martedì 19 luglio 2016

GLI AMICI SONO SPESSO QUELLI CHE...



... Chi te lo fa fare di frequentare Tizio, Caio o Sempronio, mollali subito!, per ogni sciocchezza o equivoco, mentre loro frequentano amabilmente:
- l'appena maggiorenne;
- quello/a con frequentazioni poco raccomandabili;
- la donna matura con trascorsi particolari;
- quello che non vuole impegnarsi, ma vuole stare con te;
- quello/a che le/li tratta da sguattera/i.
- i parassiti che cercano una fonte di sostentamento, non l'amore.
Per carità, de gustibus...
Peró due pesi e due misure sempre, mamma mia.
Un po' di onestá, soprattutto con se stessi, mai.


Ho sentito un'amica, ieri, che conosco da sempre.
Una donna fuori dal comune, soprattutto per il livello culturale altissimo che la connota.
E molto carina, con un'intelligenza vivace, piena di interessi.
Mi ha detto di essere stata invitata al matrimonio di un'amica, l'ennesima, con uno straniero (l'ennesima...), e di non essere riuscita a trattenere le lacrime.
Mi ha confidato di avere sentito un vuoto terribile dentro, accentuato dalle ultime due conoscenze maschili fatte.
Uomini che reiterano noiosamente lo stesso copione universale, tanto in voga negli ultimi anni: "non voglio impegni, voglio solo scopare".
Gli stessi uomini, piú o meno, che ho incontrato anche io.
Che siano liberi o impegnati, non fa alcuna differenza.
Salvo che quelli impegnati sono decisamente più disponibili a intraprendere relazioni di questo tipo.

Ebbene, mortificata, mi ha detto che quella tristezza che le hanno lasciato addosso le ultime frequentazioni, speculari tra loro, non va via.
Ed io non ho saputo bene che dirle.
Perché è vero, capita anche a me.
Ti si appiccica addosso questa tristezza rivoltante e senza nome.
Perché anche i nomi degli omuncoli che non vogliono "impegni" si confondono tra loro, senza distinguo.
Come si fa a distinguere una massa informe di gente che recita il copione dello stesso personaggio senza personalità?
Nemmeno io li distinguo.
Sono tutti spaventosamente identici.
Non hanno nome, se l'hanno mai avuto, nella coscienza che a loro si rapporta, che avrebbe dovuto registrarli e invece, in modo facile, li cancella nell'immediatezza con cui si accorge della loro esistenza.

Non è un discorso legato, il mio, all'esigenza di applicare una prospettiva ad ogni frequentazione.
Non si tratta di non saper vivere con leggerezza quella che puó essere solo un'avventura.

È che non c'è nulla, dentro, dietro, di lato.
È come avere a che fare con involucri vuoti, oggetti a forma di persona, privi di qualsiasi capacitá di relazionarsi.
Instaurano solo rapporti gelidi, che mettono i brividi.
Perché prima che non avere prospettiva, non trovano luogo nel presente, sono distanti dall'ora e dal qui.
Come se avere a che fare con un'altra persona potesse ridursi ad un gesto meccanico, quello riservato agli oggetti.
E l'impegno che si rifugge è del pari ben distante dal concetto di libertà.
E' più un'assenza vile e asettica, rispetto a se stessi e al mondo circostante.
Una genuflessione al sacro limite che ci si impone, per non mischiarsi con il prossimo nemmeno nell'intimità, per le ragioni più varie.
E suvvia, qualunque trauma o esperienza negativa pregressa non giustifica certe prese di posizione, ma dovrebbe indurre ragionevolmente al loro superamento.
Altrimenti è patologia.
E richiede l'intervento di un medico, non l'elargizione pretesa e dovuta di una profonda comprensione.

Sono belle le avventure, quando ne vale la pena.
Se son significative, se ti lasciano un buon ricordo, se le vivi con trasporto.

Un trasporto che questi cadaveri privi di originalità non hanno.
Del resto, se fossero esperienze allegre o divertenti, non lascerebbero così tanta tristezza.

La cosa buffa è che quelli che dichiarano di non volere impegni, sono poi quelli che ti cercano per perpetrare il non impegno nel tempo.

Eccola la contraddizione in termini.

E cosa te ne fai di chi ti si propone in modo poco originale e divertente, per tenere in piedi un rapporto non impegnativo e nemmeno soddisfacente?

Per allietare per una manciata di minuti con la tua vita l'insignificanza delle loro esistenze?

Non te ne fai nulla.

Assolutamente nulla.



6 commenti:

Bulut ha detto...

È che non c'è nulla, dentro, dietro, di lato.
È come avere a che fare con involucri vuoti, oggetti a forma di persona, privi di qualsiasi capacitá di relazionarsi.


In effetti, il vuoto è proprio la cosa peggiore.

sara-sky ha detto...

non avrei saputo dirlo meglio

Apprendista Nocchiero ha detto...

Il mondo è bello perché è vario, dicono, non trovandomi concorde: le persone sono tutte uguali, come dei cubi: dipende dalla faccia che guardi.
Purtroppo la maggiorparte delle persone non vale la pena frequentarla ed il più delle volte ti ricordi che la persona migliore con cui trascorrere la serata è se stessi.

Nel corso degli anni ho perso la speranza che valga la pena trascorrere la vita con qualcuno, anche se ci riprovo sempre.

.come.fossi.acqua. ha detto...



Bulut, è cosí.
Non c'è scintilla, nel buio del vuoto.
Non c'è guizzo vitale.
Nulla per cui valga la pena opporre resistenza alle remore, sopraffatte dalla realtà delle cose.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Sarà... magari sapró dirlo bene, ma questo non mi evita di accostarmi, o farmi accostare dal vuoto cosmico che mi circonda.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Apprendista, di fondo, nonostante questa consapevolezza, sono rari quelli che aspirano a fare gli eremiti.
Se vivi in mezzo alla gente, e hai a che fare con gli altri, certe conseguenze sono inevitabili, per quanta selezione si possa fare.