lunedì 31 ottobre 2016

SCHIFOSAMENTE CONTENTA


Senza scendere in discorsi legati alla felicità, all'amore, all'eternità, ai glitter delle gif, alle parole scontate, ai cuori trafitti dalle frecce, a Cupido maledetto, alla sorte che mi tocca, al mondo maschile e femminile, a tutto quel che è stato, la bocca stamattina ha emesso questi suoni qui.

In questi termini esatti.

Qui ed ora, sono schifosamente contenta.

Schifosamente.

Da non crederci.

Io.

Proprio io.

Ma davvero.

MOSTRI, STREGHE, VAMPIRI E LUPI MANNARI



Negli ultimi giorni sono stata davvero poco bene.
Un herpes labiale a dir poco feroce, una febbricciola stupida, sangue dal naso, mal di testa, chi più ne ha più ne metta.

Ho lavorato comunque, e ho avuto a che fare con persone varie ed eventuali, il cui tratto comune è stato quello di guardarmi assorte con raccapriccio misto a terrore.
Mi sono scusata con tutti per lo spettacolo.
Un mostro, probabilmente, avrebbe fatto meno spavento.
Persino i miei genitori mi hanno guardato con timore.
Tutti, tranne uno, hanno reagito allo stesso modo.

"Sono un mostro, non guardarmi"
"Sei bellissima, non nasconderti"


domenica 30 ottobre 2016

DUE SETTIMANE E NON C'E' TRUCCO E NON C'E' INGANNO



Due settimane oggi.
Festeggiate, come  ogni ora e ogni attimo trascorso insieme, come il primo compleanno, nel modo in cui si celebra la vita: vivendola.

Due settimane che è talmente ovvio quel che è, che ci si sente ridicoli a tergiversare.

Che i piccoli scazzi sono solo retaggi di vecchie dinamiche legate a rapporti antichi e superati.
Roba che non ci appartiene.

Io sono una che vive, ma che non smette di riflettere un secondo.
Le mie riflessioni hanno condotto ad una presa di posizione notevole.
Qualunque cosa accada, l'affronterò.
Qualunque cosa, pur di non rinunciare, adesso.
Perchè ci tengo.

venerdì 28 ottobre 2016

ALLA SOGLIA DELLE DUE SETTIMANE



Ho infranto il mio personale limite, e ho oltrepassato indenne la settimana canonica dell'approccio e della prima conoscenza.

Ero sola, nelle mie giornate intese e tutte uguali, e lì mi ha raccolta.
Nei campi rigogliosi di una sbrilluccicante solitudine.

Io, che non stabilisco relazioni morbose, e che non vivo su WhatsApp, sono perennemente al telefono da giorni.
Ho consumato oltre la metà dei 1000 minuti mensili, negli ultimi 10 giorni.
Quando stiamo insieme non esiste niente di niente, come se unirsi fosse totalizzante al punto da entrare in un'altra dimensione, quasi ultraterrena.

Alla soglia delle due settimane, domandarsi entrambi se abbiamo perso il lume della ragione o cosa è stato lecito.

Quel cosa ci coglie di sorpresa, e ne abbiamo riso, e anche no, perchè noi, che diamo un nome a tutto, pretendiamo di adattarne uno anche a fattispecie più complesse e sfuggenti.

Rischiamo di renderci scontati, e cadiamo nella scontatezza e nella sua banalitá con noncuranza.
Divertiti, anzi.

Un'affermazione, non una domanda.
Una spiegazione plausibile.
Un modo come un altro per incasellare qualcosa in una categoria predefinita, in un'operazione che entrambi cinicamente detestiamo.

Ho un po' di febbre, e l'unica cosa che desidero è di portare a termine la giornata e stringermi forte ad un corpo che, per quanto simile, non è il mio.



giovedì 27 ottobre 2016

L'AMICA A CUORICINI



"Finalmente qualcuno di interessante!"
"Lo è fin troppo..."

"Sono contenta di sentirti finalmente interessata a qualcuno!
Ha la tua età?"

"Più piccolo"

"Sono davvero contenta per te c.f.a. Finalmente una bella novità"
(segue emoticon con gli occhi a cuoricino)

"Leva i cuoricini"


"Ho fatto questa cosa... (segue la spiegazione della cosa)"

"c.f.a.! Ti sei innamorata?"

"pure io mi dico c.f.a.! (la risposta è no)"

"Non sono da te queste cose!"

"Vero..."

"Sembra interessante, come tipo... (commento ad alcuni dettagli)"

"Vuoi sapere una cosa divertente?"

"Quale?"

"Non ho ancora registrato il suo numero di telefono sul cellulare..."




mercoledì 26 ottobre 2016

ATLAS


L'irrequietezza è sempre qui, ma ha mutato forma.
Si è colorata.
E non sono solo colori pastello.
Ce ne sono alcuni che virano verso tonalità cupe.

