sabato 17 settembre 2016

DI INSIGNIFICANTI BEVERDÍ



L'allerta maltempo, al solito, tocca la mia zona sotto forma di acquazzone estivo.
Questo non consente di pianificare spostamenti anche brevi con la cricca di amici abitudinari.

Ci siamo incontrati nel solito circuito bevitorio serale, per fare due chiacchiere.

É arrivato il tipo strampalato che manda messaggi cui non rispondo.

Mi ha chiesto di fare colazione domattina, e qualcuno ha risposto per me che dormirò.

Mi annoia tutto, ultimamente.

Sbadiglio e voglio tornare presto a casa.

Mi sembra che le serate si arenino sempre negli stessi posti, e con la stessa gente, dopo poco, non c'è molto di nuovo da dire.

Quando ero altrove non era così.

Quando la compagnia era altra, stavo bene anche quando stavo male.

Ora mi sembra solo di galleggiare nel limbo di una solitudine estrema, dalla quale fatico a raggiungere la terraferma di una socialità appagante.

Ecco il punto: non mi sento appagata.

Non riconosco questo ambiente come mio, e non condivido la rassegnazione e il disfattismo.

Mi ha contattato di nuovo il ventinovenne che mi ha agganciato su fb.

Anni di differenza, e fosse solo una questione di età!

Abbiamo fatto esperienze opposte, nella vita sinora.

Le nostre posizioni non sono conciliabili.

Probabilmente è la mia posizione a non potersi incastrare con quelle degli altri.

A loro è sufficiente uscire, e rispettare il copione di un passo che segue l'altro fino a raggiungere un posto vicino e conosciuto dove bere qualcosa e chiacchierare di questioni insignificanti.

A me non è mai bastato, e vivo la quotidianità qui come se vi fossi confinata.

Non sono esattamente una degna rappresentante dell'ottimismo.

Oggi ho comprato un paio di nuovi occhiali da vista.

Non ne avevo realmente bisogno, quelli che ho non li uso quasi mai, si può dire che sono nuovi, ancora.

"Da quanto tempo non fai una visita?"
"Oltre dieci anni..."
"Da quanto tempo non compri dei nuovi occhiali?
"Oltre dieci anni..."
"La tua vista non è peggiorata, in questo lasso di tempo..."
"Non ho usato spesso gli occhiali, questo mi ha consentito di esercitare gli occhi costantemente"
"Soffri di qualcosa?"
"No..."
"Pressione alta, diabete?"
"Nulla"
"Prendi medicine?"
"No"
"La tecnica che hai usato è stata valida. Gli occhi sono a posto e non c'è necessità di aggiungere dei gradi. Rifaccio le lenti come quelle che hai"

Quindi adesso ho un paio di occhiali nuovi fighi che userò al posto degli altri quando avrò genio.

Ovvero solo ogni tanto, quando vado al cinema, al teatro, e quando guido di notte su strade che non conosco.





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