martedì 23 febbraio 2016

DETERMINATA



È la parola della settimana.


Una partita aperta da giocare, in un campo che decisamente non é il mio, ma che presenta delle indubbie affinità.
Le mie doti relazionali sono messe a dura prova da un confronto cui non posso sottrarmi.
Il mio percorso personale è il mio biglietto da visita.
Sono stati prescelti Agnelli sacrificali il cui sangue non vedo l'ora di veder scorrere.
Potessi sollevare con la mia mano il pugnale al cielo, prima di infliggere il colpo, lo farei, ma non c'è bisogno di sporcarsi le mani direttamente
Ho colpi da rendere, e duri, e puri, e non mi servono scontri fisici per assestarli.


Io ci sono, questo é il messaggio.
Determinata e pronta.




Oh, naturalmente ho dovuto precisare a tutti che la notizia non era che sono incinta e nemmeno che ho trovato l'amore.
Non ho vinto la lotteria.
Solo che da una donna ci si aspetta spesso che le notizie con la "N" siano prettamente inerenti la sua collocazione all'interno di ruoli predefiniti nella famiglia o nella coppia.


"Le donne sono destinate a fare le madri", mi ha detto qualcuno l'altra sera.
"Ma non tutte le donne sono madri", ho risposto.
E non tutte le donne si limitano solo a fare le madri.
Non me ne vogliate, l'apparato riproduttivo ce l'abbiamo tutte, al netto di problemi di infertilità o di altro genere.


Ci sono donne che non aspirano a dare un senso alla propria vita soltanto diventando madri o indossando un abito bianco.
Ci sono donne che non campano sulle spalle di un uomo, che non delegano le proprie responsabilità e decisioni ad altri, per incapacitá, debolezza, o perché semplicemente vittime di una soggezione mentale, o di retaggi culturali rispetto ai quali non riescono ad emanciparsi.
E rispetto ai quali, spesso, non si ha voglia di emanciparsi.


Ci sono donne che si mettono in gioco, nella società, in modo diverso, in ruoli riservati in via privilegiata agli uomini, anche, e senza sponsor maschili.


Ed ecco, io ho la convinzione di appartenere a questo modo diverso.


Intraprendere certi discorsi sul blog é quanto mai riduttivo e questo non é un post che inneggia al femminismo.
Sto cercando di ritagliarmi un ruolo da gestire alla pari con questi uomini che fanno gruppo, e mi accolgono tra di loro con il sorriso spianato e piacione, senza conoscermi ancora, soffermandosi sull'apparenza mansueta e pacifica che indosso nel tempo libero.
Non ci sono donne, in questo frangente, in questo settore, con le quali instaurare un rapporto alla pari, per quanto mi riguarda.
É desolante.
Ci sono ruoli che, in questo profondo sud dai contorni medievali nel quale vivo, spettano per definizione agli uomini, mentre le donne restano di contorno, il loro peso é prossimo all'insignificante, o piegato ad interessi maschili, o da questi manipolato.


Dovessi fare una lista di ció che trovo inaccettabile in questo paese, non basterebbero due giorni di scrittura fitta e senza interruzioni.


E proprio perché la scrittura é tanto bella e potenzialmente altrettanto rivoluzionaria, se vivessimo in un paese sufficientemente alfabetizzato e in grado di comprenderla, ma inidonea, all'atto pratico, ad incidere sulla mentalitá corrente, sto delineando la mia presa di posizione su alcune questioni che mi premono.


Mi sto muovendo.


Mi sto organizzando.


Mi sto aggregando.


Male male che va, avró fatto un'esperienza nuova e gettato un seme.


Non riesco piú ad accettare che mi sia imposto un sistema che non mi appartiene.
Voglio invece che il mio sistema diventi la regola anche per altri.
E per farlo, devo mettermi a tamburo battente, scardinare il sistema corrotto che appesantisce la mia esistenza, contrastandolo.


Dall'interno.