sabato 23 luglio 2016

ROSSO RADIOATTIVO


Lui, gli occhi blu, lo sguardo fisso verso un luogo invisibile della sala, scende le scale del locale.
Lei, giovanissima e fatale, sembra aggrappata al suo braccio.

Lui è in realtà strafatto, o ubriaco fradicio, o entrambe le cose.
Il braccio di lei lo sorregge sino alla sedia, dove precipita il corpo, abbandonando le braccia sul tavolo, e, di lì a poco, anche la testa.

Lei saluta, a turno, gli amici che sopraggiungono, con la loro allegria alcolica.
Lui resta assente, nel suo mondo, accennando saluti senza individuare esattamente i destinatari.
Non partecipa alle conversazioni, troppo distanti dall'ascolto interiore nel quale sembra assorto.

Lei si alza e attraversa la sala ancheggiando nel vestito di cotone colorato, lungo fino a terra, fino a raggiungere il bancone.
Torna, con alcol travestito da bibita fresca, con la cannuccia nera dentro, e lo porge a lui.
Lui non sembra reagire, non sembra capire, non sembra volere.
Lei gli accarezza la testa, i capelli bagnati, la fronte imperlata di sudore, e gli infila, sorridendo, il cocktail nella mano sinistra.
Lui allora butta giù la fresca bevanda alcolica, e ritorna nell'assenza, schivando sguardi e conversazioni, alternando il riposo per la testa tra il muro ed il tavolino.

Lei sorride, come nulla fosse.
Lui è quasi al limite del collasso e non riesce a riprendersi.
Lei non vuole rendersene conto, o forse non capisce, o forse vuole semplicemente restare, e continua a chiacchierare con gli amici al tavolino.
Lui diventa, all'improvviso, una presenza invisibile.

Li incontro sempre, in un locale che frequento, quello dal quale loro non si spostano quasi mai.
Lui è un bel tipo, completamente fuori di testa, e seriamente alcolizzato.
Lei è talmente giovane e sprovveduta da amarlo ad occhi chiusi, incentivando la sua propensione all'autodistruzione.
Lui la tradisce, non più spesso come prima, ma sempre volentieri.
Lei, chi lo sa se sospetta qualcosa, o se semplicemente lo accetta, come fanno un po' in molti.



Io ho ascoltato la musica dal vivo, nel locale, e bevuto la mia rossa, tamburellando le unghie laccate di rosso radioattivo sul tavolino di fronte i due, osservandoli con la coda dell'occhio.

Ho salutato lei, che mi ha risposto con la mano e con un sorriso.
Lui non era lì, altrimenti gli avrei detto almeno "ciao".




4 commenti:

sara-sky ha detto...

che tristezza!

.come.fossi.acqua. ha detto...



non più triste di molte altre scenette cui assisto, o di cui conosco, qui al paesello.

Bulut ha detto...

Sai che questa scena mi ha proprio fatto venire l'amaro in bocca?

Che senso ha tutto questo? mi chiedo.

.come.fossi.acqua. ha detto...



Bulut, qualcuno lo chiama amore.