venerdì 2 marzo 2018

IL TELE-TRASPORTINO



Oggi siamo stati a pranzo a casa dei nonni.
"E lui chi é?", domanda accompagnata da grandi sorrisi, perché é una creatura bellissima e fiera, e raccoglie sempre ampi consensi.

Ha scorrazzato in ogni dove, si é rotolato sul terrazzo assolato, ha perimetrato le stanze e circumnavigato ogni mobile.

Ha cercato di fare amicizia con il cane, mettendolo in soggezione e stabilendo con autorità il comando della situazione, e poi annusandogli la coda e le zampe.
Il cane, con una pazienza immane e un vago timore, non ha minimamente reagito.

Dopo pranzo, ho dovuto calare la creaturina incazzata nel trasportino, come i bambini capricciosi che non vogliono saperne di smettere di giocare e di andare via.

Mi ha tenuto il broncio fino a casa.
Sono uscita, poi, e sono rientrata.
Non é venuto a salutarmi vicino la porta, come fa sempre.
L'ho trovato ancora con il broncio dove l'avevo lasciato.

Il tempo di entrare in cucina e ho sentito dei rumori strani nell'ingresso.
L'ho trovato davanti al trasportino con lo sportello d'ingresso chiuso, uno sguardo significativo rivolto al mio indirizzo.

"É un trasportino, non un TELE-TRASPORTINO. Ti ci porto di nuovo questi giorni, dai nonni, dai...", gli ho detto (e voi non giudicatemi se gli parlo, interagisce meglio di parecchie persone).

Adesso dorme disteso in modo lascivo sulla coperta, facendo finta di niente.

Niente più broncio, mi ha perdonata.


2 commenti:

Bulut ha detto...

Un'altra mia storia di gatti.

Durante i miei anni universitari, una volta ho tenuto per una-due settimane un gattino nero (nero, nero,... pelo lucidissimo, poi, da gatto adulto).
Ovviamente, non riuscivo a prendermene cura e poi io credo che i gatti stiano bene solo se riescono anche a scorrazzare all'aperto, quindi, ho deciso di portarlo da mia madre e lasciarlo là, che sta in campagna e spazio per un gatto c'è sempre, fuori. E poi lo so, stavano bene i gatti là...

Quindi lo porto.

Mia mamma (e io) avevamo già un gatto, un misto con un siamese, che era il gatto di casa.

Oh, ma ci credi? A parte che i due non sono stati bene insieme (due maschi) per il poco tempo che si sono sovrapposti a casa, il gatto di casa, visto che l'altro gatto, all'arrivo, mi si spalmava addosso e si strofinava sui stinchi e piedi per ribadire il concetto di possesso dell'umana in questione (affettuoso come non era mai stato, di fronte all'ambiente nuovo e potenzialmente ostile), dicevo il gatto di casa mi ha, da quel giorno, ignorato.
Ovviamente si è sempre ricordato di me, ma l'offesa di portare a casa un gatto nuovo non l'ha digerita.
Non pensavo!

Comunque, è finita che il gatto nero è stato dato ad un'amica di famiglia, per via della competizione tra gatti, del fatto che due erano un po' troppi per mia madre, e che era così affettuoso con questa signora che lei lo ha voluto subito. Anche lei, aveva grande spazio in campagna, di sicuro ha avuto una buona vita (e sarà probabilmente già morto da tempo, statisticamente parlando... ma sono sicura che è stato bene).

I gatti sono decisamente gli animali con cui ho avuto più a che fare.
Che capisco meglio.
E che mi piacciono. (I cani non lo so trattare, troppo espansivi, i gatti sono discreti ed eleganti, parchi nelle loro manifestazioni, ma a me piace così).

Ora ho due bambini e nessun tempo... ma se un giorno ho di nuovo casa con giardino, di sicuro mi prendo un gatto! :D






.come.fossi.acqua. ha detto...


Sono animali speciali ;-)