venerdì 31 luglio 2015

I LUOGHI DELLA MIA INFANZIA



"Non potete scendere in spiaggia..."
"Dai smettila. Facci passare. Andiamo a fare un bagno e risaliamo..."
"Se scendete voi scendono tutti! Non è possibile!"
"È gente comoda, non scende in spiaggia di notte a fare il bagno. Aprici il passaggio!"
"Passate per il sentiero esterno."
"Si, cosí a mare ci arriviamo rotolando..."
"Non posso, il proprietario si incazza!"
"Secondo te me lo deve concedere il proprietario del locale di fare il bagno su una spiaggia che frequento da prima che lui nascesse?"
"Non posso farv..."


"Perfetto.
Non ci fai passare, scavalchiamo davanti ai tuoi occhi.
Fermaci.
Fisicamente.
Se ci riesci."


Abbiamo scavalcato, abbiamo riso insieme, abbiamo fatto un bagno nella baia illuminata dalla luna, l'acqua magnificamente calda.
Qualcuno ha perso le ciabatte in spiaggia ed è rientrato scalzo a casa.


A casa mia non prendo ordini da nessuno.











giovedì 30 luglio 2015

CHE POI LO SAI...





... Che lo spirito di adattamento è sempre quello, ma le esigenze cui piegarlo sono cambiate.
Che non ti frega di piacere a nessuno, ma piaci a tanti, o cosí pare.
Quei tanti che compongono un gruppo indistinto che non ti piace, non ti interessa, non ti stimola.
Quei tanti che si ricordano il tuo nome e che si intrattengono volentieri ogni volta anche solo per un saluto di corsa, o una chiacchiera pretestuosa, o per domande banali.
Che non è questione di etá, estrazione, distanze, ma solo di sentimenti che ti domandi se tu sia in grado di riuscire ancora a provare.
E in fondo al cuore c'è un cordone ombelicale che continua a pretendere sangue e sostanza di te, e tu non riesci a negarglielo.


Che qui si sta troppo stretti.
Troppo.
Che altrove, chi lo sa se sarebbe meglio.
O se non sarebbe lo stesso.
Che a occhio e croce, a certi tavoli cui siedi, sei l'unica single.
Mentre ad altri sei in buona compagnia di gente che, come te, forse non si accontenta.

mercoledì 29 luglio 2015

CHE DIAMINE SUCCEDE STASERA?



Sono uscita che era ancora giorno e sono appena rientrata, di passaggio, a casa, per uscire di nuovo e raggiungere altri amici.


Questa euforia, questo baccano, il divertimento quello sano, quello che basta la compagnia giusta, l'adrenalina che pompa appena sotto lo strato sottile di pelle dorata dal sole di luglio, ed i vestiti leggeri di cotone, la brezza di mare, le luci in lontananza e la luna piena che riflette luce ovunque l'occhio si posi...


Che basta stare nel giusto mood, è tutto lí.


"Cos'hai?? Sei cosí in forma..."


Sono ufficialmente e fottutissimamente in ferie!!!

martedì 28 luglio 2015

LA STANZA 17



Tra un paio d'ore porto il cuore nella stanza 17.
Mi domando cosa ci troveranno.
Se pompa bene il sangue.
Se si intravvedono certi solchi profondi che si sono cicatrizzati male nel tempo.
Sempre se lo trovano.
Potrebbero trovarlo sepolto sotto un macigno.
Magari me lo rianimano e me lo rimettono in sesto.


La cosa piú ovvia è che mi consegnino il referto e con una stretta di mano mi dicano: "il suo cuore puó reggere l'operazione".


Stanotte ho rivisto "Anam il senza nome".
Erano anni che il dvd dormiva beati sonni nella sua scatola arancione ed integra, sullo scaffale sopra lo stereo.
Stamattina in radio è passata la notizia della ricorrenza, oggi, della morte di Terzani.
Riascoltando certe parole, certi concetti, non riesco, ancora adesso, a non attribuirvi nuovi significati, ad intravvedere altre questioni, e rivedere me stessa sotto una luce diversa, in questo metro quadro di vita che abito, sotto forma di corpo umano.


"Mancheró qualche giorno da lavoro, tra un paio di mesi, debbo operarmi..."


"Come devi operarti?", mi guarda accigliato.


"Ho deciso di rifarmi le tette, è il sogno di una vita, non voglio aspettare oltre!", convinta.


"Le tue tette non hanno nulla che non va", calando lo sguardo.


"Difatti sto scherzando. Debbo operarmi, comunque, non lí. Una banalitá, ma mancheró da lavoro per qualche giorno", seria.


Sono state settimane di agonia e di dubbi atroci che per fortuna si sono sciolti.


Una banalitá.


Quanto sollievo riesce a dare una parola e quanta angoscia crea il solo dubbio che la parola possa essere un'altra?













lunedì 27 luglio 2015

RIOT



La sommossa interiore traspare agli occhi vigili degli amici che mi vogliono bene.
"Ho capito che non avevi voglia di uscire, ma lui mi ha detto di insistere..."
Lui è il suo compagno, loro sono la mia coppia di amici preferita, quelli con cui esco, insieme o separatamente, senza problemi di sorta.

Dice che mi si legge negli occhi che c'è qualcosa che non va.
Che sono preoccupati.
Che insistono per questo.
Anche se sanno che sono insistenze vane.
Certi periodi non sono facili.
E cosa sarà mai un week end che ho deciso di non uscire la sera?

Indosso i miei sorrisi come fossero abiti freschi di bucato.
Ho chiuso porte e appeso catenacci, anche dove dall'esterno sembra filtri ancora luce.
Sono raggi residui rimasti sospesi nell'etere, un abbaglio, fuochi fatui.

Sono nera, ora.
Di un nero cieco.
E non c'è colore che possa stemperarlo.

Ci verso acqua e sguazzo tra le sfumature acquerello però.

La foto profilo di questo blog a breve sparirà.

Appartiene ad un mondo che non esiste e non esisterà più nei termini dell'immaginario magnifico nel quale ero immersa quando l'ho scattata.

E nemmeno io esisto più in quei termini.

Sono una donna diversa, oggi.


QUANDO IL MONDO CHIAMA...



... ed io non ho più voglia di rispondere, fioccano scuse, domande, altre domande ancora, i "domani facciamo due chiacchiere" etc. etc.

Io domani devo vedere dove andare a fare l'elettrocardiogramma a pagamento, che la lista d'attesa per l'ospedale è abbastanza lunga.
E poi andare dal dentista, pure.
Niente di invasivo, almeno non vedrò aghi.
A meno che il dentista non si inventi qualcosa, certo.
E devo lavorare ancora per tutta la settimana, che meraviglia!

Ho fatto un piccolo upgrade tecnologico.
Il mio computer di appena ottanniemmezzo de vita ha quasi alzato bandiera bianca.
Mi manda segnali inequivocabili del fatto che nun gliela fa più.

Che meraviglia, però, i computer di nuova generazione!
Così oggi mi sono seppellita in casa come i migliori decerebrati asociali ed alienati di questi tempi moderni, a ticchettare sulla tastiera, a vedere la luce del giorno svanire al di là della finestra spalancata sul cielo e su ogni possibilità di vita reale.

Troppo vento per andare a mare, oggi.
Troppo scoglionata per vedere gente.
E pure per sentirla.
E pure per reggere la maleducazione, l'opportunismo e compagnia cantante.
Ne ho le palle piene piene.