E' un tratto immancabile, forse, questo mio, di associare sensazioni contrastanti e allinearle su un filo teso tra me e il resto del mondo, dondolandole con dolcezza, a volte strattonandole.

Mi domando che sto facendo, mentre lo faccio.

Muovo passi bien piantati a terra e sicuri, su una strada che non conosco.
Come se la conoscessi.
Non la conosco affatto.
E me ne dimentico, come se non contasse nulla, e invece conta tutto.


ACQUA, FUOCO ED ELETTRICITA'



C'è la musica ad accompagnare l'energia che mi attraversa, questi giorni.
In questi giorni in cui le parole sono buchi neri che originano e risucchiano mille significati.
Giorni in cui le note evocano immagini, e le immagini si fanno parole, e le parole fluidificano i pensieri, sgravandoli dal superfluo.

Sono al lavoro.
Cerco risposte su Google.
Quelle vere, di risposte, però, sono già arrivate dal corpo, dove sono scritte, chissà da quanto.
Chissà perchè.


LUCI E OMBRE



Guardo la luce e sorrido.
Cerco di darle vigore.
Sento le ombre e mi inquieto.
Cerco di contrastarle.

I miei tentativi sono pieni di una forza che riesco quasi a toccare con mano.

È un momento così particolare che mi assorbe.
Ed è bello, un po', sprofondare in sè stessi.
E nuotare.

lunedì 24 ottobre 2016

LA DATA SEGNATA SULL'AGENDA



Volevo segnarla, ma era già scarabocchiata.
Il numero annerito.
Senza alcun appunto o riferimento.

L'avevo anticipata, nella mia mente, sulla carta.

Una piccola premonizione.

C'è chi legge il passato, chi anticipa, in qualche modo, il presente nel suo srotolarsi verso il futuro.

Io sono della seconda specie.



STRADA DOVE NON CE N'ERA



Farsi strada dove non ce n'era, in una settimana e un giorno.
Sulla base della mappatura dell'altrui esistenza, nota, sebbene sconosciuta.
Come vasi comunicanti, assestarsi sugli stessi livelli.
Miscelando il proprio contenuto.
Scambiandoselo.

Come fossimo acqua.





domenica 23 ottobre 2016

UNA SETTIMANA OGGI



Il corpo ha abbattuto ogni difesa.
O quasi.
Sento un sorriso che esplode nel centro del petto, e non riesco a contenerlo: affiora sulle labbra.

La pelle aderisce alla pelle.
L'odore all'odore.
La vita alla vita, in modo insolito e sorprendente.

Ho atteso giorno dopo giorno di scoprire dov'era l'inganno.
Se fosse uno scherzo.

Io stento a credere che tutto questo sia vero.

La percezione che ho avuto si è tramutata in una valanga che mi ha travolto.
E mi lascio rotolare, perché è bello così.


venerdì 21 ottobre 2016

SOTTO ASSEDIO



Una cittadella nel verde.
Un assedio, osservato da lontano.
Fuoco e fiamme.
Una scena quasi cinematografica.
Gli alieni.
La paura di essere presi
La volontà di armarsi.
Il risveglio.


Eccole le connessioni oniriche.
Ed ecco quello che mi procura avvicinarmi a qualcuno che mi somiglia.

Abbastanza terrificante, no?

Ne abbiamo riso insieme.
Ci sentiamo sotto assedio entrambi - è evidente - solo che io sono un po' più temeraria, lui tutto sommato ha deciso di armarsi.

Che strana cosa, incontrarsi così, a mezza strada per davvero.




giovedì 20 ottobre 2016

TERRA E FUOCO



Sono in difficoltà.
Ho mille parole nella testa, e mille cose, ma non riesco a scriverne.

Mi inquietano, mi sorprendono.
Sono nuove, per certi versi.
Per altri, non lo sono affatto.

Ho fatto una domanda, nella mia testa, e mi sono trovata la risposta per iscritto dopo una manciata di minuti.
Nulla che potessi prevedere, nulla che potesse immaginarsi nemmeno lontanamente.
Come indovinare con esattezza e precisione il colore degli occhi di una persona, in una stanza buia e girata di spalle.

Il mio "come hai fatto?" si è specchiato nel "come hai fatto?" che mi è stato posto.

Come stare in una stanza, girati di spalle, e vedersi nel buio.







CALCUTTA POST SU


E nulla, l'ho adorato dal primo ascolto, di notte, mentre guidavo disperatamente verso casa con la radio ad alto volume.
E' teneramente doloroso, con quella voce un po' così, mentre canta fregnacce.
Adorabile.

QUESTI GIORNI SONO UN GRAN CASINO



Non so da dove partire a scrivere.
E immagino che l'impasse sia evidente.
Ho conosciuto qualcuno che ha visto, in me, le cose che scrivo qui.
Le cose nascoste, camuffate, sepolte, invisibili.

Nei termini in cui le ho scritte.

Sono arrivata a pensare che fosse uno scherzo.

