giovedì 29 agosto 2019

IL CAFFÈ MATTUTINO


Mi intercetta appena sente la maniglia che gira, con le borse piene di libri e di generi di conforto vari ed eventuali, mentre vado a lavoro la mattina presto.

Sento la voce sottile ma ferma, che mi raggiunge nel corridoio, e mi domanda se ho già preso il caffè.

E no, non l'ho mai preso, questo benedetto caffè, e mi rallegra prenderlo con lei.

Spesso la trovo che stira, con il sorriso dolcissimo e nessun segno di fatica sul volto anziano.

È la gradevole presenza amica, dal sapore antico, perso nelle maglie del tempo, e ritrovata nello scomodo spazio di questo agosto.

Suor Teresa è diretta, ma con una delicatezza che profuma di rispetto, mai invadente.
Non si scandalizza della realtà che si muove e s'agita fuori da queste mura.
Scende, nei vicoli, rivolgendo parole gentili ai ragazzi che praticano la strada di questa città ostile e malfamata.
Crede fortissimo nella vita e nelle sole possibilità di riscatto e miglioramento.

Stamattina ci siamo salutate, all'alba dei rispettivi trasferimenti.

Mi ha messo un piccolo rosario luccicante tra le mani, per ricordarmi di lei.

L'ho abbracciata forte, con commozione.

Così ci siamo congedate.

Il ricordo più bello di questa terribile estate di lavoro sfrenato resterà quello del suo sorriso.





mercoledì 28 agosto 2019

RAINY ROUTINE


È il mio primo giorno di pioggia da mesi, e non ho una spiaggia vicina dove andare a camminare e distendere un po' le tensioni.

Ho solo una piccola finestra che rifiuta la città e porta lo sguardo al cielo.

E debbo farmela bastare per prendere ossigeno, a fine giornata.

Mentre rientravo in auto, stanotte, percorrendo strade buie e sconosciute, ripensavo a tutto quello che la giornata aveva portato con sé, e a ciò che io avevo introdotto in un anonimo giorno.

Uno di quei giorni di lavoro, cui ho dato, per una volta, una piega diversa.

"Ti ho conosciuto che eri una voce fuori dal coro", mi ha ricordato la voce dell'amicizia.

Che fine ha fatto la mia voce?
È soffocata.
La cattiveria ammala.
Ed io ho perso peso e salute in un modo che mi fa spavento.

Eppure ne sento ancora il bisbiglio, di quella voce.
Perché sussurro?
Sento ancora l'appetito nelle viscere, solleticato dalla vista e dal ricordo.
Quando ho smesso esattamente di mangiare, per ridurmi a nutrirmi?

L'ultimo anno è stato un anno di malessere profondo.
Di attriti, distanze, privazioni, stanchezza.

E per quanto possa sembrare desueto e inverosimile, un sentimento su tutti si agita, da un po', dentro.

Ed è uno di quei sentimenti che più ho odiato nel corso di questa privilegiata esistenza, cui oggi mi aggrappo per riemergere.

La noia.

È tale la noia per tutto questo malessere, che mi ritrovo all'improvviso a reagire.

La noia a che serve, in fondo, se non ad attivarsi per scacciarla?





domenica 25 agosto 2019

E NON SCOMPARIRE PIU'


Da me stessa, principalmente, facendomi perdere le tracce di quella che sono.

C'è un fiore che sboccia, al mio polso, intrecciato ad un laccio lavorato a mano, e mi incanta guardarlo nel suo movimento.

Ho la solita birretta fresca al lato della tastiera, su questo vassoio di bambù che uso per scrivere, lavorare, studiare, fare colazioni e pic nic serali a letto, e sotto il quale trova sempre rifugio una creatura morbida e pelosa in cerca di coccole.

Il nuovo taccuino degli appunti è già pieno di inchiostro.
L'ansia della carta bianca non mi appartiene.

Dove andrà a finire tutto questo inchiostro, quando non ci sarò più?
L'eredità che lascio è gravosa, su chiunque ricadrà.

Ieri mattina sono scesa presto al mare a fare una passeggiata.
Si scende al mare, qui, e non solo per la conformazione fisica della strada che vi conduce.
La distesa d'acqua è sempre lì, immutabile, certa e confortante.
Il profilo delle montagne e delle colline sta rapidamente cambiando, invece, anche se resta inconfondibile.

Il tempo sgretola le cose, e ne muta la forma, ma l'essenza che traspare e pulsa è sempre la stessa.
Nei luoghi come nelle persone.

Un po' come l'acqua, ci si adatta ai nuovi contenitori e alle nuove estensioni di volta in volta disponibili.

E, come fossi acqua, continuo io stessa a scorrere tortuosamente dove trovo spazio, o ricavandomene uno, senza mai dimenticare la strada percorsa sinora.