E certamente incide lo smaltimento a posteriori di tutte le belle notizie che mi ha portato il 2015 fino al mese di luglio.
Per Natale cosa debbo aspettarmi?

Ho chiesto ad un cugino di mettermi in contatto con i suoi parenti australiani, che magari riesco a farmi un giro a Capodanno, in solitaria, per qualche giorno.
Facendo scalo in India e in Thailandia, ad esempio, giusto il tempo di fare un giretto, un tuffo a mare, e poi ripartire.
E' solo un'idea, ma le cose migliori nascono proprio dal fatto di cominciare a pensarci.
Perchè poi quel pensare si concretizza in un obiettivo, in un progetto, in una possibilità.

Che poi le possibilità, per quanto le crei, ho sempre voglia di crearne altre, non c'è nulla da fare.
Mi arrabbio con me stessa per il fatto che non riesco ad accontentarmi.
Che chi si accontenta gode, forse.
E se mi fossi accontentata, dove sarei oggi?
Dove assolutamente non vorrei essere.
A posto di nessuno che non sia io.


domenica 26 luglio 2015

LA TENDA CHE NON SI MONTA



Ho ceduto all'idea di lanciare la tenda in aria - si, beh, circa - e vederla per magia giá pronta e quindi ne ho comprata una al posto della classica, che richiede un dispendio di energie di poco superiore.
Il trasporto - l'ho testata per il trasporto in spalla - non è agevole, ma sostenibile per tratti non troppo lunghi.


È la mia prima tenda!
Ho sempre usato quelle di altri.


Ho preso un sacco a pelo nuovo, visto che era in offerta a meno di € 10,00.


E un tappetino da infilarci sotto.


Una torcia con la dinamo.


Candeline alla citronella per le zanzare, che infileró in un paio di vasetti di vetro di riciclo.


Un cavatappi e una borsina termica per bottiglie.


Uno zaino termico, pure.


Il mio equipaggiamento per il camping è pronto.


Mi mancano le decorazioni per la tenda, come si usava l'ultima volta che ho fatto campeggio.
Una sorta di campeggio "comodo e coccoloso", colorato, fantastico.
Ho le candeline contro le zanzare.
Non è pur sempre una decorazione il fuoco?



venerdì 24 luglio 2015

COME.FOSSI.MAPS



Lo studio preparatorio del viaggio on the road si svolge su google maps.
Non uso navigatori, nemmeno all'estero, guardo il cielo e studio le mappe prima di partire, le registro con gli occhi, e mi affido al senso dell'orientamento e ai segnali stradali.
Chiedo informazioni, all'occorrenza, a chi vuole e sa ancora darne.
Ho programmato, quindi, a grandi linee, la strada "maestra" e le eventuali deviazioni valide da prendere all'occorrenza.
Le deviazioni contemplano scorci naturali sul mare, principalmente, e residualmente nell'entroterra.
Del meteo non mi importa, tanto se piove o c'è il sole, saró comunque in vacanza.




"Il meccanico ti ha sistemato la macchina. C'era un tubo che si collegava al radiatore che si era spaccato!"


"Va bene ora?"


"È una belva! L'ho tirata su quel tratto di strada da x a y, adesso che la prendi te ne rendi conto..."


"Perfetto! Quindi ci posso viaggiare in tranquillità?"


"Eh si... Peró, mi raccomando, non te la far scappare di mano adesso. Stai attenta quando fai i sorpassi..."


"Dai papá, non cominciare"


"Non sono nato ieri, lo so come la guidi la macchina. Fai attenzione"


E siccome che sono tarata, e che stavo vestita pure a tema con questa maglietta con su scritto "PunK is Not dead!, volevo fare un giro su uno dei miei circuiti personali.


La fame, maledetta, che mi assale quando esco da lavoro, mi ha trascinata dritta a casa.


Domani, con un po' di stanchezza in meno, testerò le nuove prestazioni del mio macinino.









INTERRUZIONI BRUSCHE



Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da interruzioni brusche nei rapporti interpersonali e da accelerate ancora in corso per quanto riguarda il lavoro.


Non mi sento davvero piú tenuta a raccogliere chiacchiere e promesse senza futuro da parte di chi non riesce a vivere la propria vita e cerca di vivere la mia, anche in via riflessa.


Non mi sento piú tenuta a passare sopra la caterva di scuse di chi non risponde affatto, chi lo fa in ritardo, chi non ha tempo perchè lavora.


Di chi mi vincola perché vorrebbe far cose con me, salvo tenermi in sospeso ad libitum o tirarsi indietro all'ultimo secondo.


Di chi vuole uscire con me e poi si sente a disagio o non regge il ritmo o è disadattato o maleducato con altri miei amici e mi appesantisce inutilmente ed è pure ingrato.


Colpa mia, che lavoro piú di chiunque altro conosca, senza mai darmi il tono della professionista.


Colpa mia che trovo tempo per tutti, e che da un po' non ho piú voglia di trovarne.




Ho sbattuto esausta con rabbia circa trecento fogli impilati l'uno sull'altro, davanti ad una persona che, nell'ordine:
- mi ha deriso schifosamente perchè ho chiesto un fazzoletto per asciugarmi, considerato che ero arrivata di corsa, dopo aver passato 15 minuti a piedi sotto il sole, e mi stava venendo un mancamento;
- mi ha fatto un sermone su come dovrei sbrigare il mio lavoro, quando dovrebbe badare a come sbriga il suo, considerate le cazzate che fa;
- mi ha dato solo 3 delle 9 richieste che mi occorrevano, perchè per lei erano troppe, neanche fossi tenuta io a limitarmi in certe istanze, o lei pagasse di propria tasca la carta in piú;
- mi ha sbattuto davanti la spillatrice che le ho chiesto in prestito;
- infine, mi ha detto, sghignazzando con l'altra impiegata, che tanto era inutile che mi affannavo, che tanto non avrebbero aspettato e che sarei dovuta tornare.


Sono esplosa in un "ora basta!", e la violenza con cui è riecheggiato nella stanza l'eco del tonfo dei fogli sul legno della scrivania ha reso bene l'idea dello schiaffone che le avrei dato e che ho invece trattenuto nella mano.


Ha provato a dire qualcosa, ma le ho gelato le parole in gola dicendo che non tollero oltre questo tono pesante, l'abitudine a trattare in questi termini con le persone e non so quant'altro, e che sarei tornata per terminare il lavoro un altro giorno, ma non in quel momento perchè quando è troppo è troppo.


Sono tornata il giorno dopo e ho trovato altri impiegati, decisamente piú a loro agio con l'educazione ed il garbo che dovrebbero usarsi nel rapporto con il pubblico.


Ho fatto quel che dovevo, servita, riverita e con il sorriso.
E dopo avere ringraziato e salutato con il sorriso, sono stata salutata nell'andar via.




Da che sono stata male, solo tre delle persone cui l'ho detto si sono preoccupate di chiedermi come stessi.
Tre.
Buona parte degli altri mi ha opposto i propri malesseri, interrompendomi mentre finivo di parlare, perchè ha evidente necessitá di sfogarsi con qualcuno.


E quel qualcuno mi sono abbastanza rotta le scatole di essere io.


