mercoledì 10 febbraio 2016

ANDIAMO A CORRERE AL MARE



Ho finito abbastanza presto di lavorare, stamattina, e mentre rientravo a casa l'ho chiamato, d'impulso.


"Andiamo a correre al mare, ti va?"


Mi ha risposto di si con la solita accondiscendenza entusiastica.


É passato a prendermi con il giocattolino d'epoca, mi ha chiesto se volessi guidare da subito, e, ovviamente, ho risposto di si.


Immagino mi brillassero gli occhi.


Mi sono ricordata della splendida 500 che guidavo da neopatentata, con la capotte dalle guarnizioni ingottite dalle quali si infiltrava l'acqua quando pioveva, che mio padre ha venduto perché secondo lui mi ci sarei ammazzata, prima o poi.


Considerato che le feci raggiungere i 110 km/h su una delle discese con pendio piú ripido della zona (potrei mappare i punti piú favolosi delle strade, tra pendii, curve e rettilinei, da qui a un raggio di 100 chilometri ad occhi chiusi), sfruttando l'accelerazione di circa 1 km sulla strada ad alto scorrimento, debbo riconoscere che non avesse tutti i torti.


Insomma, mentre abituavo piede alla frizione e ai tempi del cambio (4 marce malridotte contro le mie abituali e prestantissime 6) mi spiegava di un problema banale alle puntine che avrebbe dovuto sostituire.


Siamo arrivati ad un semaforo, prima di una discesa ripida per il mare.


L'auto si é spenta.


La cosa figa di queste auto é che, comunque, le rimetti in moto senza chiamare il carroattrezzi.


Abbiamo ridacchiato e gli ho chiesto di scendere a dare una spinta.


É sceso e ha cominciato a spingere mentre ero al volante.


C'era una leggera pendenza e da solo non riusciva.


"Accosta a destra e facciamo passare le macchine!", mi ha detto, mentre i conducenti delle macchine incolonnate dietro di noi si fulminavano con le mani sui claxons.


Sono scesa, una mano a spingere, con l'altra giravo il volante per indirizzare la macchina a sinistra.


"Stai andando a sinistra! Accosta a destra, le macchine dietro stanno suonando..."


"Lasciale suonare! Ci buttiamo di qui e la rimettiamo in marcia!"


Abbiamo spinto per scarsi 10 metri, sino all'imbocco della strada.


Spingere un'auto in tenuta da lavoro e sui tacchi non é una delle cose piú comode del mondo, questa cosa va detta.


Mentre finivamo di spingerla, e lui esponeva le sue perplessitá, siamo arrivati sull'inizio del pendio della strada in discesa, gli ho detto di non preoccuparsi e di saltare dentro.


"Ma tu ce la fai a prendere subito lo sterzo e frenare, se serve?", mi ha chiesto.


Sono saltata dentro senza fiatare, una mano sullo sterzo, l'altra sul freno a mano, se non avessi trovato immediatamente i pedali.


Ho inserito la seconda mentre lui entrava dal lato del passeggero, e ho lasciato che la forza d'inerzia ci spingesse giú per la strada.


La macchina si é rimessa in moto da sola e senza contraccolpi.


"IUUUHUUUUUUU", ho urlato.






Mi diverto cosí.
Le macchine sono i miei giocattoli preferiti.