mercoledì 14 ottobre 2015

SONO IL RAGAZZO DI PRIMA



A lavoro, passa un tipo.
Poi va via.
Senza salutare, ché l'educazione, questa sconosciuta, non è mica per tutti.
Dopo poco sento citofonare.
"Sono il ragazzo di prima...", dice la voce.


La voce del sessantenne uscito dalla porta senza salutare.


Questi uomini che mangiano pane e autostima, a colazione, non si rendono conto che l'etá anagrafica ha un suo percorso prestabilito e che non c'è nulla di vergognoso nell'invecchiare, ma molto di ridicolo nel pretendere di rimanere eternamente ragazzi.


Come quelli che passano il tempo a sbavare dietro le ventenni, ignorando le trentenni o le coetanee, in generale, perchè ritenute giá vecchie, o piú pretenziose, o meno gestibili.


O perchè hanno questa pretesa assurda di trovare un compagno, invece che un trombamico.


Come quelli che mi rimorchiano pensando che sia una giovinetta, salvo arretrare quando svelo la mia età e la professione che svolgo.


Nascono infanti, certi, e muoiono intrappolati nella permanente ed eterna fase dello sviluppo, senza sviluppare mai.


Mi domando se paleseró gli stessi scompensi quando rughe piú profonde solcheranno il mio viso e i capelli diverranno completamente bianchi.


Solo che se penso ai capelli bianchi, mi vengono in mente mille modi di acconciarli.


Come da bimba mi immaginavo di diventare un certo tipo di donna, cosí adesso immagino la signora che diverrò se avró la fortuna di invecchiare.


E non mi dispiace la figura che si delinea nell'immaginazione.


È una signora esile, i capelli bianchi e composti, gentile ed elegante (voglio sperare), la grinta di sempre che le sbrilluccica nelle pupille vive.











Nessun commento: