giovedì 29 ottobre 2015

ACQUA DI FONTANA



Sono tornata a a casa e ho aperto il rubinetto della cucina mettendoci sotto il bicchiere per riempirlo.
Non bevo che acqua di fontana, comprarla mi sembra 'na cazzata.
Che poi sa di plastica, e c'è a chi piace, ma a me fa seriamente disgusto.

Ho tirato via il bicchiere e prima di portarlo alle labbra ho notato che l'acqua era torbida.
Manco un bicchiere d'acqua quando torno a casa da lavorare?

Ho aperto un bianco, che dovevo fare?
Dovevo morire di sete?
Come se mi mancassero le scuse per assaltare l'alcol...

Solo che tra poco esco a fare una bevuta con un amico, quindi mi sarei risparmiata di uscire già brilla da casa.
Cioè, brilla si fa per dire.
Brilla di più la lampadina della cucina nella stanza.
Io non brillo da un po', ho questa assurda resistenza all'alcol.
A tutto.
Qualcuno ha deciso che debbo resistere pure all'apocalisse, nel caso arrivasse.
Deve rimanerne uno solo, e quell'uno, sulla faccia della terra, devo essere proprio io.
Avranno sorteggiato, tra tanti nomi, il mio.
CFA a caratteri cubitali.

Vorrei sentire qualcosa, ma non sento nulla.
Nulla che possa essere ricondotto alla sfera della realtà.

Però no.
Sto mentendo.
Qualcosa provo.
La sento che cresce dentro e risale dalla gola strisciando sino alla punta della lingua.

Una sete boia.

E quindi, esco per una bevuta, certo.

Una bevuta d'acqua, innanzi tutto.


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