Perchè non sono tenuta a fare le veci del confessore sul lavoro e nella vita privata.











martedì 21 luglio 2015

QUELLO CHE HO PERSO NEGLI ULTIMI MESI



Ho perso un orecchino mentre facevo la doccia.
Adoravo quegli orecchini, li mettevo quasi ogni giorno, a lavoro e anche fuori.
Sono dispiaciuta e ancora non me ne faccio una ragione.


Ho perso un anello che mettevo al pollice, di quelli che non valgono nulla, annerito dal tempo, un ricordo dei tempi dell'università.
È caduto nel lavello e si è incastrato irrimediabilmente ed in modo tale che per rimuoverlo dovrei rompere tutto.


Ho perso non so dove un ciondolino hippie comprato da poco... Stava da Dio con i vestiti lunghi di cotone.
Pazienza!


Ho mancato tutte le occasioni per essere stronza, eccetto una.
Quell'unica me la sono giocata alla grande, ma non fino in fondo.


Ho perso ogni forza e prontamente l'ho recuperata.
Perchè non sia mai detto che mi lasci trascinare dalla corrente delle situazioni - anche quelle piú disperate - senza lottare con tutta me stessa.


Mi sono sottratta a qualche situazione che non mi andava.


Ho perso la pazienza.
E messo da parte l'educazione a tutti i costi perchè con qualcuno è davvero sprecata.


Ho perso, per scelta, certi rapporti.
Una perdita che si traduce in un guadagno consistente.















UN PESTATO DI FRUTTI ROSSI



Il solito alcol mi stufa, cosí ho cambiato per un drink piú fresco.
More di bosco, mirtilli, fragole e non so cos'altro, in un localino tanto grazioso ad un soffio dal mare, dove non ero ancora mai stata.


Le chiacchiere mi hanno stufato subito, la stanchezza mi tiene sotto scacco, ho deciso di rientrare a casa.


Le solite smancerie ed insistenze sul perchè andassi già via e di restare un altro po', le ho smarcate senza troppa fatica.


Forse è vero che sono diventata vagamente sfuggente.


Non ho piú tanta voglia di trattenermi.


Da nessuna parte.


Con nessuno.



lunedì 20 luglio 2015

PROPOSTE GENERICHE E SPECIFICHE



Ho lanciato la proposta.
Ho accantonato ogni dubbio, l'esperienza, il pregresso, e ho seguito l'istinto e la fottuta incoscienza che mi contraddistinguono.


Non si sa ancora quanto sia fattibile questa cosa, entro il week end si decide, insieme.


Qualunque cosa accada, è giá andata bene cosí.


Adoro la gente intraprendente.
Quelli che non si fermano al lato superficiale delle cose, ma vanno un po' piú a fondo.
Quelli che non si defilano, ma prendono posizione e decisioni.
Quelli che prendono e partono.


Ho fatto un nuovo repulisti.
Sia sui social che sul cellulare.


Debbo chiudere una questione di lavoro con una persona, e dopo bloccarla, che per questo tipo di gente non voglio esistere piú.


Tutti superano costantemente, con me, la soglia della decenza e del ridicolo, tutti fanno figure davvero misere, e tutti confidano imperterriti nella mia indole e nella mia disponibilità.


Tutti confidano male, perchè non me ne frega piú niente.


C'è un limite a tutto.





DI COMMENTI SOTTO LE NOTIZIE



E' davvero uno spasso leggere i commenti sui social networks, sotto le notizie - o pseudo tali - pubblicate dai quotidiani online.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di "notizie non notizie", nel senso che, spesso, viene enfatizzata in un italiano approssimativo la scoperta dell'acqua calda.

Lo sdegno e la sorpresa che si leggono tra le righe, e non solo, dei commenti in merito a questioni che dovrebbero essere di dominio pubblico, rendono l'idea del livello culturale estremamente basso che affligge questa nazione.

La cultura generale non esiste più, è morta ammazzata, e resuscita artificialmente sotto forma nozionistica nei manuali che si acquistano (a prezzi salatissimi) per prepararsi a sostenere concorsi pubblici.

E  dunque, sotto le notizie di stampo politico, vanno per la maggiore i commenti alla Salvini.
Del tipo che "devono andare tutti a casa", senza nemmeno il punto esclamativo.
A chi volete che importi un uso consono della punteggiatura, di questi tempi, quando è lo spessore stesso delle parole e dei concetti, nonchè delle menti che le esprimono, a mancare?

Sotto le notizie più leggere è un fiorire di "chi se ne frega", "abbiamo di meglio a cui pensare", etc.
Quando è stata pubblicata, pochi giorni fa, la notizia del cantante Scialpi che si sposa, ho letto i commenti per due giorni, non riuscivo a smettere di ridere.

Ho aperto, ancora, la notizia della coppia di giovani modelli che gira il mondo.
Ovvero la notizia che la loro pagina, contenente il "diario di viaggio" per immagini della loro avventurosa vita, ha tante visualizzazioni e followers.
E' stata tirata in ballo persino la forza di gravità che li coglierà di qui a qualche anno, tra le maledizioni e gli anatemi scagliati contro 'sti due stronzi che hanno la sfacciataggine di essere belli e di girare il mondo, e di guadagnare soldi posando come modelli.
Che schifo!
Non si vergognano?

Certo che gli itagliani sono una manica di rosiconi e ignoranti, a leggerli da qui.

E fatevela una risata ogni tanto!
Smettetela di prendervi sul serio sulle minchiate e di mettervi a ridere sulle cose serie!

Una menzione a parte meritano quelli che credono di svelare complotti intergalattici analizzando il colore delle scie chimiche - comprese quelle invisibili - e degli arcobaleni, o che scambiano le stelle che brillano in cielo per UFO, che vengono presi per il culo da altri, che "complottisti" non sono, ma litigano comunque tra di loro nei commenti per delle boiate atomiche, così riducendosi allo stesso livello di quelli che prendono in giro.

E i moralizzatori, quelli che fanno dietrologia, quelli che c'è sempre un'interpretazione altra ed alta dietro ogni notizia o foto apparentemente scontata?
Sono l'unica a non tollerarli?
Mi viene in mente, una su tutte, la foto del bambino che studia alla luce del lampione, oggetto di un articolo a dir poco ridicolo, sul significato recondito da attribuire alla scena e all'infanzia.
Come lo vuoi interpretare un bambino che studia alla luce di un lampione?
Lascia spazio all'immaginazione?
Evidentemente si.
La lettura dell'articolo mi ha lasciato seriamente perplessa, ma non il fatto che sia stata condivisa da adoranti folle di pappagalli privi di senso critico.
Me ne sono fatta una ragione dello spicchio di mondo nel quale vivo.
E' una delle ragioni per cui me ne scapperei via.

Talvolta rispondo o intervengo - rarissimamente - perché non è possibile abbandonarli a questa prolificazione cialtronesca di idee allo sbaraglio.

A prescindere dal tenore della notizia, leggo commenti più o meno fantasiosi, sgradevoli, o volgari, spesso - davvero troppo spesso - gratuitamente cattivi.
Come se la cattiveria gratuita fosse divenuta un valore.
Come se fosse aperta la gara a chi infligge il commento più sarcastico e cattivo.
Una gara non priva di risvolti positivi, a ben vedere, per taluno.
Considerato che si vincono orde di followers inconsapevoli (maddai, inconsapevoli?) del fatto di diventare numero spendibile al fine di accattivarsi sponsors e pubblicità, prima di posare il dito sul pulsante del like ci penserei bene.

