosso. Numero di persone ultra settantenni presenti alla poste e che fremevano per entrare alle 8.25? Alto, davvero alto. Tutti 'sti pensionati che dovevano pagare le bollette o ritirare. Quando finalmente chiamano il mio numero poi mica è stata semplice. L'impiegata si è anche azzardata a dirmi: perchè non fai anche questa operazione e quest'altra??
l'ho gelata dicendole: io non avrei fatto nemmeno questa di operazione, ma ormai il rinnovo della postepay l'avevo chiesto e il pin mi è già arrivato a casa, per il resto mi servo della banca e basta!
Alla fine sono arrivata in ufficio alle 9.10, visti i tempi inenarrabili... e con il collega dell'Urp riflettevamo appunto sulla stessa cosa... che ai lavoratori dovrebbero essere riservate delle fasce orarie... o meglio... chi può andare dopo... che ci vada!!

.come.fossi.acqua. ha detto...


Non posso che concordare.
Il problema è che chi lavora è numericamente inferiore a chi fa altro.
Senza contare che i pensionati, in questo paese sostentano famiglie intere.

Perchè è piú comodo e decoroso spillare soldi a nonni o genitori, meno deplorevole, meno vergognoso che andare a lavorare anche per due spicci.