domenica 12 febbraio 2017

LA LUCE DELLE CANDELE



Il viaggio è già cominciato, anche se informalmente.

Continuo a rimanere salda all'assenza di fede e alle mie risalenti e opinabili convinzioni.
Continuo a non credere a Dio, agli Dei e alle Dee, ai demoni, anche se percepisco una realtà metafisica la cui indagine completa mi è del tutto preclusa, e che impone di essere accettata per essere creduta, e viceversa.

Mi manca questo passaggio interiore di accettazione.
Mi domando se imboccherò mai una strada che mi porti ad abbracciare questa posizione.

Siamo entrati nella Chiesa, ed io non ho bagnato le dita nell'acquasantiera per farmi il segno della croce, rivolta verso l'altare.
Ho tirato dritta sulla destra, alzando gli occhi verso il cielo stellato incrostato sul soffitto, la coda degli occhi distratta dalla luce delle candele.

E poi sono arrivata dove dovevo arrivare, ma non ho potuto trattenere quanto avrei voluto il mio corpo e il mio spirito.
Ho acceso una candela, però.

Mi sono astratta completamente osservando la fiamma illuminare il piccolo contenitore di vetro, sul binario solitario del vecchio supporto di metallo colato di cera.

Se una preghiera non ha lo scopo di esaudire un desiderio, ma semplicemente quello di comunicarlo, rimanendo sottoposto, il suo accoglimento, ad una discrezionalità divina, io ho mancato di esprimerlo.

Eccomi, è stato il messaggio.

Sono qui.



8 commenti:

Anonimo ha detto...

Farti fotografare in chiesa mentre accendi una candela è dissacrante e di cattivo gusto per chi crede. (se sei tu)

Giulia ha detto...

Non sai da quanto non entro più in una chiesa ...
So quanto cocente sia la differenza tra desiderio e preghiera, entrambi presuppongono una voglia dell'anima, ma il desiderio lo esprimi senza pensare a Dio e la preghiera necessiterebbe crederci in quel Dio che sembra farsi gli affari suoi ...
Non vado in chiesa, non prego nel senso stretto, ma so che in fondo a questa dannatissima anima l'unica cosa che riesco a fare al buio è pregare nell'unico modo che so ... anche arrabbiandomi con Lui. Prima o poi si stancherà di sentirmi urlare in silenzio.
Prova a fare silenzio dentro di te ... una via di uscita ci sarà ... non mollare adesso ...
Anche quello che non "gli" diciamo pare Lui lo sappia ... legge il nostro cuore ... devastato.

Bulut ha detto...

Delle chiese la cosa che mi piace di più è il silenzio, e l'atmosfera (forse percepita solo da me) di pace.
È tantissimo che non entro in una chiesa (e in effetti, qui ci sono praticamente solo moschee, in cui non so nemmeno se posso entrare...)

Io alla fine sono credente (alla mia maniera). Psicologicamente, mi aiuta l'idea che, in teoria, se ho bisogno posso sempre "chiedere". Mi fa sentire meno persa (e forse per questo alla fine non mi perdo d'animo e agisco in modo sensato... o forse ho solamente avuto fortuna).

Buona fortuna per il tuo viaggio! :)

.come.fossi.acqua. ha detto...


Anonimo, Lo scatto è chiaramente rubato, non "posato", e certamente non c'è nessuna accezione dissacrante nel gesto nè nella foto, e nulla per cui risentirsi.

Mi fa specie leggere un commento del genere, essendo estremamente rispettosa tanto delle credenze religiose altrui, pur non credendo, quanto delle superstizioni popolari.





.come.fossi.acqua. ha detto...


Giulia, io non prego.
Comunico qualcosa, al più.
Fosse anche solo un sentimento.
Non ho la pretesa che ogni lagna o desiderio vengano ascoltati.
Perché non credo.

Ho una aspirazione a voler capire, e la mia estrazione è cattolica.
Pur non credendo, non ho mai rinnegato le mie radici.
La ritualità della "mia" religione e di altre mi incuriosisce.

Vado spesso in chiesa, anche quando viaggio.
Un bel paradosso, essere una sorta di praticante non credente.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Bulut, piace anche a me l'atmosfera delle chiese, ha un che di commovente, al di là di retoriche e luoghi comuni.

Grazie per l'augurio.
Un abbraccio!

Apprendista Nocchiero ha detto...

Non entro in chiesa, a meno che non ci siano eventi particolari, quali un matrimonio o simili o a meno che io non sia un turista intento a visitare la bellezza di determinati affreschi (non che mi colpiacano più di tanto, in verità).
Le volte che sono entrato mi sono limitato a soffermarmi sulla soglia, alzare lo sguardo e salutare, perché in fondo quella non è casa mia ed io vi sto entrando. Almeno salutare è d'obbligo.
Ma credere?
Quello è differente e non basta certametne un commento sotto ad un post per descrivere appieno ciò che credo.

.come.fossi.acqua. ha detto...

Apprendista, sulla questione del salutare hai ragione.
La mia posizione, ad oggi, è stata quella di sottrarmi ad una ritualità che mi appartiene, ma ho declinato per assenza di fede, per rispetto per chi ci crede.
Mi sembrava di appropriarmi di gesti e di ripeterli senza credervi, e di mortificarne il significato.
Di non averne più il diritto, per avervi spontaneamente rinunciato.

L'unico gesto che ho mantenuto nel tempo è stato quello di accendere, quando capita, una candela, per comunicare qualcosa.
Una fiammella, forse, in me è rimasta sempre accesa.
O forse no.
O forse divampa fuoco e non mi rendo conto di quanto.
Su questo mi interrogo, questi giorni.

E sto rivisitando la mia posizione sul saluto, che ho abolito per eccesso di rispetto, quasi in modo autolesionistico, per pudore, e che non sento la necessità di mantenere.

Sono stata a messa, nel senso che ho partecipato.
Le parole mi sono tornate alla mente e sono emerse dalla bocca, come un fiume.
La ritualità e la sua forza mi hanno persuasa nel tentativo.

Sul resto rifletto.
Non mi sforzo di convincermi.
Coltivo un dubbio che da tempo avevo accantonato, come se non mi importasse più.
E all'improvviso mi importa.