lunedì 25 luglio 2016

LE SPALLE FUORI USO


Il mal di schiena mi ha piegata.
Probabilmente un accumulo di tensione che non sono riuscita a sciogliere e si è assestato lí, sulle spalle, dove si poggiano tutti i pesi.

Sto leggendo un libro (un altro, chè mi ha conquistata il primo che ho letto) di Dale Carnagie, ed è spedito e semplice, nella lettura, quanto interessante.

Quello che non riesco a smettere di domandarmi è a cosa serva la solitudine indotta dal maturare in un contesto di infantilismo a profusione.
A cosa serva il rispetto, in un mondo fatto di prevaricazioni.

Se prima la risposta dell'emancipazione personale e del proprio contributo da dare al mondo mi sembravano sufficienti, ad oggi non so quasi se prediligere la mera ipotesi della sopravvivenza.

Che è in fondo l'unica cosa che conta.

Se solo riuscissi ad accettare le implicazioni della sopravvivenza stretta, se solo riuscissi a spiegarmi, come mi lascio piegare dal male fisico.

Cos'è poi, la sopravvivenza, se non il limite fisico dell'esistenza, di cui prendere atto.


"Passa a casa, ho il voltaren", mi dice mia madre.
Vorrei avesse una pomata pure per la restante parte, quella che con il dolore fisico non ha nulla a che fare.
Pomate per la tristezza non ne fanno, eh?
Ecco perchè molti restano sospesi nel mondo artificiale creato da psicofarmaci e droghe.
E, a parte la mia propensione pari a zero a diventare succube di un vizio, ho questa malsana testardaggine che mi impone di sopportare il dolore - fisico o emotivo - senza palliativi.
Anche se mi stanca.
Sto un po' male e non riesco a stare meglio.

Ho bisogno di una nuotata.

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