venerdì 2 ottobre 2015
IO PORTO IL PESCE
E poi esci da lavoro e ti ricordi che hai fame e che devi fare la spesa se vuoi nutrirti di altro oltre che del fumo, e quindi vai in pescheria, dove lavora un ragazzo che è sempre tanto gentile, e che per vie traverse ha agganciato delle amicizie in comune per uscire insieme una sera.
Che non capisci se lo fa, anche lui, per solitudine, per compagnia, per simpatia, o per cosa.
E arriva la solita proposta tra le righe, che è curioso di assaggiare la mia cucina, il mio crudo, che si potrebbe organizzare una cena insieme o qualcosa del genere, una volta, di quelle volte che è il caso a doverlo stabilire, o in cui dovrei essere io a rompere gli indugi facendo un invito.
"Io porto il pesce", dice.
Cosa gli si risponde, a uno che ti propone di portarti il pesce a casa?
No, perchè a me stava scappando da ridere, e con estremo garbo ho dirottato la conversazione altrove.
Mi sembrava da stronza dirgli esplicitamente che invece di pensare a portare il pesce su invito mio, avrebbe potuto cacciare le palle e farmelo lui un invito a cena, e magari cucinare anche per me.
"Poi una volta di queste, magari, organizziamo una cena", ho risposto.
Se voglio mangiare del pesce, me lo vado a pescare io, e lo voglio fresco, e libero, e di mare aperto.
Del pesce che ingrassa nelle vasche degli allevamenti, che aspetta il nutrimento gettato dall'altro, invece di aprire la bocca e procacciarselo da solo, non so che farmene.
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6 commenti:
porello! :D
Sara, porella io!!!
Voglio vedere se lo diceva a te che rispondevi!
Questi uomini...
non parlare troppo male del povero pesce di allevamento.. sono tecnico di acquacoltura ;)
matteo, ci sta tutta, dai! :)))
:D porello perché me lo sarei mangiato vivo!
;-)
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