sabato 2 maggio 2020

"MI SENTO SERENA"



Maggio è il mese in cui tutto cambierà.

Anche per la mia piccolissima e insignificante esistenza, numero tra numeri, filo d'erba tra milioni di fili d'erba che ondeggiano al vento, restando attaccati fermamente alla propria radice ben piantata nel suolo.

Ecco, io ondeggio, e tanto, come tante volte prima di adesso è accaduto, ma ho una radice forte.

Io sono forte, anche quando me lo dimentico.

Recupererò le energie e starò bene, ma adesso no.

Non sto bene.

Per fortuna lunedì non debbo rientrare fisicamente a lavoro.




Non so ancora se questo blog, che registra gli ultimi dieci anni circa della mia vita, vedrà chiusure temporanee o definitive, di qui a breve.

Ancora non so dirlo.

Ci sto riflettendo, ovviamente, per scriverne.

In fondo cos'è se non un altro pezzo di me che lascio andare?

Forse l'ultimo.

Io non sono una che distrugge e butta via, sono una che costruisce e ricicla.

Ma è da un po' che ormai, guardando a me stessa, salvo un piccolo nucleo rimasto intatto ed incorrotto, e limpido e lucente, in fondo in fondo, il resto è pieno di spaccature.

Sanerei questi solchi con l'oro se fossi una ceramica giapponese, e metterei di nuovo insieme i pezzi; ma io sono più una tazzina di caffè espresso, di quelle che si usano tutti i giorni a casa, e che quando si sbeccano e vanno per forza messe via ti piange il cuore.

Perché prima di rompersi erano così belle.
Un'abitudine accogliente per la vista e per il tatto.

E poi, d'improvviso, non lo sono più.
Il caffè caldo scivola via attraverso le spaccature, e cola sulle mani, e le ustiona.

E non è colpa del caffè.
Non è colpa della tazzina.
Non è colpa di nessuno.

È che ci sono delle spaccature, ormai, e sono profonde.

Passano da parte a parte.

Magari la tazzina è caduta accidentalmente.
Oppure qualcuno l'ha proprio sbattuta a terra con l'intento di romperla, senza però riuscirci completamente.

Poco importa.

Una tazzina con le spaccature non riesce più a contenere il caffè bollente.

Va messa via.

Ed io, alla fine, sono davvero la tazzina, o sono il caffè bollente?

Sono il contenuto o il contenitore?

Un contenitore che ha pure la valenza di contenuto?

O sono qualcosa di ancora più volatile e inafferrabile, come l'aroma del caffè?

So che qualunque sia la mia natura, la sua esteriorizzazione non riflette che piccoli frammenti del tutto.

Frammenti che cambiano colore al mutare della luce, o se accostati l'uno all'altro.

E che talvolta si legano tra loro, talvolta confliggono.

Quando imparerò ad abbracciare senza dolore le mie contraddizioni?

O le guardo forse con troppa tenerezza?

Io davvero non so dirlo.

Non so dire più niente.














4 commenti:

UIFPW08 ha detto...

Ottima riflessione.
Buon fine settimana
Maurizio

Bulut/Nuvola ha detto...

Del blog decidi liberamente. Mi mancherà leggerti, ma tu devi fare quello che ti senti per te stessa.

Spero che quelle spaccature si saneranno.
Mi viene in mente che la forza degli esseri viventi è che hanno questa capacità di rigenerarsi, di guarire le proprie ferite...
Una tazzina, per quanto funzionale e bella, è un oggetto creato da un uomo...

Forse tu sei l'aroma del caffe? :)

Concentrati sul fatto che hai delle radici forti, che sei forte.

Ti mando un abbraccio :)

.come.fossi.acqua. ha detto...

Un abbraccio a entrambi..

sara-sky ha detto...

i commenti precedenti hanno già detto tutto. Nulla da aggiungere, se non un abbraccio forte.