lunedì 3 luglio 2017

GENTE CHE SE SPOSA



Siamo passati da un'amicizia ad una piccola e insignificante avventura nel giro di oltre un anno.
Un'avventura di quelle tardive, a fine estate inoltrata, di quelle che ci si vede senza impegno la prossima volta, che non è mai arrivata.
Per scelta mia.
Da allora ad oggi, nel mezzo, io ho conosciuto lui.
Nel mezzo, una foto profilo di coppia, di quelle in cui lei abbraccia stretto e trionfante l'uomo al proprio fianco (occorre precisare che io non ho mai avuto una foto profilo di coppia?).
Nel mezzo, un incontro fugace e fortuito durante le vacanze natalizie, il tempo di farmi chiedere perché avessi mancato l'appuntamento e di rispondere facendo spallucce.

Nel mezzo, qualcuno si è sposato con la donnina dall'aria di quella che ha vinto.

Io non ho vinto nulla.
Quello che è accaduto mentre lui era impegnato ed io libera, è successo perché lui ha disperatamente creato occasioni per evadere dalla sua asfissiante vita di coppia.
Ho ceduto dopo un annetto di tentativi e corteggiamento, perché mi piaceva, e credevo stesse chiudendo con l'altra.
Così mi aveva dato a credere.
Quando ha tergiversato, quando ho capito, mi sono defilata.
Già prima di conoscere qualcun'altro.

Non c'è bravissimo ragazzo che conosco che non abbia tradito, prima o durante il matrimonio, la propria compagna.
È solo una statistica personale, non posso estenderla al resto del mondo.
Tirando le somme (sempre su statistica personale, salvo eccezioni più uniche che rare), le donne che si sposano sono nella maggior parte quelle che, pur di sposarsi, si tengono le corna.
Che lo sappiano per esteso o facciano finta di non saperlo, riguarda solo il metodo con il quale gestiscono la rabbia per raggiungere l'obiettivo primo di indossare, almeno una volta nella vita, l'abito bianco.

Io non so quanto mi preme, nella vita, di sposarmi.
So perfettamente di star bene da sola, anzi, meravigliosamente, ma so pure quanto siano irrinunciabili i sentimenti per una persona, quanto il benessere a due gareggi a pieno titolo con quello che si raggiunge da soli.
Non credo che l'uno presupponga l'altro, o che l'uno escluda l'altro: ci può essere benessere in due mentre uno dei due non è in pace con se stesso, o vicecersa.
Quali regole vogliamo applicare al variopinto e fondamentale mondo dei sentimenti?
È il campo delle libertà più ampie che ci si possa concedere, e non ci sono contraddizioni che tengano.

"Ti voglio nella mia vita, voglio risolvere", mi scrive.
Sono seguiti mille litigi, acuiti dalla distanza.
Fraintendimenti, silenzi, parole feroci.

Ed io, posso risolvere?
Voglio risolvere?
È la paura della solitudine, a spingere l'acceleratore su certe scelte?
No.
Posso escluderlo con fermezza.
Io da sola sto da Dio.
Quanto più mi avvio da sola nel mondo, tanto più ritaglio il mio posto.
Da sola non sono mai davvero sola.
Instauro legami con facilità.
Faccio sempre quello che mi pare, come mi pare.

Quello che provo per lui, però, esiste e ha una sorta di autonomia: non vi esercito molto controllo.
Quel benessere che provo con lui, anche quando sto male, mi pare irrinunciabile.
La familiarità, intesa quale opposto di estraneità, è il tratto caratterizzante i nostri rapporti.
Più che affini, siamo emotivamente consanguinei, nei nostri sentimenti scorre lo stesso sangue color rubino.

E allora penso che vale la pena risolvere, amche se debbo cedere su alcune cose (ma non su tutto, diamine, la reciprocità è fondamentale), ma che non vale mai la pena perdere di vista se stessi.
Ammalarsi di dolore.
Affogare in mari di lacrime.
Meglio fare il morto a galla a mare, sempre, e guardare quanto immenso è il cielo sotto il quale tutti, ma proprio tutti, allo stesso modo, navighiamo a vista.






9 commenti:

Bulut ha detto...

E allora penso che vale la pena risolvere, amche se debbo cedere su alcune cose (ma non su tutto, diamine, la reciprocità è fondamentale), ma che non vale mai la pena perdere di vista se stessi.
[...]
Meglio fare il morto a galla a mare, sempre, e guardare quanto immenso è il cielo sotto il quale tutti, ma proprio tutti, allo stesso modo, navighiamo a vista.


Non potevi dirlo meglio...
...un grosso abbraccio,

sara-sky ha detto...

mi piace...vale la pena di risolvere.
Provateci, sul serio, con il 200% delle energie :)

.come.fossi.acqua. ha detto...



Bulut, se non fosse che mi è scappato un "amche" che dal cel non posso correggere...
L'ho scritto a luce spenta, questo post.

.come.fossi.acqua. ha detto...



Sara, quando vedo e conosco quello che c'è in giro, i difetti di lui mi sembrano tutto sommato più tollerabili.
L'ideale, però, sarebbe smussare i tanti​ spigoli di entrambi
Non sono una donna remissiva.
Peggio.

sara-sky ha detto...

beh penso che se tu fossi remissiva, non gli piaceresti ;)

Bulut ha detto...

L'amche l'ho notato anch'io... dopo!
Il cervello umano ha una sorta di meccanismo di correzione degli errori quando si tratta di lettura veloce (tipo, se scrivi buogniorno il cervello automaticamente corregge a "buongiorno")
Da una parte è una cosa veramente fichissima, dall'altra non ci si accorge degli errorucoli del genere o si prende, a volte, fischi per fiaschi.
La "correzione" di questi errori avviene solo nella/e lingua/e che padroneggi molto bene (e, per esempio, avviene anche quando ascolti un discorso e non si sente benissimo... i madrelingua riescono a capire anche in condizioni di rumore notevole e i non madrelingua no, proprio perché il cervello è "allenato" e riempie i "buchi" della percezione auditiva)
(scusa quando parlo di queste cose mi lascio prendere dall'entusiasmo!)

.come.fossi.acqua. ha detto...



Sara, è un testa a testa costante.
Se entrambi imparassimo a cedere, ogni tanto, non sarebbe male.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Bulut, gli inganni sono tali e tanti che se ne potrebbe parlare ora.

Pensa ai correttori di bozze, che fatica.

Guardachenonsonoio ha detto...

Vale la pena di risolvere anche se si sa già perfettamente come andrà a finire e si è ormai perfettamente consapevoli che pronunciare le fatidiche parole "te l'avevo detto" non è di alcun sollievo?