domenica 15 dicembre 2019

UN PICCOLO SPAZIO PER L'ORDINE INTERIORE


Il wek end sta scorrendo all'insegna di attività basilari e necessarie.

Dovevo fermarmi per fare ordine e chiarezza.

Ho fatto amicizia con una nuova macchinetta automatica del caffè che non dà resto (c'è scritto a caratteri cubitali, per sottolineare che la tua necessità potrebbe comprendere una lauta mancia).
In compenso l'espresso è buono, ed è quasi il doppio rispetto a quello che mi eroga la macchinetta a lavoro.

Ho recuperato spazio vitale, per riflettere, fondamentalmente, oltre che per occuparmi di ciò che in settimana resta in sordina, in attesa di tempo ed energie di cui non dispongo.

Ho un misto di allergia e influenza, gli occhi gonfi, il naso chiuso, ma tutto sommato sono abbastanza vitale.

Fuori dalla finestra, oltre le pagine di questo libro, c'è un cielo azzurro striato dalle scie bianche degli aerei.

All'interno, un piccolo bucato a mano che finisce di asciugarsi sui termosifoni.

Ho formalizzato il mio intento di studiare per un nuovo obiettivo, e entro fine giornata deciderò se formalizzarne un secondo.

Niente altro che uno dei piani b precostituiti nel corso del tempo e mai percorsi, ma mai accantonati.

Non sempre le scelte ai bivi della vita inducono a percorrere strade che non consentono di guardarsi indietro.
Certi bivi restano lì, viene solo posticipata la svolta a un altro momento della vita.
Si percorrono cicli di vita e poi si torna al punto di partenza, ma con più solidità, e nuove opportunità che si incardinano sulle vecchie.

Mi domando se sia questo il caso, e nel frattempo valuto se lanciare la monetina, cosciente del fatto che dovrò agevolare una caduta proficua attraverso una mole di studio consistente.

Quanto spazio debbo fare ancora nella testa per tutto questo studio?

Mi sento come la memoria del mio cellulare, perennemente in bilico tra il 95 e il 99%, in affanno per cancellare cose inutili che mi occupano la mente.

Come si vive la vita come se fosse una nuova vita ogni giorno?
Abbiamo un passato e una memoria che ci connotano e ci indirizzano nel presente, ma fino a che punto è esperienza e oltre quale è solo un pesante bagaglio?

2 commenti:

Enzo ha detto...

Ti leggo e penso ad una vecchio disco di Francesco Guccini, Stanze di vita quotidiana. Non so se lo hai fatto consapevolmente ma questo testo è drammaticamente bello; quanto al dubbio finale ti rispondo secco, per me è stato un bagaglio pesante e ingombrante finora.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Enzo, ho solo buttato giù due righe, per fotografarmi nella stanza, in quei pensieri.
Però grazie, sei gentile.

A volte mi chiedo se per sgravare certi bagagli ci sia unamisura diversa rispetto alla strafottenza.

Se un equilibrio tra i pesi sia possibile