Scherzo non è, però.

Il che mi turba.

Nonostante il turbamento, questa persona è entrata nelle mie giornate, in qualche modo.

Nella mia vita, qui e adesso.

Non so quanto si tratterrà, o la tratterrò, perchè la faccenda mi sembra che esuli da queste domande.

La mia domanda si aggira attorno ad un interrogativo più singolare.

Questa persona è qui per farmi capire qualcosa.

E sono curiosa di scoprirla, questa cosa.

Mi sembra di essere ad un soffio, ma ancora mi sfugge.

E magari non c'è nulla da cogliere, ma qualcosa c'è.

E mi intriga, lo riconosco.

Almeno quanto mi inquieta.






L'ASSALTO DEI LUPI



Una struttura sviluppata come una sorta di comune, nella foresta.
La mia famiglia, in senso ampio, ed io, impegnati in attività ordinarie.
L'assalto dei lupi, all'improvviso.
Le barricate alte.
Il lato oscuro che accarezzo, e sottometto.
Che dilania la carne degli altri, mentre risparmia la mia.
Anche nel sogno.

Sono turbata.

E no, non sono una creatura semplice.


martedì 18 ottobre 2016

DI COSE VENUTE A MATURAZIONE


Che certi percorsi siano stati dolorosamente necessari, me ne rendo conto da quanto reputo che certe situazioni siano venute a maturazione.

Da come incarto il vino da portare a cena nella carta da imballaggio che riciclo, infiocchettandola in modo grazioso.

Dalla conversazione, che misuro in modo completamente diverso dal passato.

Un percorso personale e travagliato, forse, si sta concludendo.

O forse no, ma comunque si è evoluto.




lunedì 17 ottobre 2016

DI APPUNTAMENTI AL SOLE E PERSONE INTERESSANTI


Una cosa strana, questi giorni.
Un contatto.
Una casualità.
Un approccio.
Un appuntamento al buio però alla luce del sole.
Al mare.
Con i piedi nella sabbia.
Terminato lo stesso giorno con dei calici di vino.
E un caffè.
Di nuovo al mare, poco fa.
Di "non me ne frega niente di quanti anni hai, sei troppo interessante".
Di un invito a cena, e di un'attesa che non so se attendere seriamente.
Di un contatto fisico estremamente misurato.
Di lui, che sembra Caleb dei Kings of Lions.
Ed io, che sembro io esattamente come sono.
Nelle mie peculiarità recondite, invisibili ai più.

Io boh.
Sorrido mentre scrivo.
E non so nemmeno perchè.
Il rosso, probabilmente.

mercoledì 12 ottobre 2016

DI COME RINGRAZIO LE PERSONE E DI COME PRENDO IL CAFFE'


Me l'hanno presentato degli amici in comune tempo fa, e subito ha aderito al mio progetto.
E l'ha sostenuto, fino alla fine.
Mi ha dato fiducia.
Non ci guadagnava nulla.
Ci ha guadagnato un contatto qualificato con me.

Condividiamo un percorso in parte simile, in settori lavorativi differenti, ma in qualche modo affini.
Ha qualche anno meno di me, ha fatto la gavetta, è tornato al paesello e si è rimboccato le maniche, senza avere sponsor alle spalle.

E' da un po' che non lo vedo e non lo sento.
Stamattina, qualcuno mi ha fatto il suo nome in riferimento ad un lavoro che potevo scegliere di far fare ad altri, ma che ho preferito facesse lui.

Perchè il sostegno che mi ha dato non me lo sono scordato, e mi sembra giusto sdebitarmi in questo modo.

Perchè mi piace creare un circuito di interscambio professionale con chi si dimostra valido e disponibile, e si rimbocca le maniche invece di elemosinare il potere dai politici locali, o lo ruba per raccomandazione a chi lo merita.

Perchè è questo il modo in cui vorrei la collettività tutta funzionasse, dandosi supporto invece di pugnalarsi alle spalle per invidie stupide.

Darsi da fare, purtroppo, non è da tutti.


Mi ha anche chiamata per ringraziarmi e organizzare questo lavoro, nel pomeriggio.
E dandomi anche un suggerimento validissimo che mi fa risparmiare tempo e soldi che altrimenti avrei buttato via.

Sono quindi tornata a lavorare con un piccolo sorriso, oggi.
Con questa colonna sonora qui, che attraverso la musica mi arrivano i raggi del sole che oggi vedo dalla finestra, perchè sono incatenata ad un pc, con la tazzina del caffè verde vietrese spaccata da un lato, ultima della serie, che non riesco a buttare.
Sono una fottuta nostalgica.
E nel calderone di questa nostalgia, ci sono anche tazzine scheggiate, testimoni di amori andati in frantumi, che ancora uso.
Anche se poi il caffè un pochettino filtra, se non lo bevo subito.
Mi cola sulle dita, perchè io le tazzine le reggo in modo strampalato, quasi mai dal manico.
Che se le reggessi dal manico sarebbe tutta un'altra storia, e pure una diversa interazione fisica, che implica distanza, e mal si conciclia con il trasporto del momento in cui bevo quel sorso di caffè e stacco la spina dal mondo.

