sabato 22 aprile 2017

TARTUFO E PORCINI


Sono stata in giro nei dintorni del mio paese, a Pasqua, e ho visitato questo posticino delizioso dove non ero mai stata.
La via crucis dei negozi che offrivano e vendevano prelibatezze locali è stata la parte migliore del giro.
Ho afferrato con gioia biscotti e biscottini dai cesti colorati, e pezzi di formaggio abbinati a composte e miele da ogni piatto e vassoio.
Finché non ho incontrato, dentro una scatolina, dei tartufi.
"Li vado a fare io stesso, sono locali", mi ha detto il proprietario del negozio con cui ho fatto amicizia.
Li ho comprati per un prezzo irrisorio, e li ho spolverati, ad oggi, su cacio e pepe come sul formaggio cremoso e le patate fatte in padella con il vino.
Oggi è la volta del risotto ai porcini.
Con quello che mi avanza, vorrei farci anche il souffle al cioccolato.
Mi piace l'accostamento anche con il fondente.

"Ho comprato dei tartufi!", gli ho detto entusiasta, di rientro dal giro.
"A me il tartufo non piace...", mi ha risposto.

Del lardo di colonnata che degli amici mi hanno portato dalla toscana ha detto la stessa cosa.

Che peccato dover mangiare in solitudine, a uso e consumo delle mie sole finissime papille gustative, questi prodotti magnifici.

Che peccato.

Mentre ne scrivo sento già la salivazione che aumenta.

Vado a cucinare il risotto.

Sento già il profumo del tartufo.

Che poesia il tartufo.

Lo mangerei a mozzichi.

2 commenti:

Apprendista Nocchiero ha detto...

Però è un peccato cucinare solo per se stessi.
Non è nemmeno cucinare.
Si cucina sempre pensando a qualcuno. Se lo si fa per sé, si sta semplicemente facendo da mangiare.

Bulut ha detto...

Ah, che fame a pensare al tartufo, i risotti, il lardo di Colonnata e tutte le altre delizie culinarie italiane... mi mancano!

Non che si mangi male qui, ma è diverso...