Se proprio devo far guadagnare qualcuno, voglio che sia chi fa musica che adoro, ad esempio, affinchè continui a farne.

Non chi pubblica sporcizia affinchè gli haters ci sguazzino in mezzo.




domenica 19 luglio 2015

SONO GELOSO...




... ha risposto serio, dopo qualche istante di silenzio, ad una mia domanda stupida, mentre guidava, gli occhi fissi sulla strada.
Poi si è voltato un attimo verso di me e ha sorriso.

Gli ho detto che non ho voglia di andarmela a cercare con chi ha già impegni.
Si è irrigidito.

Mi ha detto convinto che ci saremmo visti tra due settimane.
Non ci sarò.

Mi ha abbracciata forte.
Mi sono irrigidita.

Mi ha abbracciata di nuovo, ancora più forte, e ha accostato il viso pulito al mio.
Mi sono sottratta controvoglia.

L'avrei baciato contro un muro, dentro un portone, nel buio della notte nel quale stavamo passeggiando, i locali ormai chiusi, lontano dall'indiscrezione degli sguardi altrui.

Probabilmente ci incontreremo di nuovo a fine estate.

E sarà passata acqua sotto i ponti, l'acqua del mare d'estate.


HOLLOW MOON




Pubblico questo pezzo su fb e mi contatta una vecchia conoscenza.
Ci siamo conosciuti ad un festival musicale, non è italiano.
Mi dice che il pezzo non lo conosceva e che ha cominciato ad ascoltarlo da che l'ho pubblicato.
Ad oltranza.
Dalla prima volta che l'ho ascoltato, devo dire, pure io.

Mi dice che il testo lo ha colpito, e che sta riflettendo da giorni sulla metafora che contiene.
E' una questione sulla quale mi sono interrogata anche io.

C'è un'altra questione, però, sulla quale non ho potuto non interrogarmi.

E' questa malsana passione per i tipi un po' sopra le righe.
Tipo il cantante degli Awolnation.
Tipo che lo adoro.
No.
Voglio essere sincera.
Mi fa sangue che è una roba pazzesca.

Sarà per questo che resto single?



sabato 18 luglio 2015

SERATE CHE...



Sono uscita con un "amico", stasera.
"Amico" è un termine indicativo.
Ci conosciamo relativamente da poco, non è una amicizia, quanto una conoscenza.
C'è quel tipo di tensione fisica che mi fa intuire che non è solo un amico.
Non lo è affatto.


Lui è impegnato con una, in una sorta di relazione a distanza.


Lei è più giovane, carina, non una stupida.


Il contatto fisico, tra di noi, è esponenzialmente cresciuto nel tempo.
Sto al posto mio, per quanto possibile, ma ho un atteggiamento fisico di apertura, nei suoi confronti.
E quando mi accarezza il viso o mi abbraccia, lo lascio fare, ma dopo una manciata di secondi appena mi sottraggo.


Gli ho proposto una cosa carina, per la serata, e mi ha raggiunta senza esitazioni.


L'amico voleva portarselo ad una festa con ragazze molto giovani, ma "io preferivo passare la serata con te invece che con le diciannovenni in piscina", mi ha detto.


E il fatto che altri amici dovessero raggiungermi, salvo poi dare forfait, non mi è dispiaciuto affatto.


Sono a mio agio con lui.


E lui resta impegnato.


E gli ho illustrato le mie remore, parlando di sfuggita della condizione di singletudine nella quale verso, nei confronti di uomini giá impegnati, salvo ci siano sentimenti forti in gioco.


E con lui qualcosa c'è, ma non capisco fino a che punto.


La serata è stata piacevole, ed io e lui per nulla amichevoli.


Per nulla, cazzarola...


Mai una volta che mi capiti una situazione facile.


Mai che possa vivermi qualcosa in tranquillità.













venerdì 17 luglio 2015

EVAPORARSI



Non ce la posso fare a superare un'altra notte insonne, un altro processo di evaporazione.


Sono appena migrata sul pavimento.


È caldo.


Non ci credo.


Non è possibile.


Tra poco mi porto il letto davanti al frigorifero aperto.





giovedì 16 luglio 2015

CENTO A ZERO



Quattro punti salienti sono quelli che sono stati individuati nell'ambito di un lavoro che ho fatto, da parte di chi deve valutarlo.


Quattro punti vincenti.


A denti stretti, mi sono sentita dire, da una persona estremamente sgradevole e maleducata, che rispetto al lavoro altrui stiamo in rapporto cento a zero.


Solo che io punto a mille, il cento non mi basta.


L'insoddisfazione e l'irrequietezza le sconto anche in ambito lavorativo, è il mio carattere.


"Si ma ora stia zitta", mi ha detto a un certo punto.


Per me lo "stai zitta" sta in rapporto zero a un milione con "stai zitta lo dici a tua sorella".


E quindi ho continuato a parlare imperterrita, perchè a meno che non mi strappino la lingua di bocca, il mio diritto alla parola lo esercito nei modi e nei tempi che io stabilisco.


Io, non chiunque altro.


Dell'autoritá di facciata sfoggiata da chi veste l'arroganza del potere me ne sbatto.


Essere assertivi, purtroppo, serve solo a farsi calpestare meglio.
Ed io non ho intenzione di farmi calpestare da idioti, raccomandati, figli di papá, delinquenti.


Chi la dura la vince, e a distanza di qualche anno (la perseveranza e la lungimiranza richiedono anni di preparazione e tempi di attesa mostruosi) io sono ancora qui mentre altri si sono persi per strada, hanno mollato, sono scappati con la coda tra le gambe.
Compreso qualcuno che mi ha dato filo da torcere.
Senza contare chi ieri mi ha fatto gratuito ostruzionismo ed oggi è mio "alleato".


Non mi preoccupa il tempo che ci metteró a perseguire altri obiettivi, perchè ho la consapevolezza di potercela fare.
In un modo o nell'altro, o in uno ulteriore, impensato, frutto dell'improvvisazione o dell'esperienza maturata.


Sono altre le questioni che devo affrontare con me stessa oggi.
Altri i limiti che devo impormi di superare.
E ho tutta l'intenzione di non tirarmi indietro.







mercoledì 15 luglio 2015

MA QUESTO CAFFE?



Non avrei dovuto.
In fondo non ho fatto nulla di che, è solo un messaggio.
Al quale ha risposto prontamente.


Ci siamo incontrati dopo un bel pezzo, mi ha offerto un passaggio, ero a piedi sotto il sole.


C'è questa confidenza spontanea che non ha ragione di esistere, ma c'è.
C'è che ci incontriamo sul lavoro per caso, e lui è un uomo impegnato.
Cosa scoperta per caso dopo averci preso un aperitivo sul mare, un giorno, nell'armonia dei sensi.
Cosa che mi ha indotto a troncare le conversazioni in modo brusco e ad evitare ulteriori possibilità di approfondire la conoscenza.


Peró lo incontro e ammetto che mi smuove qualcosa.
È grande e grosso, la voce profonda, e mi sento bene quando gli sto vicina, a mio agio.
Una donna e una ragazzina, nello stesso tempo.


Fanculo...