E adesso tocca già riattaccarla.


LE PERCENTUALI SECONDO ME


È nata una piccola discussione con un amico, davanti una birra.
"La maggior parte delle persone non tradisce, conosco tanta gente che, ci metto la mano sul fuoco, pensa solo alla famiglia", ha esordito.
"Per me non è così, ho una percezione diversa della realtà che mi circonda, di persone corrette ne conosco davvero poche. E fossi in te non ci metterei la mano sul fuoco, per gli altri...", ho replicato.

Come si può pensare di conoscere abbastanza il prossimo, al punto da scommettere su come gestisce la propria vita privata?

Mi ha contestato in mille modi quello che ho detto.

Soffermandosi, soprattutto, sulla percentuale del 50% + 1, che secondo lui non tradisce, rispetto alla percentuale che indico io.

"Come pensi possa matematicamente stilare percentuali su quello che le persone fanno nella propria sfera privata? La stima la faccio sulla base del lavoro che svolgo, dell'ambiente che frequento, delle avances che ricevo da uomini sposati o impegnati, dai venti ai sessanta anni. E la maggior parte delle persone che conosco, tradiscono. Il fatto che la discrezione non mi porti a spiattellare i loro nomi o a diffondere notizie sul loro conto, non vuol dire che non conosca certe situazioni", ho detto.

Per lui non è così.

Non ho voluto infierire - la conversazione si era già fatta sgradevolmente accesa - sottolineando che da uomo non ha certo percezione delle avances che una donna riceve costantemente, ogni giorno, attraverso contatti reali o virtuali.
E se io, ad esempio, ogni giorno registro sulla mia pelle attenzioni particolari o proposte spudorate da parte di padri di famiglia, le cui mogli poco si preoccupano di portare delle belle corna in testa, in cambio di uno stipendio che le tenga con il culo al caldo, non sono le mie percentuali o statistiche a fissare una regola certa, ma costituiscono senza dubbio, un riferimento notevole.

Che unito a quello di altre donne, si approssima ad una percentuale massiccia.

Non ho la presunzione che ciò che vivo sia l'unica realtà possibile, ma certamente, di quel che fanno gli uomini in compagnia delle donne, da soli, lo sanno solo le donne oggetto delle loro attenzioni.

E no, non conosco molti esempi di correttezza, sono mosche bianche, che riconoscono di essere mosche bianche e ne vanno fiere.

Così come con fierezza altri si dedicano a pratiche orgiastiche o sadomaso, riducendo la sessualità a mero sport, o ad un livello di squallore tale da tenere persone come me ben alla larga.


martedì 11 ottobre 2016

E POI CI SAREI IO


Ho ricevuto un'inaspettata pioggia di complimenti.
Qualcuno sta avviando un progetto del quale vorrebbe facessi parte.
Solo che in questo momento non voglio far parte di nulla in modo ufficiale.

L'idea è quella di guardarmi intorno, valutare tutte le possibilità, farmi corteggiare come si deve, e infine decidere quale posizione prendere, dove e con chi.

Perchè, a dirla tutta, ho ricevuto la stessa proposta più o meno da tutti i partecipanti a questo "gioco".

Un gioco che si chiama POLITICA.

MEZZA INFLUENZA E TROPPO LAVORO


E il corso, pure.

Sono a letto stamattina, lo ammetto.
Sono distrutta.
Nel giro di 10 minuti devo alzarmi, docciarmi, vestirmi di tutto punto, sentire e vedere gente, buttarmi davanti lo schermo di un PC (che già mi si attorcigliano gli occhi a pensarci), prendere la macchina per circa un'ora e mezzo di tragitto per andare altrove...

Ieri sono tornata da lavoro alle sette di sera.
Ho trovato gente che mi aspettava.
Altro lavoro.

Respiro male, mi sento a pezzi e ho pure il ciclo.

Dieci minuti e abbandono il letto.

Non ho nemmeno un'aspirina a casa, tanto per cambiare.


domenica 9 ottobre 2016

TANTO DOLCE E CARINA PAIO



Ho conosciuto questo tipo una sera, tramite un'amica in comune.
Molto sobrio, ma palestrato, carino, modi garbati, ma niente di che.
Lavora, non è di quelli che stanno a spasso.
Ha studiato, e si esprime bene in italiano.
Abbiamo chiacchierato buona parte del tempo, prendendo anche discorsi mediamente impegnativi.

Dovevamo andar via, ci ha invitate ad andare con lui ed i suoi amici a bere una cosa in un locale della zona, dove sinceramente se sono stata due volte in vita mia è pure troppo.
E' uno di quei posti frequentati, da sempre, da gente discutibile, o che si ghettizza per ragioni politiche, già dal primo pomeriggio, e anche da chi vuole darsi il tono del radical chic a frequentare una bettola che l'unica nota di merito la registra per il costo sociale delle bevande alcoliche.

