lunedì 29 gennaio 2018

SERATA RAW


Ho messo a scongelare due bistecche di salmone e ho aperto un Chianti.

Mi sto ubriacando di vino e libertà e solitudine, stasera.

CFA e io, l'una dentro l'altra e l'altra affacciata all'una.

Ho una fame di mesi da recuperare.

Ho quindi disteso le due belle fette di salmone crudo scongelato nel piatto e le ho assaltate.

Piatto, forchetta, coltello e salmone: l'essenziale per gli occhi e la bocca, e per il corpo che si riempie di soddisfazione.

Quando mangio il mio adorato RAW food da sola, senza occhi preoccupati che mi mettono ansia e voci che dicono "ma é crudo! Che schifo! É pericoloso" etc. mi pare quasi di godermelo di meno.

In verità, me lo mangerei a mozzichi, in questo momento, un salmone intero.



Il tailleur della laurea, che ho usato per l'occasione della vita, l'altro giorno, mi va largo.

Credo di essere tra i pochi esseri umani sulla faccia della terra a indossare ancora il maglione di lana grigio dei tredici anni degli anni '90, che allora era grunge ed oggi alquanto chic.

Una vita fa, i miei tredici anni.

La stessa innocenza e caparbietà di oggi, comunque.

L'immagine riflessa nello specchio si é evoluta, ma mi commuovo per le stesse cose.
Nello stesso modo.
Sono sempre io.
Sempre, sempre io.

Che dopo che ho finito di studiare, penso che ancora non so abbastanza, e dovrei studiare ancora.
E devo.
E voglio.
Che il mio bagaglio culturale rintraccia la radice fisica nei libri, ma si insinua in un sostrato immateriale - questa piccola valigia ricolma - che mi porto dietro nel viaggio della vita, che nessuno potrà mai strapparmi.
Perché devo ancora capire, di questa vita, tante cose, prima che sia tardi e finisca e non abbia più tempo.
Perché quando leggo la Costituzione, mi salgono le lacrime agli occhi, e mi ribolle il sangue nelle vene, come una scema.

Come una scema.

Sono anche questa, formato RAW, mentre a tu per tu con questo silenzio, perimetro il solco dei confini che debbo attraversare per evolvermi e sopravvivere.

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