giovedì 31 marzo 2016

"PIACEREI AI TUOI..."



Questa poi...
Rileggo per caso il messaggio che avevo letto di sfuggita ieri, e trovo questa chicca.
Una frase del tutto fuori luogo.
Un interesse che non ho alimentato e continua a svilupparsi mio malgrado.


Ho fame, ma sono inappetente da giorni.
Mi é cascata a terra la pinzetta e si é rotta: devo comprarne un'altra.
Lo scarico in cucina si é otturato e l'idraulico ha il telefono staccato.
La vicina é ai fornelli, si sente profumo di sugo con lo spezzatino.
Ed io ho la nausea, ché deve venirmi il ciclo.
Peró una fetta di pane con il sugo bollente la divorerei, in questo momento.
Devo andare a fare la spesa, e passare in banca, e finire dei lavoretti a casa.
Mia madre dice che viene a darmi una mano per lo scarico.
Ho fame.
Che nausea.


Ci sono le parole del buongiorno cui non riesco ad abituarmi, ed il buongiorno in sé che invece si é insinuato nelle mie giornate.
Questo profumo di spezzatino é insopportabile.
Ad un "raggiungimi" é seguito un "non posso" sofferto.
Non mi fido delle parole, mi fido solo dell'istinto.
Non vedo chiaro, ora, peró.
Sono sicura che una fetta di pane ricoperta di rosso e succulento sugo con lo spezzatino, scioglierebbe ogni dubbio o lo precipiterebbe nel dimenticatoio della digestione.
Potessi digerire quest'ansia, che invece torna su e mi si strozza in gola.











mercoledì 30 marzo 2016

DI PROPOSTE STRAMPALATE E ALTRE IPOTESI SIMILARI



Certi giorni ricevo proposte talmente strampalate che non so come reagire.
Nel dubbio mi nego e mi defilo.
Il che, invece di indurre alla desistenza, porta all'insistenza.

Certi giorni incrocio persone che mi hanno usato gratuitamente delle azioni meschine, e che fanno finta di non vedermi per non salutarmi, e usano altri come paravento per camuffarsi.
Ed è triste.

Certi giorni faccio quello che per me è la normalità, mentre per qualcuno è una follia nella quale vuole farsi trascinare.
Da me.

Aiuto.


DI RICHIAMI BLU



Mentre pensavo "non dovrei fare questa c...", stavo già con i piedi penzoloni dall'altra parte, affacciata al mare, con un sorriso largo così.

Ed è proprio questa la parte che mi piace di più di me stessa: la parte irrecuperabile, quella tarata, quella sfrenata, quella che comprendo solo io.


martedì 29 marzo 2016

LA LEZIONE DI YOGA



Da scettica ho provato.
Non male, ma non ricordo i nomi delle parole che indicano come allinearsi.
Non ricordo i mantra, anche se li ho rivisti in macchina con uno degli amici con cui sono andata.
E nel momento di relax, in cui ci ha fatto stendere e mettere una coperta addosso, fantasticavo su un pic nic notturno in spiaggia, con vino e candele, da improvvisare con una persona.
Mi sono svegliata dal sogno ad occhi aperti e ho pensato che forse non é il genere di pensieri che dovrebbero nascere al termine di una lezione di yoga.
Peró due verdurine croccanti, un vestito carino, della biancheria sexy, a ridosso del mare...


Vaneggio.
Ed é un vaneggiare congiunto dal quale dovrei presumibilmente distogliermi, ma non riesco.
Il pensiero é dirottato, e in questo momento mi godo la deriva folle.
Che poi la parte folle sarei io.
Non ho idea di dove questa situazione mi porterà, ma non ho molta voglia di starci a pensare.



lunedì 28 marzo 2016

QUANDO SMETTI DI RESPIRARE



Non è come quando vai in apnea, immerso nel tuo mondo a consumare quel po' d'aria che hai accumulato per resistere all'asfissia.

L'apnea è temporanea, un mero attimo di riflessione prima di tuffarsi di nuovo nell'aria.

Tutto può sempre ancora accadere.

Non esistono scelte incontrovertibili.

Lo dimostra la vita.

Te lo sbatte in faccia la vita.

Quando credi sia la fine, si apre un inizio.

Finché non smetti di respirare, ogni fine equivarrà sempre ad un nuovo inizio.

E questa è solo un'apnea.

Questa, per me, è solo una banale immersione in apnea.


PICCOLA FUGA IN JEEP



Decimati dalle vacanze - chi é partito, chi é depresso, chi ha mangiato troppo - ci siamo incontrati fuori un locale, ieri sera, a bere una birretta.


Io, una birretta, in verità, ché gli altri nemmeno quella.


E anche un piatto fumante di spaghetti al pomodoro con polipetti, deliziosamente offerto dalla cucina.


"Ho fame! Andiamo al pub americano?", ha detto un amico.


Gli ho suggerito di approfittare della pasta con i polipetti, decisamente superiore allo junk food, ma nulla, ci ha caricato sulla jeep e ci ha trascinato al pub.


Gli ho chiesto di farmela guidare, ma ha opposto, al solito, una scusa.


Certi uomini, se non rimanessero schiacciati sotto il peso del sessismo piú assurdo, se ne vedrebbero meglio, nella vita, in generale.


E lui, nello specifico, é davvero un gran bravo ragazzo, ed é un peccato che sconti questo retaggio, lo pregiudica.