Non siamo andate.

Non l'ho visto più.
Non mi ha chiesto un contatto, a me non interessava chiederglielo.
Forse non gli ho dato nemmeno il tempo.
In ogni caso, ha lavorato nelle more con la mia amica, per organizzare una serata insieme.

Rivedo a distanza di un paio di settimane l'amica in comune, e mi dice che il tipo le ha chiesto di me.
Mi trova tanto dolce e carina.
Ci ha raggiunte tardi per l'aperitivo, stavamo già andando via.

La mia amica dice che è in cerca di una relazione.
Ha qualche anno più di me.
Nel frattempo che cerca una relazione, si intrattiene amabilmente - come la massa enorme e indistinguibile di trenta/quaranta/cinquantenni locali (impegnati o meno) cui appartiene - con le solite ventenni che fanno finta di studiare e lavoricchiano e scroccano birrette e passaggi in macchina o in moto al miglior offerente della serata.
Appartiene alla predetta massa che palesa sotto forma di bavosi commenti su fb visibili a tutti, un interesse pari a quello che l'erotomane ha per la pornografia ed il corpo femminile in generale, nei confronti di ragazzine appena maggiorenni.
E il mio chiamarle ragazzine non è in senso dispregiativo, si badi bene.
Mi serve solo a ricondurle nella categoria di appartenenza, che è quella di bambine che si stanno affacciando alla vita, e devono ancora diventare donne.
Che non sono donne ancora perchè ce ne vuole, ci vuole tempo, bisogna maturare, e il cotto e mangiato con uomini adulti che non riescono ad avere a che fare con le proprie coetanee e si rifugiano in pseudo rapporti con le ragazzine, non è un'esperienza degna di essere annoverata tra quelle da fare a tutti i costi nella vita.
Non di quelle di cui vantarsi.

E quindi, tanto carina e dolce, e anche tanto sola, ancora.

Perchè poi, in fondo, se a questa età non sei in grado nemmeno di interfacciarti direttamente con una donna che ti potrebbe interessare, che ti incuriosisce, magari, ma cerchi di arrivarci tramite l'amica in comune, e non ti sbilanci nemmeno a chiedere un contatto telefonico, di che parliamo?

Non ci sarebbe nemmeno da scriverne.

Se non fosse la drammatica e desolante realtà di tutti i giorni e di tutti i maschi disperati che incontro e che mi fanno cascare le braccia a tal punto, che in certi momenti temo di diventare asessuata.


IN FUNZIONE DEGLI UOMINI



C'è questa amica di amici che ogni tanto si aggrega, nel fine settimana.
La sua ragione di vita è trovare un uomo.
Questo suo intento è sfacciatamente evidente.
Questo la porta a lanciarsi in modo poco elegante su qualsiasi maschio a vista, quando si esce, noncurante del fatto che sia un tuo amico, amante, fidanzato, ex fidanzato.
Creando situazioni imbarazzanti e casini di vario genere.
Oppure - altra tattica collaudata - si cimenta ad organizzare cene a casa sua, per stare con gli amici, ufficialmente, per attrarre nella rete qualche amico di amici, confidando in un comodo dopo cena a due.

Generalmente a queste cene la sottoscritta non viene invitata, salvo che non sia l'unica strada percorribile sino all'uomo oggetto di interesse.

Di sera, ci siamo viste, con gli altri amici, al solito locale.
Il tempo era brutto, non c'era molta gente in giro.
Ha cominciato a sbuffare che era meglio se organizzava qualcosa a casa sua.
Ed è pesante uscire per rilassarsi e trovare, nel gruppo d'amici con cui esci, persone che hanno da ridire su ogni cosa, maleducate, e di pessima compagnia.

"Dai - le ho detto - non è meglio uscire che chiudersi in casa?"
"E che ci stiamo a fare qui? Non c'è nemmeno un uomo interessante stasera in giro!" mi ha risposto convinta.
E lí mi è davvero scappato di bocca ciò che penso di lei.
"Vabbè, mica si vive in funzione degli uomini. Si esce pure per prendere una boccata d'aria e fare due chiacchiere con gli amici!"
Mi ha letteralmente assalita, con una rabbia fuori luogo.
"Io non vivo in funzione degli uomini! Non ho detto questo!"

Vista la situazione, ho piantato in asso la combriccola di amici, e in cinque minuti mi sono avviata con delle amiche in un altro locale.

Non sono obbligata a trascorrere il mio tempo con gente spiacevole.
E se pure non avessi avuto alternative, me ne sarei tornata a casa.

