domenica 3 luglio 2016

DI LETTURE FINITE E INFINITE



Ho poi preso il libro della Carcasi, e l'ho letto in un soffio.
Lo credevo un libro diverso, ma è stato piacevole.
Ben scritto, leggero, intenso.

E ho ripreso il libro di Fitzgerald che non volevo finire, catapultata in un addio che non so ancora quanto sia definitivo, e con cui trovo innegabili assonanze.

Sfoglio il catalogo di Maison di Monde e sento gli occhi attratti dalle forme geometriche e spigolose e da quelle che riprendono la dolcezza dei ciottoli di fiume.

Mi piacciono le fantasie vintage, i colori un po' sbiaditi ma che contrastano con forza tra loro.

Ho appeso al muro, debitamente incorniciata, la locandina di uno spettacolo serale, che ho portato con me dall'ultimo viaggio.

Sto ascoltando i vecchi Hoobastank, sul divano rosso, le gambe stese lunghe vicino la chitarra.

Il divano è il letto della chitarra, a casa

Ho appuntamento alle 21 con persone cui non ho nulla da dire, e se vado e sto muta potrebbero chiedermi cosa ho, ed io non lo so.

Non si può stare tutti i giorni a mille.

E non si può vivere di attese, o di sospiri, o di cose infrante.

Tento di riflettere su cosa la vita abbia in serbo per me, e su quello che io stessa mi sono riservata, e non posso avere soluzione.

Penso che lasciar scorrere le cose, come il "panta rei" in quel cesso in Grecia, riferito al divieto di gettarci qualunque cosa dentro, sia un'ottima base di partenza.

Ho dei pensieri che prescindono, naturalmente, la mia condizione singola e involgono quella della mia famiglia.

Vorrei non fossero sempre fonte di preoccupazione, le loro decisioni.

La verità è che nessuno va indenne dalle decisioni sbagliate.

Siamo tutti perennemente in torto in qualcosa, o con qualcuno.


Non ho ancora confermato per riservarmi la possibilità di disdire, fino all'ultimo secondo.

Cioè tra poco.

Ho paura di diventare quella che non sono, e la preoccupazione di essermi ci in parte trasformata.












1 commento:

Apprendista Nocchiero ha detto...

Ognuno è semplicemente ciò che è, nel bene e nel male.
Diventare ciò che non si sia è inevitabile: si può forse diventare qualcosa che già si sia?