Dopo la cena-spazzatura, dovevamo tornare al parcheggio per recuperare la mia macchina, ma ho proposto di andare a vedere la Via Lattea da un promontorio a ridosso del mare, incastonato in un punto dove non c'é illuminazione artificiale e le stelle sono talmente vicine da rimanere estasiati.


Naturalmente mi hanno guardata scandalizzati e mi hanno detto di no, in prima battuta, salvo poi salire in macchina e dirmi: andiamo, guidaci tu!


Abbiamo preso uno dei tratti di costa piú belli, uno dei miei circuiti personali, e li ho dirottati altrove, alla fine, perché un'amica stava poco bene e non potevo portarla lassù a prendere freddo per guardare le stelle.


"Non puoi accelerare un po'?"
"No, é pericoloso... Ci sono le curve, il limite bla bla bla, qui ci ho fatto un incidente e bla bla bla..."
"Non mi fai guidare, almeno accelera! Come puoi incasellarti in una vita a cinquanta all'ora? A me sta venendo l'orticaria!"


Ha detto che potrebbe farne un romanzo autobiografico, con questo titolo.


Ed io, se dovessi dare un titolo a un romanzo autobiografico, quale sceglierei?


"Una buona tenuta di strada"?
"Una buona tenuta di strada con schianto finale"?
"In curva"?
"Rettilineo mai piú"?
"A tavoletta"?
"Fuck the velox"?


Non saprei, e non mi sembra urgente rifletterci.
Non posso permettermi un'autobiografia, al momento.
Devo aspettare che i miei genitori invecchino un altro po' prima di rivelare loro certi fatti...













domenica 27 marzo 2016

LA DIETA C.F.A.



Dice che ha incontrato un'amica che gli ha detto che da un po' di tempo lo vede cambiato.


"Hai il viso luminoso, gli occhi vivi, sembri ringiovanito... Che stai combinando?"


"La dieta vegetariana..."




Dico che é passato un amico a trovarmi a casa.
Ed ero in tuta, il cappuccio della felpa calcato in testa, di corsa.


"Ti trovo in gran forma..."
"Mi prendi in giro? Sono in condizioni pessime!"
"No, é quel sorriso che hai, é smagliante... Cosa é successo?"


"Mah, nulla di che... Sará la dieta vegetariana!"


Sono scoppiata a ridere da sola e a quel punto credo abbia seriamente pensato che sia uscita pazza.


Che poi, piú che vegetariana, é reducetariana, o come si chiama.
La carne ogni tanto la mangio, ma le verdure...


Peró, vabbé, non era la dieta a base di verdure l'argomento del post, in realtá, s'è capito.





sabato 26 marzo 2016

LA FOLLIA E L'ORDINARIO



C'é questa alterità tra follia e ordinario, come se dovessero rimanere piani distinti, che possono al piú incontrarsi per caso e sovrapporsi, senza mai compenetrarsi.


Quel che credo é che la follia, quella positiva, intesa come predominio delle emozioni forti sulla pacata razionalità del ragionamento, possa tranquillamente calarsi nell'ordinario.


Diventare ordinario.


Mescolarsi ai doveri e alle responsabilità senza sopraffarli, senza essere sopraffatta, in un equo compromesso.


Invece viene tenuta fuori la porta, come se fosse una cosa sconcia, da relegare ai momenti inopportuni della vita.


C'é tanta opportunità, invece, nel lasciare spazio ai sentimenti, nel tenerli vivi, invece di lasciarsi spegnere da un ordinario quotidiano che non si accetta.


Come puó, allora, la follia, diventare una valvola di sfogo, una fuga temporalmente limitata dalle catene di un ordinario che non si riescono a spezzare?


E come diamine mi ritrovo, ogni volta, io, ad essere esponente qualificata della follia in un mondo di presunti ordinari che collassano sotto il peso delle proprie scelte?


Come può la mia libertà risultare al tempo stesso così attraente e così terrificante?











giovedì 24 marzo 2016

VORREI AVERTI CONOSCIUTA PRIMA


E penso a chi mi ha conosciuta prima, e a quanto questo non abbia cambiato il corso delle cose.

Ho dei timori atroci, e riguardano soprattutto me stessa.


SEMIFREDDI VELOCI



"Ceniamo insieme stasera? Ho voglia di cucinare per qualcuno..."
"Cosa porto?"
"Nulla, vado a prendere un po' di pesce fresco, il vino ce l'ho..."

"E questo quando l'hai preparato?"
"Quando ti ho chiamato per chiederti a che ora venissi"
"Mezzora fa?"
"Eh..."
"Ma che dolce è?"
"Avevo della roba in casa, ho improvvisato!"


E' tornato per finirlo a colazione, la mattina dopo.

E nulla, ho rimesso mano ai fornelli, di nuovo, dopo tanto tempo.

In realtà ha fatto da cavia, avevo timore di averci perso la mano del tutto, a cucinare qualcosa di più, e volevo impratichirmi per non fare brutta figura se...

Eh, perché c'è un se che mi passa per la testa, ultimamente.

In queste cose sento decisamente il peso della tradizione e del retaggio culturale.
Pure il peso della fame incide.
L'amore per il gusto, per il cibo come si deve... e si, via, c'è qualcuno che mi piacerebbe si fermasse a mangiare a casa.

Qualcuno per cui mi piacerebbe cucinare.

Che di farmi portare a mangiare fuori mi annoia, dopo un po'.


TANTE BELLE PAROLE E TANTO SONNO



Non ci credo alle belle parole, tutto qui.
Anche se sorrette da gesti altrettanto belli.

Non credo a nulla, e dormo poco.