Purtroppo non posso evitare di incrociare persone che non mi piacciono, ma posso certamente evitare di sprecare il mio tempo con loro.

venerdì 7 ottobre 2016

LA LUNGHEZZA DEI GIORNI LUNGHISSIMI


La prima telefonata di lavoro l'ho ricevuta nel letto, stamattina, mentre avevo gli occhi ancora chiusi, e ne sono seguite altre mentre preparavo il caffè.

Questo venerdì è cominciato presto, mi sembra di stare ininterrottamente in movimento da una settimana intera.

E un po' è così.

Ho gettato semi, questa settimana.

Il corso che ho iniziato, e un paio di cosette di lavoro impostate in modo fruttuoso.

Ho deciso di non vivere questi momenti sotto forma di attese ed aspettative, ma in termini di progettualità e possibilità.

Sono stanca, ma debbo fare qualcosa di più.





giovedì 6 ottobre 2016

VOCI CHE SI INFLUENZANO



Era solo una comunicazione di servizio, la mia.

Come quella che mi ha svegliato l'altro giorno.

Stessa voce, entrambi.

Una impastata di sonno, l'altra influenzata.

Roche e profonde.

Più lente.


La sua voce mi tocca.

E la mia crea aspettative, anche quando non dice nulla.


Nulla in cui si possa ragionevolmente trattenersi.








DI ERRORI MACROSCOPICI E INGANNI DELLA MENTE



Stavo studiando una cosa nuova per lavoro e, nella lettura, la mente mi ha ingannato in modo ignobile.
Erano due giorni che leggevo e rileggevo lo stesso punto saltando (!) con gli occhi una preposizione.
Roba da pazzi.
Ho fatto milioni di ricerche inutili per verificare qualcosa che non esiste.

Difatti, non riuscivo a spiegarmi il perchè di questa assurda e impossibile limitazione.

Mi si era ghiacciato il sangue nelle vene, mi ero vista quasi senza scampo.
Il tempo di riflettere su come aggirare la questione, e ho trovato l'errore.

Due giorni di perplessità ed elucubrazioni mentali per risolvere un problema che ha preso forma solo nella mia mente.

FANCULO!




mercoledì 5 ottobre 2016

QUELLI CHE SECONDO LA LORO TESTA E' COSI' E BASTA



E i miei pacati "non è così" che ricevono allucinanti "perchè no?!" di risposta.

Non è così perchè - glielo spieghi con Santa Pazienza Martire - 1 + 1 fa 2 in tutti i settori in cui ci sono delle regole, come nella matematica, e mi rincresce spiegarlo ogni volta.

Questo compito educativo che mi veste stretto, ma che in parte mi sono cucita addosso da sola, non mi compete.

"Ma secondo me non è giusto!", oppongono come se stessimo parlando di problemi di portata incommensurabile.
Tragedie personali, quasi.
E non lo sono.

Santa Giustizia Martire, pure lei, quante volte viene indebitamente invocata!

Io li invidio.
Invidio l'ignoranza beata nella quale si trastullano, quell'inconsapevolezza, quel distacco dalla realtà, i deliri che rappresentano agli altri e a se stessi.
Invidio i rifugi che scavano a mani nude nelle proprie vite, dove ripiegano quando i loro deliri vengono dolorosamente respinti nel mondo reale.
Invidio gli abbracci nei quali l'un l'altro si cullano, e che li confortano, per quanto vani.






LA BANANA NERA


Mi piacerebbe testare la banana nera marcata sull'angolo degli occhi, e no, non sto scherzando.
Mi piacerebbe portarla un giorno a lavoro, invece dei soliti occhi bistrati blandamente di nero, o con un filo prossimo all'invisibile di eye liner.
Probabilmente, ci uscirò una sera di queste.

Ho una venerazione per Amy quanto ce l'ho per Jeff.
Sento il cuore che mi si stringe e gli occhi che si bagnano ogni volta che li ascolto.
Di quelle cose che camuffo bene, e nessuno se ne accorge.

"Tutti abbiamo una vita imperfetta", mi scrive un amico.

Non in tutte le imperfezioni si cela la poesia.




L'ultimo pezzo che preparerò per la lezione di canto è questo.
Ogni volta che lo intono, le parole prendono intonazioni e pieghe diverse.
La mia voce non ha nulla a che vedere con la sua.

Le lezioni si sono arenate per una serie infinita di ragioni.
Ho fatto milioni di cose, dall'inizio dell'anno, portandole tutte a termine.
Non ho, obiettivamente, molto tempo libero, soprattutto quando lavoro a rotta di collo.
E studiare mentre guido, facendo dell'auto la mia saletta prove, non è sufficiente.
Da un po' non riesco ad essere sola nemmeno in macchina, tralaltro.

Sono state utili, le lezioni, ma sotto certi punti di vita si pretende che mi snaturi.
Non essendo materia plasmabile, mi sono sottratta a più riprese a questa operazione.

Non ho voglia di mettermi a cantare pezzi italiani o stranieri un po' troppo pop, perchè quello è il genere che vende di più.