Perchè debbo sempre farmi problemi per gli altri?
Il punto della questione è che non voglio nemmeno andarmela a cercare con uomini impegnati.
Se ci fossero uomini liberi validi certi pensieri non mi sfiorerebbero, forse.
E se non è questo il punto, mi domando quale sia.
Perchè escludo ci possa essere un richiamo nel fatto che siano giá impegnati.
La veritá - dal mio punto di vista - è che gli uomini impegnati sono piú attivi e disponibili di quelli single, molti dei quali trincerati dietro lo spauracchio delle storie finite male.


In ogni caso, resta una situazione nella quale posso solo limitarmi a giocare.


Non ho voglia di infilarmi in un casino di queste proporzioni.


Anche se ammetto che sto accusando segni di cedimento.



martedì 14 luglio 2015

CI SARANNO



Ci sarà un'altra piña colada all'ombra dei Faraglioni.
Ci saranno altri respiri sospesi nella meraviglia della costiera.
E anche di quell'altra costiera.
Ci sarà un'altra Napoli.
E un'altra NYC.
E butterò giú rhum e cioccolata fondente come un uomo d'altri tempi.
Ci sarò ancora io, di nuovo, ma ancora diversa.
Ci saranno altre foto a catturare il passaggio del tempo, o la bolla nella quale rimane sospeso.
Ci saranno altri incontri che non posso immaginare come e quando accadranno, ma avverranno.


Le promesse che faccio a me stessa cerco di mantenerle.
Quelle che sono nella disponibilità delle mie azioni le ho sempre mantenute, almeno.
È quello che è al di fuori della mia portata a preoccuparmi.
Solo quello.
Con la consapevolezza di doverlo affrontare senza cuocere del tutto nel brodo nel quale sto bollendo viva.









I PENSIERI DI LUGLIO



La tortura burocratica della dichiarazione dei redditi.
La gente che si ricorda che deve sistemare delle rogne a ridosso delle ferie altrui, le mie.
Le urgenze di lavoro.
Le incognite.
Quelle grandi.
L'ossigeno in arrivo per il week end sotto forma di amici che vengono a trovarmi.
Casa da sistemare.
Il tempo di quella chitarra che proprio non va.
Un incontro folle da programmare.
Forse.


Il viaggio.





lunedì 13 luglio 2015

CONOSCERSI A FONDO



C'è qualcuno che mi conosce a fondo, con cui ci siamo rivisti dopo tanto tanto tempo.


Ci eravamo persi, sono successe tante cose tra di noi, e con noi stessi, e con altre persone.


E ritrovarsi è stato un attimo.


Mi sono sentita emozionata, sopraffatta dall'affetto che ancora provo.


C'è una reciprocitá, in questo sentire.


L'abbiamo avvertita entrambi.


È incredibile quello che la vita riserva, le distanze che impone, le veritá che cela e palesa all'improvviso.


Per tutto quello che mi accade non riesco a smettere di confidare nel fatto che le cose belle accadono, e possono accadere da un istante all'altro.


E bisogna essere recettivi e coglierle.


Non riuscirei a perdonarmi l'incapacitá di riconoscere, oggi, un'opportunitá valida di vita.


Non riesco a defilarmi dai rapporti umani nemmeno se vorrei talvolta.


È tutto quel che ho.


È tutto quel che sono.









NON RIESCO A LEGGERE



All'appuntamento con l'ago sono arrivata in ritardo, confidando nel fatto che mi mandassero via, considerato quanto sono fiscali con gli orari.


Mi hanno chiesto cosa dovessi fare.


"Non riesco a leggere...", mi dice quella dell'accettazione.
É arrivata un'altra a spiegarglielo.
Mi hanno guardata.
No, certe parole non suonano bene, é vero.
Soprattutto quando ti riguardano personalmente.
Anche se si tratta di ipotesi remote da scongiurare.


Il panico ha cominciato a salire, ma non ha raggiunto le orecchie con il suo sibilo insopportabile, l'ho domato.


Ho trovato l'infermierina tanto dolce che mi ha assistito la volta precedente.


Solo che le mie banali crisi di panico che culminano nelle solite richieste piagnucolanti del tipo "dammi due minuti" e "no aspetta", stavolta hanno sforato la soglia del suo orario.


"Devo andare via, ho un'urgenza, ma sta venendo un infermiere al posto mio, stai tranquilla...", mi dice.


Panico.


Mi sono immaginata un vecchio energumeno privo di sensibilitá a bloccarmi sul lettino.


Con le mani in faccia e le lacrime a dirotto e il fazzoletto stropicciato in mano, ho atteso l'arrivo dell'infermiere.


È spuntato sulla porta un ragazzo con gli occhi blu e ho pensato che non mi fregava nulla delle condizioni immonde (neanche la doccia, stamattina, un filo di trucco, nulla) in cui mi trovavo, della figura terribile e ridicola che mi aspettava.


Ha cominciato ad analizzarmi le vene del braccio.


"Hai delle belle vene", picchiettandomele con le dita.


Ho ritratto il braccio allarmata.


"Non ho ancora l'ago in mano, tranquilla...", mi dice.


"Mostro insensibile", ho pensato.


Mi ha infilato l'ago che si usa per i neonati.


C'hanno le vene cosí grandi i neonati? Li svezzano subito alla crudeltá della vita e degli aghi??


Voleva darmi la mano per reggermela.


"No", ho risposto nel panico, ritraendola in cerca di libertá.


In silenzio ha cominciato il suo lavoro.


"Parlami, per favore..." gli ho chiesto con le lacrime agli occhi.


Non potendo alzarmi subito, ho dovuto sostare per un po' sul lettino.


Mi hanno dato acqua, fazzoletti e un caffè che l'infermiere con tanta premura é andato a prendermi al bar.


L'ho ringraziato per la gentilezza.


"Se hai bisogno ti accompagnamo anche a casa..."


"No, grazie... Davvero, ce la faccio da sola".


Ho parcheggiato sotto casa e il vicino mi ha salutata quasi timoroso.


Con il cerotto al braccio e il viso bianco e la bocca rossa e gonfia contratta in una dolorosa piega (quando piango è così...) e gli occhiali da sole calati sul naso, devo essergli sembrata una tossica.


Ce l'ho fatta, però.


Versando lacrime amare, ma ce l'ho fatta di nuovo e da sola.


Non vincerò alcuna medaglia, peró sto in pace con me stessa, adesso.


E stesa.


Quando non posso affrontare il mondo in verticale, mi debbo rassegnare a farlo in orizzontale.


Al lavoro andrò nel pomeriggio, e in macchina, che in bici non ce la faccio.

















sabato 11 luglio 2015

NELL'IMMAGINARIO





"Mi trovi cambiata?"


"Nel mio immaginario sei sempre uguale. Non ti trovo affatto cambiata"




Gli incroci cui conduce la vita, nuovamente, sono cosí strani.


Non so se siano significativi.


Io davvero non lo so.


Me lo domando ogni volta.




Mi sono arrivati i soliti messaggi del fine settimana, appuntamenti nei soliti posti con le solite persone e con l'asfissia mentale locale.


"Stasera non ci sono", ho risposto.
"Stasera non voglio esserci", era la risposta tra le righe.


Sono uscita prima da lavoro, a casa una rapida doccia fresca, non ho nemmeno cenato, mi sono messa in macchina e sono partita.


La stessa strada, sempre quella, per ragioni, oggi, diverse da quelle di ieri e dell'altro ieri e del passato remoto pure.


Ho bevuto abbastanza e a digiuno, e ho retto tutto.