Sento e leggo cose, questi giorni, che mi gratificano, certamente, ma mi mettono un po' d'ansia.
Il buongiorno, pure, stamattina.
Presto, diciamocelo.
Troppo.
E mi addormento tardi, ecco perché ho sonno.

E ho voglia di prendere la macchina e sconfinare da qui.

Preferisco macinare chilometri invece che consumare giga.





MA VERAMENTE "True Love Waits"?



Io ho una teoria diversa.

Perché, nell'attesa, l'amore vero può pure decidere di sposarsi con un'altra, che mozzica saporitamente la tua mezza mela fino al torsolo, e non c'è un cazzo da fare: game over!
Ti ci devi rassegnare.

Come quando mi chiedono di te e di quanto sono belli i tuoi figli, che nessuno sa di quel che è successo tra noi due e dà per scontata la mia fottutissima gioia nel parlare del tuo nucleo familiare che poteva essere il nostro.
Di quei figli che potevano essere i miei, avere il colore dei tuoi occhi, il nostro naso.

Ecco.

La gente ti fa domande moleste senza sapere che lo sono.
E tu stai lì, con un bicchiere di vino in mano a sorridere come un'ebete che non ha capito bene la domanda, salvo dire "si si", "no no", "certo certo" e voler mandare affanculo l'interlocutore ignaro, che non ti fa nemmeno prendere aria, perché la beve tutta per sparare cazzate.






mercoledì 23 marzo 2016

DI APPARENZE INSOSTENIBILI



Sono splendide, alcune apparenze.
Sbrilluccicano, si fanno credere, si fanno invidiare.

E sono solo apparenze, in fondo, anche se talvolta si confondono con la sostanza, fino a coincidere, agli occhi degli altri.
E, tra queste, certe sono davvero faticose da sostenere.


NON CI CREDO



Ho sbirciato una foto che non dovevo e la sorpresa è stata di una crudeltà tale che un film, come al solito, alla mia vita, ci fa un baffo.

Sarà suggestione, sarà una coincidenza, o qualunque altra cosa sia, ma non è normale, in ogni caso.

Ho ricevuto complimenti inaspettati, che non merito.

Sono successe cose alquanto imbarazzanti, e un po' mi scappa da ridere, un po' ho l'ansia.

Un po' nel senso che si è fisicamente collocata tra lo stomaco e la gola e tra poco rischio di sentirmi male.

Non riesco nemmeno a fumare.


martedì 22 marzo 2016

DI GIORNI PAZZESCHI E ANOMALI



Forse l'anomalia, dopo un po', comincia ad avere il sapore della normalità.
E la soglia di tolleranza all'adrenalina - o quella dell'assuefazione - si alza sino a diventare insostenibile la sua assenza.
Sino a divenire tutto insostenibile, in sua assenza.


É stata una giornata particolare ed io non sto bene e non sto male.


Sto qui, in compenso, a riflettere su quanto mi sono incasinata la vita e a quanto non mi voglia incasinare la vita e a come finisca sempre per incasinarmela.


Mannaggia l'ansia.

lunedì 21 marzo 2016

NARCISI SELVATICI, ORCHIDEA E TULIPANI




In principio c'era lei, la magnifica orchidea, con quello slancio innato dello stelo verso l'infinito.
Sono fioriti i narcisi selvatici, ed era uno spreco che il loro profumo si dissolvesse nell'aria senza che nessuno lo annusasse, così ho messo anche loro in cucina.
Quando rientro a casa, il profumo mi inebria già dall'ingresso.
E adesso stanno per fiorire i tulipani, e lasciarli fuori significa non osservare tutte le sfumature di forma e di colore che assumono mentre sbocciano.

Sul tavolo della cucina, attualmente, ho un giardino fiorito.

Ed è bellissimo!

domenica 20 marzo 2016

UN TUFFO DOVE L'ACQUA É PIÚ BLU E QUALCOSA DI PIÚ



Ho guardato tutto quell'azzurro e ho pensato a quegli occhi profondi.
E alla bocca che é sotto quegli occhi, elegante e ben fatta.


E si, un tuffo me lo farei volentieri.


Solo che quando mi tuffo, io, dall'acqua non ho voglia di uscire mai.


Nuoto, galleggio, mi immergo, esploro in apnea ogni angolo...


In acqua sono sempre accadute un sacco di cose, quanto sulla terra ferma.


Ed io non so se ho piú polmoni o piú branchie, talvolta.


Prima o poi mi spunteranno le pinne.



sabato 19 marzo 2016

CON TE MI DIVERTO SEMPRE





Solo che non é che ci vediamo la sera o nel tempo libero: ci vediamo per lavoro.
E di questo parliamo buona parte del tempo, anche.
Il termine "divertimento" calza poco, ecco tutto.


A meno di non essere una pagliaccia integrale e di non far ridere la gente che mi circonda, senza rendermene conto.
Ho una vis comica tale?


Ha aggiunto, poco prima di salutarmi, che ha un debole per me.


Ed io non so come pesare queste parole.


Mi ha proposto di passare una giornata intera insieme in giro per mezza regione, con la scusa del lavoro, pure.


Vuole che lo intrattenga perché da solo si annoia, o vuole un'occasione di tipo diverso?


Ed io, che diamine voglio?





DI LAVORI E INCONGRUENZE MENO MANIFESTE



Mi ha proposto di fare colazione insieme e gli ho detto di passare a casa che gli preparavo un caffè, che di uscire non se ne parlava.
L'ho accolto in pigiama, il cappuccio della felpa calato sugli occhi per ripararli dalla troppa luce.
I suoi modi sono sempre avvolgenti, il suo tono di voce basso e calmo rassicurante.
E' davvero gradevole svegliarsi così...

