lunedì 12 ottobre 2015

TRENI MODERNI E PENSIERI A VAPORE



Le cuffiette nelle orecchie, sono salita sul treno, convinta a non chiamare nessuno per dire "Hey, oggi sono qui, vediamoci".
In realtà, sono stata poco bene ieri (volevano portarmi al pronto soccorso, ma non ho ceduto all'esagerazione degli allarmismi), e non sapevo se era il caso di calarmi nel pieno dei rapporti sociali, stamattina.
Al solito, ho ceduto, perchè quando mi attivo mi dimentico di stare male, e pure della fame e della sete, finchè non porto a termine quel che devo fare.
E quindi ho pranzato con un paio di amici, raggiunti al termine di una delle mie passeggiate preferite, in mezzo a turisti estasiati dalla bellezza circostante e sbadati all'inverosimile (uno mi è cascato davanti agli occhi, rotolando rovinosamente a terra dal marciapiede), venditori di aste per i selfies, souvenirs e paccottaglia varia.

Ho incontrato poi delle persone per lavoro e ho raccolto una serie di apprezzamenti a livello professionale che mi fa enormemente piacere, ma non so quanto sia fatto per mera lusinga o per effettiva stima.
Certo è che ho avuto modo di farmi conoscere in più occasioni, non mi sono mai tirata indietro anche di fronte a cose più complesse, e sono sempre stata disponibile.
Ho notato una crescente curiosità nei miei confronti, anche a livello umano.
Oggi mi hanno presentato l'unica dello staff che non avevo ancora avuto modo di conoscere.
Mi ha detto di avere già sentito parlare tanto di me.
E' stata davvero molto gentile.

Si può essere lupi solitari, correre da soli, sul lavoro, ma un minimo di collaborazione è indispensabile per la stretta sopravvivenza.
E poi non si sa mai cosa la vita possa portare, e dove.

Sono passata in un negozietto che adoro a vedere l'argento.
Ha queste vetrinette deliziose piene di gioielli, artigianato etnico, per lo più.
E, visto che ho spaiato un paio di cerchietti (bellissimi, comprati a mare, che facevano pendant con l'anello), perchè me n'è caduto uno nello scarico della doccia, ne ho comprato un altro paio, diverso.
Mi ricordano i tempi punkabbestia dell'università, qualche vita fa, quando avevo qualche piccolo piercing qua e là, e cerchietti sparsi, e altre robe così...
Quando mi sentivo dire "come farai quando comincerai a lavorare?".
Ho fatto che a lavoro sono impeccabile, mentre fuori mi concedo il lusso di stare easy.
Per i miei amici è il contrario.
Me ne fotto, sostanzialmente, di quel che può pensare la gente, la stessa gente che ammutolisce quando mi becca al lavoro e a stento mi riconosce, la gente che non ha mai nulla di interessante da dirmi.
Vorrei me ne fottesse qualcosa, di quel che pensa, vorrei che certe critiche dememenziali - "hai comprato questo vestito al mercato per una manciata di euro (cosa spregevolissima)?", Questo gioiello è davvero bigiotteria (che cosa disdicevole)?, "La tua macchina ha una botta, un graffio, si illumina questa spia e quest'altra, portala da un meccanico/carrozziere (non ti vergogni, cristo santo, di guidarla in queste condizioni?)!", "Come puoi difendere gli immigrati (maledetti!)?", "Come può non interessarti cosa hanno mangiato a colazione Renzi, Salvini, Marino e compagnia bella, e delle loro pregevoli esternazioni?", "Come puoi non condividere il verbo che dispensa santo Gramellini (santo subito!) su ogni fottuto articolo e immagine che passano in tv o sul web?", e via discorrendo - minassero la mia autostima, le mie certezze, vorrei che la superficialità e la presunzione prendessero il sopravvento nel mio modo di vivere, ma niente, non ce la faccio.
Vorrei vergognarmi della miseria che spendo per vestirmi, di tutti i problemi che ha il mio stupendo macinino, e di tutte le cazzate che per gli altri sono fondamentali nella vita.
Torno a casa, invece, puntualmente, che non me ne fotte proprio niente.

Sono rientrata in treno, ancora una volta, spedita verso casa.
E, ancora una volta, il treno è stato rallentato dai ritardi e dalle sofferenze patologiche della linea ferroviaria.
I miei pensieri a vapore sono più veloci di questi treni moderni, eppure riescono a convivere nel medesimo viaggio.
Anche se è raro che mi riportino sempre a casa.




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