lunedì 15 luglio 2019

SUSSURRI DAI SILENZI



Il rumore fresco della lattina di birra ghiacciata rompe il silenzio sacro della stanza.
Il cielo è grigio, e il ventilatore sulla scrivania, a un passo e mezzo dal letto su cui sono seduta, è spento.
E' la prima volta che lo spengo da che è cominciato questo caldo infernale.

Tiro sorsi dal bicchiere dorato e scrivo, come se non avessi mai distolto le mani dalla tastiera.
Il flusso dei pensieri è stato ininterrotto, ma ha assunto una veste grafica differente, di recente.
E' la prima volta da mesi che ho il portatile con me.
E scrivo, scrivo forte da questa camera di compressione obbligata.
Mi manca l'acqua, in molti sensi.
Avverto la forza di gravità che mi spinge verso il basso, ma un po' meno rispetto ai mesi scorsi.

Non è successo nulla, ed è successo tutto.
Un po' come la vita, che riserva sempre nuove fini e nuovi principi cui non ci rassegnamo mai per davvero, mentre ci ostiniamo a viverla come un continuum circolare e concentrico, che si esaurisce in se stesso e in se stesso trova principio, fine e continuazione.
Il punto di partenza e quello di ritorno riesco a vederli chiaramente, adesso, dopo averli persi di vista per un po'.
Hanno i miei occhi, i miei capelli fini da bambina, riflessi nello specchio di casa dei miei genitori.
Sempre quegli occhi lì, che puntano dritto, e se ne fottono delle zampe di gallina, delle code di scorpione, delle streghe che volano su scope sottili, e di stregoni pieni di sè.

Nel turbinio del mio mondo mi sono seduta un attimo, raggomitolata su me stessa, come un gatto con la coda attorcigliata attorno al corpo.
Mi risveglio, con gli occhi che faticano ad abituarsi alla luce, mentre la ricercano.
Mi guardo attorno.
Sono pronta a un nuovo slancio vitale.



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