Finita la colazione, è andato via, ma è ritornato più tardi per aiutarmi a montare dei mobili a casa.

Mi ha insegnato ad usare il trapano.

Doveva tornare lui dalla notte dei tempi della mia vita per insegnarmi questa banalità per la quale nessuno si è mai prestato.

Ho imparato in un attimo, e lui ha aggiustato, al solito, le mie incongruenze manifeste, riservandosi di mettere mano ad altre, all'occorrenza.

Se lo amassi sarebbe davvero perfetto...
E questa cosa mi fa arrabbiare con me stessa, perché i suoi comportamenti mi fanno riflettere tanto, ma i sentimenti non si improvvisano, ed io non ne provo, in questo momento.

E' una situazione strana, che gestisco senza sapere come.

Sono successe così tante cose da allora, che lui nemmeno immagina, che non può sanare, cui non posso porre rimedio io.
Cui in realtà non voglio porre rimedio, forse.
Come si fa?

Anche se ieri ho avuto una mezza perplessità.

Giusto mezza, non intera, mentre facevo buchi nel muro che si sbriciolava a polvere sotto la spinta della punta del trapano, e avvertivo la sua presenza, dietro le mie spalle, riempire la stanza.

E' bello guardarlo all'opera, mentre si sporca le mani in jeans e camicia, e applica il suo entusiastico ordine al mio sciagurato disordine.

E' bello che i suoi modi di fare non mi affatichino, che mi sollevino, perché non è tutto solo rimesso a me.

E' bello essere amici, oggi, come lo volevo allora, e come lui non ha voluto.
E' a me che ha dato ragione il passare del tempo, non al suo orgoglio.
Anche se aveva le sue ottime ragioni, ieri, per non volermi nemmeno come amica.

E' bello che le persone cui mi sono legata tornino sempre nella mia vita, anche quando tutto sembra perduto.







giovedì 17 marzo 2016

ONDATA PERFETTA



In radio, mentre rientravo da lavoro, passava questa ondata perfetta.
E mi è salita la tristezza, e di nuovo ho pensato a quanto siano fluidi il passato ed il presente, quanto certe dinamiche siano destinate a ripetersi o non ripetersi più, alla rilevanza del mio libero arbitrio di fronte alle circostanze specifiche che mi mette davanti la vita.

Di quanto effettivo potere di scelta posso godere?
Quale posizione mi rincresce di più assumere in questa vita e in quale mi rifugio?
Quanto sono obbligata ad una scelta rigida in questo senso?

I confini nei quali mi muovo sono decisamente più labili di quelli stretti attorno a chi sceglie di chiudere in categorie predefinite la propria esistenza, e questo non per polemizzare gratuitamente, ma per presa di coscienza personale.

Ed oggi non so se voglio continuare ad essere quella che sono stata per tanto tempo, sotto un profilo strettamente lavorativo, perché mi piacerebbe dedicarmi ad altro che fino ad oggi ho trascurato e che potrebbe darmi altri tipi di soddisfazione.

Non mi sento vincolata, ecco.

Tutto qui.

Non lo sono.

Mi sembra di avere la possibilità di poter scegliere, oggi, di fare un po' quello che mi pare.


RESISTENZE QUOTIDIANE





Dice che anche oggi mi ha resistito.


Gli ho detto di portarsi il costume, la prossima volta che passa dalle mie parti, che dopo il lavoro lo porto al mare.


Il vicolo cieco é molto ben apparecchiato.
Ed io, per la miseria, sono fatta di carne e ossa.

mercoledì 16 marzo 2016

IL BELVEDERE



Ci siamo visti accampando entrambi le solite amabili scuse.
Ha in sostanza aspettato che finissi il mio lavoro, per raggiungermi, perché in realtá poteva andare anche prima, e da solo, a fare questa cosa che non era necessario facessimo insieme.
Mi ha offerto il braccio per scendere dei gradini in pietra, in questo posto fuori dal mondo, ed io l'ho stretto forte, attenta a non scivolare giú dai tacchi.
"Quanto sei bella...", mi ha detto guardando il vestito serio sotto i lembi del cappotto aperto, e gli ho risposto che mi ero messa in tiro per il lavoro.
Il che, di per sé, era vero.
Ha replicato che lo sono sempre, bella.
Ed anche se non é vero, é carino sentirselo dire in questo modo.
Ho sentito le sue braccia scorrermi addosso e stringermi e abbracciarmi piú e piú volte, ed é stato piacevole ed imbarazzante al tempo stesso.
Il lato piacevole é decisamente prevalso, come prevale ogni volta che ci passo del tempo assieme e si stabilisce un contatto fisico.
L'avrei baciato volentieri, sotto un vecchio portone di quelli davanti ai quali siamo passati, immersi solo nel silenzio della pietra e nel rumore della pioggia, ma ogni tanto sbucava un vecchietto da qualche casina, salutandoci con curiositá.
Si era informato in anticipo su un ristorantino carino nella parte vecchia del paese, prenotando un tavolo per pranzo.
Prima di andar via, mi ha voluta portare dove c'era il belvedere.
Un uomo passeggiava con il cane, che a tutti i costi ha voluto socializzare con noi.
Dopo 10 minuti di inutili chiacchiere siamo andati via, con il cane che ci ha scortato fino alla macchina.
Le mie mani, in auto, diventano un suo giocattolo, ed io arrossisco come una ragazzina, volgendo gli occhi altrove, mentre le stringe e le accarezza.
Ci siamo salutati calando il sipario su questa cosa che somiglia tanto alla quotidianitá di un rapporto che tale non é, e che é invece distante anni luce.
Ed io ho mille perplessità, mentre il corpo non ne ha una.