Non me ne frega nulla di costruire qualcosa che piace agli altri, se non piace a me.

Ripensandoci, la banana nera la posso portare alla lezione di canto.

E con gli occhi "bananati di nero" (non vi rivendete il neologismo, l'ho inventato io!) canterò la mia insuperabile imperfezione, sulla falsariga della sua.

E sospenderò lo studio del canto sino a data da stabilirsi, o a mai più.







martedì 4 ottobre 2016

NUOVI ASCOLTI


Sto testando nuovi ascolti nel valutare la proposta di un'amica di andare insieme ad un piccolo festival di musica elettronica.

Acolto qualcosa di chi ci suona per decidere se ne vale la pena.

Alcune sonorità sono nuove, altre già sentite.
Qualcosa mi intriga, altro non mi prende proprio.
C'è qualche rumore (che è proprio rumore e basta, alle mie orecchie), che si mescola a suoni croccanti e accattivanti, e quando il ritmo non li sostiene, è quasi difficile distinguerli.

Ho abbandonato un pezzo poco fa perchè mi sembrava di stare su una pista di atterraggio per aerei.

E anche se magari poco originale, e con chiari rinvii a pezzi più orecchiabili, ho scelto il video che segue.

Questioni di gusti.

La musica segue i tuoi percorsi interiori fino a trovarti.

E toccarti, dove molti non riescono nemmeno a vederti.



DI RE MIDA E CATENE DI MONTAGGIO



Il modo in cui sto cercando di impostare la mia attività è tendendo, senza sbattimenti, alla sintesi indicata nel titolo.

Cerco di ottimizzare la capacità di mutare ciò che tocco in oro, lavorando questa materia in modo prossimo alla catena di montaggio.
Non ne esce un lavoro dozzinale - in questo mi distinguo - perchè sul semilavorato ci faccio un lavoro di fino da paura.
Però mi alleggerisco, per certi versi, e applico un moltiplicatore che funziona meglio di altri, dipersivi ed infruttuosi.

Tutto quel che ho fatto sino ad oggi, in termini di gavetta, esperienza personale, rapporti sociali, studio matto e disperatissimo, corrisponde per certi versi a quella che sono, ad alcune delle stanze di questa vita che abito.

Sono stanze giganti, di questo ne sono cosciente, e ogni tanto mi stufa l'arredamento e mi vien voglia di cambiarlo.

Ridurre la dispersione di energie e le perdite di tempo, e delegare quanto più possibile ad altri, sono i passpartout delle porte, in queste stanze comunicanti, che mi consentono di evitare i giri a vuoto, e che la chiave si rompa nella toppa.


Mi tengo lontana dagli eccessi del mito e della degenerazione industriale.
Non intendo nutrirmi d'oro nè di finire ingabbiata in un processo di alienazione al soldo di altri, ma nemmeno per i soldi miei.

Sposto i pesi per stabilire i miei equilibri, per evitare di essere fagocitata dall'ansia, dalla rabbia, dall'adrenalina, le mie bestie nere.


Anche oggi ho fatto certamente la metà del mio dovere.

E' un dovere che riguarda me stessa (cui concedo il riposo e lo svago che merita) e che anche nella misura della metà va ben oltre la sufficienza.

E' bello essere incontentabili verso se stessi, invece che avere il fiato sul collo di gente che ti richiede una devozione che non gli è dovuta nè ti viene ripagata, sul lavoro.

E' bello lavorare per se stessi.

Ed è stimolante stabilire le regole del gioco.

Il proprio.








QUANDO LA GENTE TI PARLA SOLO DI LAVORO



Omettono un banale "come stai?" il più delle volte.
Li vedi da lontano che ti puntano, che qualcosa sicuramente devono chiedertelo.
Di tecnico, rognoso, specifico.
Di pesante.
Pour parler, certo.

"Non chiamatemi la mattina, non posso rispondervi il più delle volte" ha raccolto negli anni sveglie mattutine a partire dalle 7.00 del mattino, e telefonate insistenti nel corso della mattinata, che la vibrazione in tasca del cellulare era peggio delle pedane vibranti per sciogliere la cellulite che si vendevano un tempo (si vendono ancora?) in tv.

"Chiamatemi tarda mattinata" si traduce puntualmente in chiamate del primo pomeriggio.
Ovvero quando rientro per pranzo, o ho appena finito di pranzare e vorrei prendermi un caffè in tranquillità, o rilassarmi un attimo senza pensare a nulla, o lavare i piatti e fare il bucato a mano, senza tenere il cellulare incastrato tra l'orecchio e la spalla, sperando non mi caschi nell'acqua.

Io mi diverto a discutere sempre di lavoro, pure quando non lavoro.

E' la mia missione segreta: aggiustare il mondo con le mie modeste risorse.

Certo.

Poi dice che scappo sempre altrove, appena posso.
Dove nessuno mi conosce.
Dove nessuno mi chiede.
Dove posso godermi la libertà dal lavoro, per davvero.

