giovedì 18 maggio 2017
LE ASSOCIAZIONI MENTALI AL DOVERE
Tutto questo studio mi porterà a breve in città.
E il dovere va fatto, ma naturalmente ci associo il piacere, che in questo caso riguarda una mostra bella, una passeggiata lungo il fiume, il mio adorato cacio e pepe con vinello della Regione in uno di quei localini che mette i tavolini in strada, non troppo turistico, un po' di shopping mirato, la lente della reflex puntata al cielo insieme ai miei occhi, o macroscopicamente assorta nei dettagli che passano inosservati ad occhio nudo e distratto.
L'eccitazione sottile dell'esplorazione, persino nei posti che conosco come le mie tasche, non mi abbandona mai, e forse ne sono fagocitata ben oltre la mia volontà.
Il cambiamento incombe su ogni cosa, e scorre rapido e impercettibile, talvolta rovinosamente: è sempre un così gran privilegio assistervi.
Ho fame, sempre, di vita.
Di riempire gli occhi di bellezza.
Di scoprire ciò che ancora non conosco.
Non saprei rassegnarmi a vivere chiusa in un luogo, senza affacciarmi sul mondo esterno, per quanto critichi le sue dinamiche malate, per quanto ne soffra.
È il mio mondo.
Mi appartiene quanto gli appartengo.
Non riesco a concepire distanza, se non nei termini che mi consentono di coprirla.
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3 commenti:
Non riesco a concepire distanza, se non nei termini che mi consentono di coprirla.
Bellissima questa cosa! (e che acquolina in bocca per il cacio e pepe e vinello...)
^_^
Bulut, si chiama ostinazione, questa cosa.
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