martedì 15 marzo 2016

UOMINI VARI, EVENTUALI E MAI PIU'



"Ma quello è il figlio di X!"
"X chi?"
"X il fratello della cugina di tuo padre..."
Stavo bevendo e mi sono quasi affogata.
Quel cretino, un po' di tempo fa, si prese una cotta e mi portò dei pasticcini dove lavoro, finché non gli feci capire che non era aria.
"Ma quello che lavora a Y, sposato, con un paio di pargoli?"
"Siii lui!"
"Ma sei sicura?"
"Certo! Perchè?"
"E' un cretino..."
Non ho potuto spiegare a mia madre che ha cercato di rimorchiarmi, sennò succedeva un casino.
Per loro certe cose succedono solo nei film alla tivù, ed io non vorrei svezzarli da questa sorta di innocenza che li preserva dalle brutture del mondo.



Il mio ex è una persona eccezionale.
Ci sentiamo quotidianamente, o quasi, ormai.
Trascorriamo del tempo insieme, andiamo all'Ikea, e facciamo altre cose che forse si approssimano più alla vita di coppia che alle due vite singole nelle quali siamo immersi.
L'altro giorno siamo passati per la spiaggia dove ci siamo baciati la prima volta.
Mi ha abbracciato mentre, mettendo un piede in fallo, stavo per rovinare a terra, tirandomi su.
Non ho provato nulla, mi sono irrigidita, e ho stretto forte la cicca della sigaretta tra le mani per non farla cascare nella sabbia.
Ha la mia stima, il mio affetto, il mio rispetto, la mia amicizia, ma non il mio amore, che sarebbe tutto quello che occorre, se ci fosse.
Semplificherebbe tutto, un amore del genere, ma la mia vita è complicata, come lo sono i miei affetti.
Siamo una squadra vincente, insieme, nulla da dire.
E stiamo facendo squadra anche adesso, fortissimamente.
Di questo gliene sono grata.



Mi ha scritto a notte fonda per sottolineare quanto l'avesse lasciato di sasso la mia decisione di rientrare a casa prima e in compagnia.
Ho lasciato l'equivoco in sospeso, e ho risposto il giorno dopo.
Mi ha chiesto di vederci, ho risposto che magari ci sentivamo più tardi.
L'ho appeso ad un forse che si è risolto in un silenzio significativo.
Non ci siamo visti.
Non contento, mi ha scritto l'indomani, facendo illazioni su presunti impegni di tipo lavorativo che mi avrebbero trattenuta altrove.
Ho risposto che mi hanno trattenuta altri tipi di impegni, aggiungendo un occhiolino e augurandogli una buona giornata.
Ha mangiato la foglia e mi ha salutata senza aggiungere altro.
Nella vita si sceglie, e lui ha scelto di avere una fidanzata che non sono io.
Questo, prima di ogni altra cosa, dovrebbe rispondere ad ogni tipo di domanda e perplessità che sorgono nella sua testolina bacata.



A proposito di uomini impegnati, c'è un altro tipo che vedrò per lavoro, se la giornata lavorativa che mi aspetta seguirà una logica consona e non mi terrà impegnata buona parte del tempo.
Sto passeggiando in gran tiro sul filo del rasoio, con lui.
E non lo so davvero come diamine andrà a finire.



Mi sento nel bel mezzo del nulla, con gli uomini, in questo momento.








lunedì 14 marzo 2016

TUTTO QUELLO CHE OCCORRE



Quel che mi occorre è tutto qui, nella mia testa, organizzato per argomenti distinti, ma fluidi, vivacizzati da milioni di collegamenti.
Il cervello lavora da sé, a un certo punto: ogni sollecitazione esterna viene elaborata in automatico e incastonata in questo complesso gioiello che è l'intelletto.
Le sfumature della coscienza, pure, fanno la loro parte.

E le parole sono il mio strumento per tradurre tutto questo, non c'è dubbio.
E' sempre stato così, da che ho memoria.
Solo che prima queste parole rimanevano chiuse nei cassetti, o riversate pudicamente sulle pagine dei quaderni a scuola, dove venivano abbondantemente bistrattate.
Finché non arrivò lei, l'insegnante del nord Italia, solo per un anno, ad appiccicare dei gloriosi nove sulle pagine dei temi svolti nella scuola a conduzione familiare del paesello, dove potevano immeritatamente emergere solo i ciuccissimi raccomandati, e dove i meritevoli venivano calpestati con rabbia.
Con gli altri insegnanti ho sempre navigato nel mare magnum della sufficienza.
Ne ho sempre sofferto, a dire il vero, ma non ne sono emersa sconfitta da questa esperienza.
Non mi rispecchiavo in quei sei come un'insegnante, tra gli altri, si specchiava nell'immagine distorta di se stessa riflessa dai gioielli che i genitori di una compagna di classe le regalavano.
Non importava quanti errori di ortografia commettesse, quanto fosse poco originale il suo punto di vista: era la figlia dei gioiellieri, e questo suo talento andava esaltato.

Di mio, non ho avuto mai talenti del genere, ho sempre potuto puntare su altre capacità che presumibilmente ad altri mancano.