Ho retto parecchie altre cose pure.


Ho guidato di nuovo, stanotte per rientrare a casa.


Una passeggiata notturna su strade che conosco come le mie tasche.


Se volessi perdermi non ci riuscirei.


Io lí mi trovo sempre, è un posto che mi mette davanti a me stessa, nuda e cruda, per quella che sono, l'istinto di sopravvivenza che emerge forte e pieno.


È un post sconclusionato, questo, come molti.


Apparentemente non ha filo logico, ma lo ha.


Un filo che a quanto pare non si spezza e si attorciglia su se stesso per poi distendersi di nuovo.


Ed io ci sono arrotolata in mezzo.



giovedì 9 luglio 2015

QUANDO I BUONI SI INCAZZANO



"Ciao bella, domani per caso vai a... (cittá qui vicino dove talvolta vado per lavoro)?", mi chiede una persona.


"Non so ancora... Perchè?", chiedo presagendo una richiesta.


"Dovrei chiederti una cortesia... Dovrei fare questa cosa, in veritá doveva andare mio fratello, ma ha avuto un imprevisto... Non è che per caso potresti farla tu, se vai?", come nulla fosse.


Peccato che il fratello, uno che passa la vita a cazzeggiare invece di guadagnarsi il pane, si sia comportato in modo estremamente sgradevole, con me.


Accà nisciun' è fesso, e la mia amicizia e la mia disponibilità hanno un prezzo: la correttezza.


"Non credo, in ogni caso dubito fortemente di andare, mi spiace"


Domani, naturalmente, vado proprio lí per lavoro, con mille cose da fare, miracoli compresi, e non mi passa per l'anticamera del cervello di mettermi a disposizione per chi passa la vita tra mille hobbies, spesato da papá.


E dopo come si è comportato.


Fino a qualche tempo fa mi sarei prestata comunque, nonostante tutto.


Ebbene, mi sono incattivita, ne prendo atto.


Io la pagnotta me la guadagno ogni giorno.


E le fragilitá e le paure me le devo far passare.


I traumi non posso permettermeli.


Per quale ragione dovrei agevolare chi fa giá una vita agevolata e agiata?


E perchè proprio lui, poi?


Alla gente manca il pudore, certo, ma la convinzione di avere a che fare con una persona per bene e corretta dovrebbe reggere solo finchè i rapporti restano di cordialitá.


E non è assolutamente questo il caso!



















VEDO BIANCO





Vestiti da sposa ovunque.


E certe donne che trovano una via di fuga alla disperazione di non avere un uomo accanto o qualcuno che provveda al loro sostentamento facendo le veci dei genitori, sposandosi con il primo a tiro.


E donne che hanno preso il mio posto in coppie delle quali ho deciso di non fare piú parte.


Ho perso il conto di tutti quelli che si sono sposati o si stanno per sposare, nell'ultimo periodo.


Di quelli che hanno messo figli al mondo senza sapere come camparli.


Di quelli che si erano fatti calcoli matematici sulle disponibilità finanziarie dei rispettivi partner, apparentemente grandiose, ed in sostanza prossime all'inesistenza.


"Pensavo di avere sposato un uomo con un ottimo lavoro, e invece sopravviviamo. In tre anni non abbiamo avuto i soldi nemmeno per mangiare una pizza fuori la sera", mi dice una tipa recentemente.


"Mi sto separando. Cornuta e piena di debiti", mi dice un'altra.


C'è addirittura chi s'è sposata di nascosto.


In questo contesto che sembra essere la normalitá, io vivo un forte disagio, che non è ridotto alla scelta se sposarsi o meno, ma all'impossibilitá di incontrare qualcuno che si sottragga a certe dinamiche.


Un'impossibilitá che si traduce nei soliti incontri che annoto qui nel blog e vorrei non annotare affatto nella mia vita.







LA PRIORITÁ DEL GIORNO



La decisione presa di pancia é che devo partire.
Subito, potessi lasciare il lavoro.
Poco dopo subito, in realtá, perchè ho intenzione di sfanculare prima il lavoro.


Sul dove ho una vaga idea che devo concretizzare.


Ho comprato una coroncina di margherite sintetiche per i capelli, ieri, tornata da lavoro.


Ho un bisogno assoluto di alleggerirmi.


Convivere con questa irrequietezza interiore é spossante.









DI TAMPINAMENTI



Sono arrivata al lavoro presto, al termine di una notte dormita dopo essere, presumibilmente, svenuta per il caldo.


Nonostante le temperature esterne, debbo essere impeccabile e tosta, fuori e dentro.


Apparenza che forza l'essenza, e l'essenza che si lascia violare per una giusta causa: il lavoro.


L'essenza, in verità, è abbastanza appannata, quasi anestetizzata, ultimamente.
In sofferenza.


Sui tacchi alti, accaldata e insofferente, ho cominciato a boccheggiare nell'attesa.
E dunque un tipo, che a tutti i costi voleva chiacchierare, mi ha portata in un corridoio adiacente dotato di aria condizionata.


Mi sono condizionata a tal punto che stavo quasi per avere freddo.


Sono diventata piú collaborativa rispetto alla conversazione inutilmente intavolata.


Nel frattempo, un altro tipo che mi puntava da un po', ha preso parte alla conversazione.


Un bel tipo, ricciolino, grintoso, brizzolato, la fede al dito.


Mi è stato addosso tutto il tempo.


Mi muovevo e si muoveva dietro di me.


Tornavo e tornava con me.


Ad ogni sguardo attaccava bottone.


L'ho lasciato fare.


Stanca di stare in piedi, ho palesato il fatto che desideravo sedermi, ma che non ci fossero sedie...


Beh, il tipo che mi ha fatto scoprire il condizionatore mi è andato a prendere una sedia al piano di sotto.


Quanta prontezza di fronte a un bel vestito e dei tacchi alti, quasi lodevole...


Nel frattempo mi ha raggiunto un impiegato cui avevo lasciato delle cose ad ufficio chiuso al pubblico - si lasciano corrompere da un sorriso, che ci posso fare, se non approfittarne? - per dirmi che erano incomplete e, per favore, ma senza fretta nè affanno, di sistemargliele.


Certo.


Sono corsa a sistemare tutto e ho doppiamente ringraziato per la cortesia.


Il ricciolino mi ha vista seduta e mi ha chiesto dove avessi trovato la sedia e se volessimo fare a turno a sederci.
Gli ho detto che me l'aveva recuperata l'altro tipo e che non ci pensavo proprio di alternarmi nella seduta con lui, di procurarsene una al piano di sotto.


La sedia presa al piano di sotto è finita seduta accanto alla mia.


Per poco tempo, perchè poi siamo entrati insieme nella stanza per la quale eravamo in attesa.


E lì ha dovuto cedermi il posto, non volendo, e invece di ritrarsi, mi si è seduto accanto.


S'è avvicinato al mio orecchio e mi ha detto: "ti ho tampinata tutto il tempo, oggi..."


Vero.


"Avresti potuto tampinarmi quanto ti pare, senza una fede al dito", gli avrei risposto, ma ho rivolto lo sguardo altrove e ho sorriso dandogli semplicemente ragione.






martedì 7 luglio 2015

GIRI IN SOLITARIA E IN AMICIZIA







E dunque la costante si ripete.
Ho bisogno di passare qualche giorno in solitaria.
Devo smaltire un po' di cose.
E poi raggiungeró gente.
E poi altra.
Vita libera e libertá.
Devo sistemare le ultime cose e poi via.