Un'amica stamattina mi ha chiesto dove sia stata, di recente.
Proprio di recente da nessuna parte.
Corregge il tiro, mi chiede di questa estate.
Cosa importa dov'ero?
Con la testa sono già a dove andrò.




lunedì 3 ottobre 2016

GENTE CHE INVECCHIA



Siamo tutti più cecati, superati i trenta.
Ci ricordiamo cose importanti, ma rimuovere cosa abbiamo mangiato a pranzo o con chi avevamo un appuntamento mercoledì, è un attimo.

Andiamo a fare la spesa e, tornati a casa, ci ricordiamo che non abbiamo preso il dentifricio che è finito.

Siamo più concentrati su quello che vogliamo.
La gestione del tempo diventa una mania, la sua perdita una dannazione.
Sentiamo il peso degli anni che passano a velocità sempre più sostenuta, e ci immaginiamo da vecchi, quando fino a qualche anno fa ci immaginavamo da adulti.

"Sei diventato così volubile, con l'età..."
"Perchè?"
"Il tempo di dirmi che ti servivano dei comodini, che ti ho messo in contatto con il tipo che vende mobili usati o da sistemare, e hai detto che non li volevi più!"
"Mi voleva vendere la cucina..."
"Io ho sentito che voleva venderti la camera da letto completa! Non ti serviva anche un armadio?"
"Tra la camera da letto e la cucina, mi serve di più la cucina"
"Quindi i comodini non li vuoi?"
"No, magari se trovo una cucina, prima..."

Ecco, la vecchiaia è questa.
Ti sorprende a mezza via e tu nemmeno te ne accorgi.


ALL'UNIVERSITÀ



Ho cominciato a seguire un corso all'università, per conseguire una qualifica ulteriore da spendere sul lavoro.
Il prezzo irrisorio è stato determinante.

Il settore - estremamente specifico - mi interessa, ma non è dato sapere esattamente se si svilupperà e in che termini, nel prossimo futuro.

È una scommessa ponderata, la mia, alla cui realizzazione posso in parte contribuire.

Sicuramente un impulso fondamentale è dato da quanto si riesce a spingere sul ricorso agli strumenti validi (sulla carta) che offre.

Dalle prime lezioni emerge il significativo distacco tra il mondo accademico e quello del lavoro.

L'impostazione teorica e poco pratica di chi è preposto all'insegnamento è palese.

Se da un lato può ritenersi che venga stimolato il ragionamento, dall'altro non può non sostenersi che venga indirizzato in modo dispersivo sulla riflessione in ambiti fuori dalla realtà.


Al punto informazioni dell'università:
"Mi scusi, dove si tiene il corso X?"
"No, guarda... (non so cosa)"
"Mi scusi?"
"Ah, ma lei non è una studentessa!"

Eh no.
Questi 10/15 anni de meno ce li avessi pure de capoccia...
Così giovane fuori e così poco giovane dentro.
Il mio sogno proibito è comprarmi un documento di identità che attesti la cittadinanza di un paese in una localitá esotica e contempli un abbattimento sull'età di almeno 15 anni.
Ripartire da ventenne, con l'esperienza di oggi, si può.
Dubito, però, di mettermi a fare la narcotrafficante e guadagnarmi questa possibilità.

Magari verso i 90 anni, quando sarò diversamente perseguibile se comincio a delinquere, ci penso...


domenica 2 ottobre 2016

PICCOLI AGGIORNAMENTI INQUIETANTI AL POST PRECEDENTE



La black list mi mostra per un attimo le telefonate e i messaggi che filtra, poi li cancella.
Non so perchè, forse devo vedere le impostazioni.
Ogni consiglio è bene accetto.

Insomma, il matto che ho bloccato, cui ho smesso di rispondere, mi ha scritto:
"Non rispondi, lo capisco, ti sei impaurita..."

Se è cosciente del fatto di mettere paura alle persone, è cosciente del suo disturbo.
Se ciononostante insiste, vuol dire che non lo controlla.

Stavolta conservo il numero, per evitare di rispondergli pure per sbaglio.

Di perdere tempo per queste cose davvero mi pesa, ma ho esaurito le alternative.



Mi ha contattato uno.
L'ha buttata lì, che se passo dalle sue parti gli farebbe piacere saperlo.
Che se passa di qui mi contatta.
È amico di uno con cui c'è stato qualcosa.
E a grandi linee, ogni tanto, c'è ancora.
Non sa nulla, naturalmente.
E nonostante lui gli abbia sconsigliato di contattarmi, inventandosi chissà cosa, lui ha insistito.
Gli ho risposto tranquillamente, sono stata al gioco.
Non me ne frega nulla.
Ma sono una donna libera.
Non voglio farmi problemi di sorta.
Non tollero condizionamenti.
Lo posso conoscere, e poi valutare se mi interessa.

Chi ha le palle, le usi.
Chi non ce le ha, pazienza.