Ed oggi, che a scuola non vado più da tempo, tutto quello che ho qui, nella mia testa, un luogo astratto ed inaccessibile, ma tangibile e spudoratamente reale, non mi può essere sottratto.


SONO SOLO PAROLE, PROBABILMENTE



Mi scrive che gli sono mancata la scorsa settimana che non ci siamo visti.


Gli dico che ci vediamo questi giorni e mi risponde con entusiasmo.


Non vuole tanto parlare di lavoro, quanto soffermarsi sui rapporti che si instaurano in ragione di questo.


Capisce di avere a che fare con degli esseri umani, e non é affatto scontata questa sensibilità.


Dice che, se mi trattengo, mi porta a mangiare fuori.


Ed io non ho alcuna ragione per non trattenermi.


Ne scrivo tante di parole, ma non sono una di quelle che ci gira intorno.


E lui é preciso con le parole che usa con me, mentre io spesso rispondo con sorrisi reali o virtuali.


Dei sorrisi che sono significativi, certo, ma non riesco a sbilanciarmi diversamente.


Ho questa inabilità, spaventosa, che mi comporta l'affidamento di tutta la parte della comunicazione al corpo, limitando le parole.


Un paradosso, immagino.


Il corpo dice e mi dice che non ci sono equivoci, ma limiti.
Limiti tanto stretti che mi inducono a desistere.
Eppure ho voglia di vederlo, mi piace osservarlo mentre si muove e comunica ed interagisce con gli altri.
Sorride in modo molto composto, non ride spesso, mai in modo chiassoso comunque; ha questa sorta di malinconia che invece di spegnerlo gli dà luce, e lo differenzia e lo evidenzia nel mondo circostante.


Non so esattamente decidere come gestire questa situazione, lascio che il corpo decida da sé, di nuovo.





domenica 13 marzo 2016

I SUPERFLUI



La cosa interessante, di tutto quel che è accaduto recentemente, è l'incomprensibile convinzione, di taluno, nella sua superfluità manifesta, di essere parte integrante della mia vita o di averne il controllo.

Tanta ingenuità mi lascia perplessa e mi autorizza a ritenere che l'abisso che ci separa sia ancora più profondo di quello che si scorge ad occhio nudo.

Della mia vita fanno parte pochissime persone che in qualche modo se lo sono meritato e continuano a meritarselo.

E nessuno, questo lo posso dire con certezza, ha il controllo della mia vita, a parte me stessa.

Chi si meraviglia tanto di alcune mie decisioni apparentemente forti, fondamentalmente non mi conosce abbastanza, pur avendo la pretesa di conoscermi meglio degli altri.

Si tratta sempre di decisioni ponderate, dove tanto l'istinto quanto la razionalità giocano parti fondamentali.
Mi riferisco a decisioni importanti, che hanno avuto un effetto dirompente sulla mia vita, che hanno travolto certezze e stabilità, anche a livello lavorativo.

E' questa una delle grandi decisioni che ho preso, da ultimo, valutandone le conseguenze possibili e remote, che avrebbero dovuto travolgermi, e invece mi hanno sollevata regalandomi spazi molto più ampi, sottraendomi ad una condizione che non mi apparteneva e che tolleravo ormai da troppo tempo.

E la decisione, ad oggi, si è rivelata saggia.
Non che ieri mi apparisse diversa, nella mente, per come me l'ero figurata, ma ottenere riscontri è un ottimo sistema per guardare in modo maggiormente obiettivo la realtà.

In quest'ottica, continuo a non sentirmi vittima di comportamenti altrui, ma artefice della mia esistenza.
E chi pensava di conoscermi e di far parte della mia vita, chi pensava di controllarmi, o chi si ostina a crederlo ancora, mi appare ancora di più oggi in tutta la sua superfluità.

"Perché non me l'hai detto?" meritava una risposta secca e brutale.
"Perché stai andando via prima?" meritava una risposta equivoca.

Vedere la convinzione di avermi in pugno rotolare giù dal volto, un sorriso aperto contrarsi nella morsa del contraccolpo, non ha prezzo.




OBRIGADA





Dice che viene in Italia e passa a trovarmi.
Ci siamo conosciuti in vacanza, siamo rimasti in contatto nel tempo, ed è un gran bel tipo.
Ed io non vedo l'ora di avere l'occasione di sdebitarmi, con lui.
E' stato magnifico con me, a dir poco.

Ci sono persone che hanno difficoltà a coltivare rapporti che si instaurano in paesi separati da una manciata di chilometri, e poi ci sono io, che intrattengo regolarmente rapporti in giro per l'Italia e all'estero.
E che si, mi do anche appuntamenti in capo al mondo.
E' la vita avventurosa che non racconto, per intero, qui, nella porzione di blu dove centellino le troppe cose da scrivere.
E' la parte che rende oscura la chiarezza, che non consente una visione completa, ma parziale.
E va bene così.
Non ho la pretesa di illustrare per parole tutto quello che mi accade, come fossi un romanzo, o una storia a fumetti.
Come li spieghi la carne ed il sangue, gli impulsi, i retaggi, le cose infinitamente piccole che pesano in un modo infinitamente grande, i condizionamenti?
Questa molteplicità sfugge al mio stesso controllo, ed è bella anche per questo, perché i suoi effetti sullo svolgimento dell'esistenza restano in parte imperscrutabili.



INVIDIE E GENTE PICCOLA





"Hai visto quella come mi si é rivolta?"
"Invidia..."


In questo mio piccolo mondo non riesco a far gruppo con le donne.


É avvilente.


