martedì 11 agosto 2015

QUESTE SERATE CHE NON SO DOVE VANNO A FINIRE



E dunque, dovevamo fare questa cosa insieme, ieri, e quindi ci siamo visti, ma poi si è fatta ora di cena e quindi "che programmi hai, dopo?" ha ricevuto per risposta "nessun programma", e quindi "andiamo a bere una cosa?" è stato seguito dall'incontrarsi al mare, in uno dei soliti posti che entrambi frequentiamo da sempre, senza esserci mai incontrati prima.


Ho appeso ogni altro programma o possibilità con altri, e ho lasciato che le zanzare sciamassero attorno al mio corpo, cedendo loro il mio sangue.


Finchè non è saltata fuori una salvifica bomboletta di autan.


Ho finito un pacchetto di sigarette intero, al quale ne è stata scroccata solo qualcuna da altri.


Ho parlato ancora e ancora e ancora.


Di nuovo, mi ha detto che parlo tanto, ma è un bel parlare, che dico cose interessanti, e ho l'aggettivo giusto per ogni parola.


Sará...


Mi ha detto anche che sono bella, dopo cena, quando perso ogni residuo di sobrietá e di energia, mi sono stesa sulla panca di fronte a lui.
Gli ho detto che bella non lo sono mai stata, che sono un tipo, e gli ho sciorinato un aneddoto divertente sulla questione.


Il vestito, anche lui bello, mi ha detto di averlo notato appena mi ha visto, che si intonava al viso, o qualcosa del genere.
Gli ho chiesto se avessi dunque il viso a pois!


Ho un'ironia che rasenta l'idiozia, talvolta.


Mi ha chiesto di un ex, che per caso ha conosciuto in passato, con una curiosità che mi ha colpito.
E quindi gli ho raccontato qualcosa.
Mi ha chiesto se ne fossi innamorata.
E gli ho risposto di si, mentre altri ricordi affioravano alla mente, ed il dolore mi è sembrato cosí distante.


Di nuovo, mi ha ripetuto che gli piace ascoltarmi, c'è qualcosa nell'italiano che parlo, negli accenti e nelle parole che si sono sedimentate nel tempo nella memoria, diventando abitudine, che lo rende diverso.


E poi, c'è che poi è un musicista, e canta anche, e compone e arrangia e di tutto un po'.
E gli ho girato una cosa mia, perchè era curioso di sentirmi.
E ha pensato bene di suonarla in un locale nuovo, la sera dell'inaugurazione, per provare l'amplificazione.
"Che vergogna...", m'è uscito di bocca, guardandolo con disapprovazione.
"Non è scappato nessuno, anzi. Mi hanno chiesto chi fosse e ho detto che eri tu, sono rimasti sorpresi...".
Un amico in comune che ha un locale, l'altra sera, ci ha detto "perchè non vi organizzate, voi die, chitarra e voce, e venite a suonare da me?".
Carina come idea, perchè no.
Non so quanto realizzabile, visto che il tempo a disposizione è poco e corre veloce.
E corre soprattutto verso la fine dell'estate ed altri giri che ancora debbo fare.







2 commenti:

AdrianaMeis ha detto...

Ti prego non citare "la fine dell'estate"! ;-)

.come.fossi.acqua. ha detto...


Prende a male anche a me...