sabato 10 ottobre 2015

LA COPPIA MULTIETNICA E IL MONDO DEL LAVORO



La compagna di un mio caro amico è straniera.
Lei è fantastica, a dir poco: piena di interessi, solare, iperattiva, parla cinque lingue, o sei, non ricordo.
Si sono incontrati in città, dove lui vive e lei si è trasferita, un po' di tempo fa, per dare una svolta alla propria vita.
Si sono innamorati, e adesso convivono in un appartamento delizioso, arredato in stile nordico.

Mi ha raccontato di come abbia prima trovato impiego presso una grande multinazionale, con sede alle porte della città, e di come abbia, inizialmente fatto la pendolare ogni giorno, con turni massacranti, per raggiungere il luogo di lavoro, riuscendo infine a cambiare per un posto davvero prestigioso, nel cuore della città.

Non contenta, considerato che il fine settimana aveva tanto tempo libero a disposizione, e lui lavora, è andata a cercarsi un altro lavoro, di tipo diverso, per avere la possibilità di avere a che fare con le persone e girare la città per conoscerla meglio.
Ha dunque deciso di fermarsi in un posticino, a ridosso della zona centrale, che organizza tour per i turisti.
Il colloquio di lavoro si è svolto, da come me l'ha raccontato, più o meno come segue:
"Buongiorno, mi chiamo X, ho letto fuori che siete in certa di personale..."
Il tipo le ha chiesto un paio di informazioni salienti, tipo di dove fosse e quante lingue parlasse.
"Perfetto, sei dei nostri"
"Vi occorre il mio curriculum? Devo..."
"Hai da fare domattina?"
"No"
"Allora cominci domani con un gruppo di turisti del tuo paese"
"Ok"

Ecco, magari si è trovata a passare al momento giusto nel posto giusto.
Magari è stata solo fortuna.
Però, da italiana che si è rimboccata le maniche, io capisco alla perfezione per quale ragione sia stata presa immediatamente:
1. Ha chiesto senza presunzione e senza pretese un posto di lavoro;
2. E' andata di persona e si è presentata con garbo, educazione e compostezza;
3. Le è stato affidato un lavoro in linea con le abilità umane e linguistiche delle quali effettivamente dispone;
4. Non ha presentato un cv nel quale ha alterato sensibilmente le proprie capacità per accaparrarsi un colloquio;
5. E' stata immediatamente disponibile a lavorare sin da subito;
6. E' stata puntuale, precisa, ha svolto il proprio lavoro senza lamentele.

L'atteggiamento che riscontro invece in molti altri - non tutti, sia chiaro - nella ricerca di un lavoro e nel proporsi, è questo, ma magari mi sbaglio:
1. Sono bravissimo/a e questo lavoro mi è dovuto;
2. Parlo fluentemente inglese, perchè ho fatto finta di studiarlo a scuola e so dire come mi chiamo;
3. Parlo fluentemente la mia lingua madre, l'italiano, anche se non sembra da come mi esprimo, dalla cadenza marcata e dagli errori ortografici che faccio quando scrivo;
4. Domani è troppo presto per cominciare a lavorare, ho bisogno di tempo per metabolizzare questa decisione, devo riflettere sull'idoneità della busta paga, che poi, sia chiaro, non mi trattengo mica cinque minuti di più, se serve, quando stacco: stacco!, sennò mi paghi pure gli straordinari;
5. Se arrivo in ritardo e non sono preciso/a, è perchè c'era traffico, sono stato poco bene, ho i miei problemi, mi è morto il gatto, la mia fidanzata è gelosa, dovevo accompagnare mamma a fare la spesa, etc. etc.
6. Non ho alcuna esperienza, ma mi è dovuto un lavoro che ne richiede, invece, e no, non sono disposto a fare un po' di gavetta, voglio tutto e subito;
7. Il fine settimana non voglio lavorare, voglio uscire.

Prima di iniziare a lavorare dove lavoro, il mio posto era stato coperto da diverse persone.
Da una, che ha retto circa un paio di settimane, salvo poi scappare.
Da uno che ha mollato, dopo diversi mesi, perchè è riuscito a farsi assumere presso una grossa azienda a fare tutt'altro.
Da un altro, che ha retto per un anno, prima di trasferirsi altrove.
Poi sono arrivata io.
E sono diversi anni, ormai, nel corso dei quali sono stata affiancata anche da altre persone, la cui gavetta è stata alleggerita sensibilmente dal mio atteggiamento collaborativo e solerte, ma che ciononostante hanno mollato perchè non ce la facevano.

E' dura la ricerca di un lavoro, non che non lo sia, ma di alternative allo stare a casa ce ne sono.
E avere coscienza delle proprie capacità e del tipo di lavoro per il quali si è portati, aiuta sensibilmente nella ricerca.



3 commenti:

matteo ha detto...

oh ma se cercano nuovo personale fammi sapere, sono anch'io purtroppo nel limbo della disoccupazione ;)

.come.fossi.acqua. ha detto...


operiamo in settori differenti, tu ed io :)))
non smettere nella ricerca, qualcosa uscirà fuori!

sara-sky ha detto...

condivido la tua analisi parola per parola! :)