Ci sono delle eccezioni, per fortuna, ma non abbastanza per fare gruppo.


L'unione fa la forza, ma gli uomini, in questo, sono decisamente migliori di noi.


Mi gratifica, in compenso, il sostegno maschile, scevro da dinamiche vergognose strettamente legate all'universo femminile, che ricevo e raccolgo a mani basse.


Un sostegno che é arrivato, immancabile, anche in questa occasione, generando ulteriore invidia.


Questa persona é uscita, in ogni caso, allo scoperto, pubblicamente e in modo becero.
La raffinatezza dei modi é altra cosa che lascia a desiderare al paesello...


Insomma, qualsiasi cosa faccio, qualcuno si infastidisce.
Mentre questi "qualcuno" cazzeggiavano, peró, io studiavo e conseguivo titoli.
Mentre continuavano a cazzeggiare, io facevo sacrifici immondi per avviarmi nel lavoro.
Mentre, cazzeggiando, qualcuno li campava, io mi sostenevo con le mie forze, sviluppavo una personalità, mi evolvevo.
Qual é il problema?
Di non aver cazzeggiato, nella vita, quanto i babbei?
Certo che ho vissuto e mi sono divertita, ma ho sempre lavorato per elevarmi culturalmente, per crearmi percorsi lavorativi validi.
Se "qualcuno" non ci sta, oggi, sono problemi suoi.
Non ho rubato nulla a nessuno, ho lavorato instancabilmente su me stessa, ho creato il mio mondo da zero, tra mille difficoltà.


La mia cortesia, come al solito non dovuta, ha impedito alla rabbia di esplodere.
E in questo modo, il gesto non dovuto al prossimo diventa un atto dovuto nei confronti di me stessa per non scendere nel baratro di litigi di basso livello con persone indegne.


Non ho voglia di farmi divorare da sentimenti negativi.


E le invidie, soprattutto, le lascio agli altri, essendo forse l'unica cosa di cui possono nutrirsi.









giovedì 10 marzo 2016

DUE TETTE COSÍ



"É passata un'amica a trovarmi, stasera..."
"E...?"
"Io ero in condizioni disastrose, stavo sistemando casa... Ha provato a baciarmi!"
"Cosí? Senza avvisaglie?"


Dice che non se l'aspettava.
Che accompagnandola alla porta, nel salutarla, lei ha puntato alla bocca e lui l'ha scansata.
Che lei gli ha detto che era meglio se se ne andava, sennó gli saltava addosso.


"E perché l'hai scansata?"
"Non me l'aspettavo. É un'amica. Non mi interessa. Ed é pure fidanzata..."


Pare che l'argomento "due tette cosí", insieme a "molto carina", non sia stato sufficiente a smuovere qualcosa.


Non sono l'unica ad essere di gusti difficili, a quanto pare.

martedì 8 marzo 2016

Makeba


Con certi pezzi vado in fissa.
Adoro questo sound esotico, e mi piace lei.
Non sto consumando le orecchie quanto le ho consumate con Led Zeppelin, Jeff Buckley, Ben Harper, Ben Howard e vari altri, ma mi piace ascoltarla, è come un flusso energetico che passa per i timpani e arriva fino al piede, che dondola giù per la sedia mentre scrivo.
Devo portarmela in macchina, per un giretto nel week end.
Dove, in realtà, ancora non l'ho stabilito.
Volevo lasciare che il piede schiacciasse sull'acceleratore e che le mani sul volante seguissero la bussola interna, il percorso del sole nel cielo, la rotazione delle stelle.
Difficile quando hai mezzo stradario in testa.

Cioè, io vorrei perdermi ogni tanto, ma ritrovo sempre la cazzo di strada.
Sempre.

QUELLO CHE FAREI SE FOSSI AL POSTO MIO...



... E' esattamente quello che sto facendo.

Non ho nulla che mi limiti, le giornate sono pienamente mie, e così tutte le energie di cui dispongo.
E questa situazione prescinde dall'ampio margine di imperscrutabilità che reca con sé il futuro, prescinde dagli inconvenienti e dalle difficoltà del percorso.
Anzi, dei percorsi, perché allo stato attuale ce ne sono diversi da percorrere.

Ieri sono stata invitata a partecipare alla riunione di un'associazione molto singolare.
Sono rimasta molto colpita in positivo.
Non immaginavo che esistesse qualcosa del genere, qui.
E dunque mi hanno proposto di farne parte, ma ho preso un po' di tempo per rifletterci.

Stanno cambiando tante cose, e quello che è cambiato è decisamente cambiato in meglio.

I nuovi inizi mi riempiono sempre di entusiasmo.

lunedì 7 marzo 2016

MEZZA GIORNATA INSIEME





Per lavoro, naturalmente.
Insieme ad altri, pure.


Mi sono divertita, sono stata a mio agio, ho respirato l'azzurro dei soliti occhi spalancati sul mio piccolo mondo.


Ho imparato cose nuove, conosciuto persone nuove, posti nuovi, o meglio vecchi per ragioni di antichitá, luoghi che il peso dell'incuria sta trascinando verso l'autodistruzione.


Mi é venuto in mente "Mangia, prega, ama", quando la protagonista, passeggiando per le rovine di Roma, riflette sul passaggio del tempo e su se stessa, sulle macerie che i crolli della vita hanno creato dentro di lei.


Io non mi sento affatto crollata.


Non vedo rovine, ma luoghi speciali in attesa che qualcuno spezzi l'incantesimo che non li lascia vivere come meriterebbero.


E uno di questi incantesimi si é giá spezzato.