DESISTENZE PREVEDIBILI





Ci vuole poco a far in modo che qualcuno che non mi interessa desista dal proposito di approfondire la conoscenza con me.


E cosí, i messaggi e le telefonate, dopo il picco delle ultime settimane, si sono diradati.


Non mi interessava raccogliere nulla a mani basse.


Non mi interessava nemmeno giocarci.


Le lusinghe non trovano terreno fertile, anche perché ció che trovo lusinghiero non è esattamente prestabilito nè riconducibile nell'alveo della banalitá.


Certo, qualcuno in passato ha insistito.
Si chiama "corteggiamento", se ben ricordo, essendo passato tanto tempo.


Si chiama "tu, nessun'altra", non "una vale l'altra".


Si chiama scelta.


Ed io ho insistito, certo, talvolta.


Quando ne valeva la pena.
Insistenze prive di prepotenza.
Una questione di scelte che il corpo tutto abbraccia.
L'istinto che si fa ragione e conduce il gioco.




È da tanto che non trovo ragione di insistere.


E mi meraviglia il tempo che continua a passare.


E mi meraviglia la gente che continua a passare senza lasciare una traccia sensibile, ma solo orme sporche.





MENTRE SGRANO IL COUS COUS...



... Penso che no, non era quello giusto.
Se fosse stato quello giusto, si sarebbe sposato in spiaggia, con i piedi nella sabbia, tra pochi intimi.
Con me.
Non con una donna con l'aria di chi ha vinto.


No, decisamente non era quello giusto.







lunedì 6 luglio 2015

PRODOTTI PRECONFEZIONATI



Io un'insalata di quelle lavate (e slavate), insapore e inodore, con le foglioline di plastica lucidata, non lo saró mai.


Sono rucola selvatica, cresco e fiorisco dove mi pare, le foglioline smangiucchiate dagli insetti che popolano i campi.


Confezionarsi in una scatola significa privarsi di sapore, mercificarsi.


Ed io non riesco a darmi un prezzo, fosse pure altissimo.


Continuo ad osservare persone che fanno scelte di comodo, in modo spudorato.
O che pretendono di far credere, all'apparenza, che non lo siano.


In ogni caso, fare scelte di comodo è una cosa così deprecabile?


Il morale di tutta questa favola bucolica, aggiornata ai tempi dei supermercati, è: devo adeguarmi?


È una scelta che non riesco a fare, e ogni volta che ci rifletto mi viene il voltastomaco.
Come mi viene quotidianamente avendo a che fare con chi vive secondo noiosi e prevedibili cliché.


E quindi la conclusione è sempre la solita: sono condannata a rimanere da sola?







domenica 5 luglio 2015

RASTRELLI AL SERVIZIO DELL'IDIOZIA



Esco a pesca di frutti, in barca, e arrivati nella piccola caletta mi butto in acqua, con un equipaggiamento ridotto all'essenziale: maschera senza tubo, una rete, le mani nude.


Il mio equipaggiamento solito, in veritá, sono io, ma stavolta ero attrezzata.


Mi immergo effettuando brevi apnee, puntando i frutti piú grandi ed accessibili, o insistendo con quelli piú tenaci finché l'ossigeno non arriva ad esaurimento, obbligandomi a risalire in superfice.


Ad ogni strappo del frutto dalla vita acquatica è un banchettare di pesci in timida attesa attorno alle mie mani.


Ho visto un pesce giallo e blu meraviglioso affacciarsi curioso ad un metro da me, salvo poi allontanarsi noncurante verso il mare aperto.


Volevo entrare in grotta a fare un sorso d'acqua dalla sorgente, ma il pensiero di posare i piedi gentili sugli scogli aguzzi mi ha fatto desistere.


I tagli sulle mani - mi taglio ogni volta - nonostante siano profondi, guariscono.
Dopo dieci giorni circa, ma dal terzo giorno non bruciano piú.
Sotto i piedi non posso concedermelo: devo poter indossare le scarpe per andare al lavoro.


Mentre effettuavo le mie brevi immersioni, mi sono resa conto che un tipo, in acqua sotto la parete rocciosa di fronte a me, faceva gesti e fischiava al mio indirizzo.


I gesti allarmistici, a mare, senza motivi ragionevoli, sono tipici dei coglioni.


Alle mie spalle la compagnia con cui sono uscita in barca, tolgo la maschera e chiedo al tipo se tante volte ce l'ha con noi.


"Sto cercando di chiamare quel tizio. È un mio amico..."
"Dubito. Chi sei?"


Non mi ha risposto.


È emerso uno dei miei compagni di barca e gli ha chiesto cosa volesse.


"Ah, scusa! Ti avevo scambiato per il mio operaio!"


Il sorriso di scherno su questa risposta e l'immersione immediata hanno chiuso la questione.


Non pago, il tipo ha pensato bene di venire in esplorazione dove ero io.


Appena ha aperto bocca per chiacchierare mi sono immersa.


Risalita in cerca di ossigeno, di nuovo in procinto di parlare, gli faccio "dicevi?".


"No vabbè prima ho scambiato il tuo amico per il mio operaio".


"Ah... Scendi con gli operai a mare?", e l'ho guardato con sdegno reimmergendomi immediatamente.


Certa gente cosa non farebbe pur di darsi un tono.
Pure mentre si fa il bagno a mare.
Ha continuato a girarmi intorno e a stazionare dove ero io per diverso tempo.
Mi guardava sott'acqua con la mascherina e la bocca deformata dall'ingresso del boccaglio


Il suo equipaggiamento fatto di maschera con tubo, pinne e rastrello lo rendeva abbastanza ridicolo.


Il rastrello, soprattutto, è uno strumento che nella tradizione "di pesca" di famiglia è bandito.


Non consente che una guerra impari ed è uno strumento per sfigati, che oltretutto danneggia inutilmente sia i frutti che si raccolgono che quelli che restano.
Uno strumento criminale, dunque, a parte tutto.


Anche nel procacciarsi cibo, come nella vita privata e nel lavoro, serve un'etica.


Chi non l'ha è uno zotico senza speranza.


Il rastrellamento alla scellerata, inoltre, ha pregiudicato la visibilità in acqua, che stamane era davvero cristallina.


Me ne sono andata prima di strapparglielo di mano e suonarglielo in testa.


In barca ci siamo resi conto di aver preso per errore una stella.


Era lí, le cinque punte intatte, ma tutta avvolta su se stessa, stropicciata, immobile.


"Sará morta?", prendendola in mano.


Ho notato che i piccoli filamenti delle punte si erano giá fortemente incollati alla mia pelle.


L'ho messa in acqua aspettando un attimo che rifiorisse nella sua forma a stella e l'ho lasciata andare nel blu.


La sessione di pesca è terminata con l'assaggio a crudo dei frutti.


Un'abitudine che mi hanno fatto prendere da piccola e mantengo tutt'ora, nonostante comporti rischi di ogni sorta e anatemi vari da parte di chi, da profano, vi assiste.


A parte il sangue che perdo perchè li apro a mani nude, ad oggi non ho riportato altre conseguenze.













AND THE LIVING IT'S (NOT) EASY...



Ho passato una giornata a far due cose estremamente impegnative: passeggiata terapeutica con cane in un oasi naturale, e ricerca arrangiamenti per dei pezzi che ho scritto o coverizzato my way con dei programmini simpatici al pc.


Non ho fatto il bucato nè ho pulito e ordinato casa.


Ho pensato che se faccio game over a breve, non voglio riflettere sul fatto di avere buttato tempo a fare cose inutili.


E poi volevo dimenticarmi di esistere, ma il sonno non lo comando, e l'alternativa era rimanere a casa a crogiolarmi in pensieri dai quali avevo necessitá di distogliermi.
Quindi ho scelto di uscire.
Solito posto, solita gente.
E tra la solita gente, qualcuno che ha passato quel che sto per affrontare.
Mentre mi raccontava, mi sono sentita male.
Non sono pronta, devo ancora metabolizzare, e... Niente, non riesco nemmeno a sopportare di parlarne.


E quindi, sono passata per l'alcolizzata di turno, perchè ho dovuto sedermi a terra, vicino le macchine, poco distante dal casino, sennó cascavo a terra.


Una coca in lattina, prontamente offertami da un amico premuroso, ha fatto le veci della classica acqua e zucchero.


Mi sono ripresa.


Devo riprendermi.


Eccheccazzo!


Non posso andare con il coltello tra i denti al lavoro, non temere nemmeno il demonio, e farmi abbattere da certe cose!


Ritornata su due zampe, mi sono ributtata nella mischia, dove sono stata raggiunta da altri amici.


Certe consapevolezze non si spostano di un millimetro.


È dura da digerire, ma sarebbe piú dura agire come se non fossi cosciente della mia natura.


Ogni singola decisione che prendo è per me stessa, nell'accezione piú intensa dell'espressione.


Non ho voglia di piegarmi a decisioni cui sono insofferente.


La solitudine, in questo senso, è inevitabile.


Almeno in questo momento.


Voglio credere che la vita abbia ancora in serbo, per me, delle cose belle, come è accaduto sinora.


Non voglio smettere di meravigliarmi, di incuriosirmi, di rischiarmela.


Non voglio chiudermi, non voglio abituarmi a quello che non va e che non mi piace.


Sono convinta che questo mio essere sola, oggi, sia un'opportunitá notevole, per quanto mi manchi non trovare un uomo da eleggere a compagno.


Non me lo posso impastare.


Non mi posso accontentare di quel che capita per assolvere un presunto dovere, verso chi, poi?


Me stessa?















sabato 4 luglio 2015

AZZERO IL CONTACHILOMETRI



Se sul tempo non ho alcun potere, sullo spazio ho invece ampio margine di scelta.
Una scelta che non esercito fino in fondo.


Ecco, forse la questione irrisolta con il tempo riposa proprio nella considerazione che l'unica possibilità di gestione della vita che ci é concessa risiede nell'organizzazione dello spazio e degli elementi materiali ed umani che lo compongono.


È impostata male la questione a monte, non è di tipo temporale, ma spaziale.


Lo spazio di oggi non ha confini, al momento, se non i muri di casa tra i quali mi sono chiusa in castigo.


Dovevo dormire.
Non ho aperto gli occhi che alle 11.00.
Ieri un cliente mi ha chiamato alle 7.30 per precisarmi una cosa che mi aveva giá detto la sera prima.


La sveglia venti minuti prima della sveglia.


"Pronto?"
""Ciao!"
"Che è successo?"
"Volevo dirti che bla bla bla..."
"Me l'hai detto appena ieri sera. Lo ricordo, stai tranquillo..."
"Si ma comunque bla bla bla..."
"... Ci sentiamo nel pomeriggio"
"Ma che t'ho svegliato?"
"Beh...!"
"Ah, buonanotte allora!"


E mi ha chiuso il telefono in faccia.


Mi è salita una rabbia inimmaginabile che non sono piú riuscita a chiudere occhio e sono andata a lavorare con un nervosismo addosso che non so spiegare.
Le mie giornate lavorative talvolta sfiorano le dodici ore.
In ogni caso, sono lunghissime.
Perdere mezzora di sonno quando posso recuperarla, incide in maniera consistente sui miei ritmi vitali.
Appena il giorno prima ho ricevuto una notizia che mi ha spezzata.


Mi ha richiamata un paio di volte nel corso della mattina.
Non ho risposto che verso le 11.30.


"Scusa per stamattina, davvero ti ho svegliata?"
"Perdere mezzora di sonno su una giornata che dura circa sedici ore, certo, mi pesa. Si, mi hai svegliato."
"Ah vabbè, ma io ti ho chiamata a quell'ora perchè sapevo di trovarti, che sicuramente stavi dormendo..."
"Allora se l'hai fatto di proposito a chiamarmi mentre sapevi che dormivo, non scusarti. Cerca invece di chiamarmi il pomeriggio, perchè la mattina non ti risponderó piú", gli ho risposto con il sorriso, ma ferma.


Chiaro il messaggio?











giovedì 2 luglio 2015

LE IMPRONTE SULLA SPIAGGIA



Non ho mai portato problemi a casa, io.
Il gioco è risolvermeli, da sempre, da sola.
La contropartita era sfuggire, in qualche modo, ai controlli serrati dei miei, e ai castighi che ne sarebbero conseguiti.
Oggi, in gioco, c'è la serenitá precaria della mia famiglia.
La mia ferma volontà di non angosciarli per le questioni che mi riguardano.


Volevo parlargliene stasera.
Volevo dirlo almeno a mio padre.
Sono uscita da lavoro tardi.
E poi avevo un appuntamento di lavoro.
Che sono diventati due.
E poi mi sono messa in macchina, con l'intenzione di passare per casa e prelevare al volo papá, ma stava per cenare.


"Vieni a cena da noi? Fai ancora in tempo...", mi ha detto.


E quindi sono andata, e ho mangiato con gli occhi bassi nel piatto, parlando di cose, rispondendo a cose, come nulla fosse.


Mi sono alzata da tavola e non mi è sembrato piú il caso di dire nulla.


"Dov'è il guinzaglio del cane?", ho chiesto.


Ho caricato in macchina l'ignaro cane, complice delle paturnie che smaltisco in solitudine immergendomi nella natura.


Siamo scesi in spiaggia, gli ombrelloni ben piantati sino al bagnasciuga, il movimento distante e chiassoso dei lidi e dei bar sulla strada, la luna immensa e tonda a riflettersi sulla quiete del mare.


Ho trascinato i piedi sulla sabbia pesante.


Mi sono bagnata i pantaloni in acqua senza accorgermene.


Il cane ha deciso di fare un tuffo, e poi un altro, sdraiandosi beatamente sul bagnasciuga come fosse pieno giorno, sperando forse di asciugarsi alla luce della luna.


È un cane ingenuo.


Ho pensato "stai pure, abbiamo tutto il tempo di questo mondo stanotte...".


L'equivalente di un profondo respiro, di un battito d'ali, e del soffio di vento che lo sorregge.


Mi sono arrivati i soliti messaggi.
Ho preferito rispondere invece di ignorarli.
Una distrazione, in fondo, che ho inteso concedermi per non pensare ad altro.


Ed ora, nel letto, aspetto di chiudere gli occhi e cedere al sonno, con la solita radio accesa, e il piede che porta il ritmo della musica che passa.















BELLE NOTIZIUOLE



"Sei tanto forte... Rasserenati, è una banalitá..."


Io ho una paura fottuta.