Questi luoghi, fatti di rovine, possono solo rifiorire in una vita nuova e inaspettata.





domenica 6 marzo 2016

SONO VENUTO PER VEDERTI





Questa cosa me l'ha detta un uomo, stamattina.
Uno di quelli che mi ha visto crescere.
Uno di quelli che ci ha visto crescere un po' tutti, in paese.
"Ho saputo che eri qui oggi e sono venuto per vederti", mi ha detto con gli occhi lucidi.


E all'apparenza ho un autocontrollo notevole, ma intimamente mi sono commossa.

venerdì 4 marzo 2016

Everyday People



Scrive "come stai?".
Chiede cosa accade.
Un sacco di cose e nulla.
Dice che è contento per me.
Dico che lo sono anche io.
Chiede mio padre cosa ne pensa.
Dico che pensa quel che penso io.
Devo andare.
Saluto e chiudo.



Butta giù un "chissà cosa farai stasera...".
Partecipo ad una degustazione di vino, rispondo.
Che mi avrebbe raggiunto volentieri, aggiunge.
Di raggiungermi, se vuole, gli dico.
Che sono un po' troppo distante, replica.
Di incontrarci magari a metà strada, un'altra volta, propone.
Di suggerirgli anche un localino carino, se ne conosco uno.
Che uno vale l'altro, ce ne sono molti, replico.


Siamo gente che ogni giorno vive la propria vita intrecciandola con quella degli altri nei modi più inaspettati.
Siamo quelli che hanno fatto scelte diametralmente opposte, nelle quali, in qualche modo, ci vanno stretti.
Forse saremmo insoddisfatti in ogni caso, anche a parti invertite.

Questo cercarsi, al di là dello spazio, del tempo, delle circostanze, ha un senso?
E quale?
Le strade che non si percorrono interamente sono quelle sulle quali, talvolta, si fantastica di più, e cui si concedono spazi apparentemente impensabili.
C'è chi si tortura una vita sulle scelte sbagliate intraprese.
E questa tortura, ad un certo punto, deve diventare piacevole se non si trova il coraggio di fare il salto necessario per uscire dal baratro nel quale intimamente si è precipitati.



giovedì 3 marzo 2016

CAFFE' RIDOTTI



Dice che il fatto che ci vedremo di meno e saranno di meno anche i caffè non gli fa affatto piacere.
In ogni caso, ci vedremo la prossima settimana.

(Quando mi arrivano questi messaggi sorrido forte...)




E SEMPRE IL QUARTO GIORNO...



"So già perché sei qui... tua figlia?"
"Si!"
"Ho saputo, ho visto, ho sentito..."


Mio padre non è esattamente entusiasta del fatto che gli si rubi la scena.
E' una primadonna, lui.
E a me scappa da ridere.


Qualcuno, a denti stretti, si è lasciato sfuggire che sono stata brava.
Credo non immagini quanto, però.
Troppa convinzione acceca.
E farò in modo che in mezzo ai denti stretti ci si morda la lingua.




L'ALBA DEL QUARTO GIORNO



Nonostante l'anonimato che mi sono imposta in modo stretto, per questo blog, non so fino a che punto è opportuno scrivere apertamente di tutte le vicende accadute questa settimana.

Familiari e amici mi hanno espresso la loro solidarietà.

Tutti si sono preoccupati, tutti mi hanno chiesto se sto bene, e cosa ho intenzione di fare.

Io ho intenzione di andare avanti e di cogliere questa opportunità di cambiamento a piene mani.

Ovunque mi porti.

C'è gente per bene e gente poco perbene.

Io ho ancora la pretesa di rientrare nella prima categoria e di farmi strada in questo modo.

Nessuno di quelli che conosco ha la mia tenacia, nessuno di quelli con cui mi confronto.

E inaspettatamente mi ritrovo con un campo sgombro da occupare, da valorizzare, da cambiare.

Cos'è questa se non una stimolante opportunità?

Non riesco a vedere in maniera diversa tutto questo.

Non riesco ad affliggermi, non mi sento persa, non mi sento più fragile.

Perchè per quanto ne abbia eccome di fragilità, in questo momento è la forza che mi tiene in piedi.

La coscienza di poter andare oltre.


mercoledì 2 marzo 2016

"MA PER CASO E' PARENTE DI..."



E' successo che qualcuno ha letto il cognome di papà su una cosa, e alla persona che l'aveva in mano è stato chiesto se tante volte non ci fosse una parentela con me, che ho fatto quell'intervento domenica che è tanto piaciuto.

"Siamo ancora a mercoledì e già qualcuno ha voluto sapere se sei mio parente..."
"Hai intenzione di superarmi?"
"Certo che si, papà"

Quello che non sa è che in realtà voglio superare me stessa.
E ci sto lavorando fortissimamente.

martedì 1 marzo 2016

IL TAGLIO NETTO



É successa una cosa, ieri, che incide in modo consistente sulla mia quotidianitá.


Naturalmente non c'é stata avvisaglia, preavviso, nulla.


Un colpo inferto con rabbia.


Una rabbia ingiustificata.


Sarei stata meno onesta, meno corretta, se avessi saputo che sarei stata trattata cosí?


No.


Perché é proprio quella che sono a segnare la differenza, a prescindere dal tipo di persona con cui ho a che fare.


Un nuovo percorso é cominciato, e lo trovo stimolante.


I colpi inferti qualificano chi li sferra e misurano, senza dubbio, la consistenza di chi li riceve.


E la mia non é di pastafrolla.