sabato 16 novembre 2019

LA RICETTA DEL GIORNO


Ho aperto il frigo e ci ho trovato dentro un vassoio di fiori di zucca.

"Erano belli, li ho comprati", mi dice.

Non potendoli far fritti come piacciono a me (con auricchio e acciughina), ho utilizzato quel paio di alimenti disponibili in casa: della ricotta di capra, parmigiano e una zucchina.

Recuperata una vecchia grattugia malmessa, ho grattugiato la zucchina nella ricotta. Ho aggiunto il parmigiano e impastato il tutto con la forchetta.

Ci ho imbottito i fiori, disponendoli graziosamente in una teglia con un filo d'olio e un po' d'acqua, e a metà cottura in forno ho aggiunto una spolverata lieve di pangrattato.

Aspetto siano pronti.

È bello cucinare, quando ho tempo.

È bello mangiare insieme cose buone.





venerdì 15 novembre 2019

A LETTO


Ho viaggiato molto, ieri.

Spendo buona parte del mio tempo in auto, ormai; e mentre prima era la mia amabile passione, guidare, l'introduzione dei velox e la necessità di spostarmi su lunghe e inaccettabili distanze l'ha resa uno strazio e una fatica.

Ieri mi sono messa alla guida, e ho pensato di fare una lunga tirata di circa otto ore, invece di spezzare il viaggio in due giorni.

Ci ho messo di mezzo, però, anche un sacrosanto saluto ai miei, deviando un pochettino sul percorso.

Ho pranzato con un panino in auto, verso le 5.00 del pomeriggio, ché a lavoro, al solito, la pausa pranzo è un lusso, più che un diritto.

Ci sono giorni che corro alla velocità della luce, per riuscire a dedicarmi alle cose importanti della vita: i miei affetti.

Pur di rientrare a casa, e mangiare insieme e mettermi a letto sotto lo stesso tetto, anche se sono stanca morta.

E pur di scambiare anche solo un saluto e una parola dal vivo.

Stamattina, il tempo ricavato dal viaggio che non ho spezzato, l'ho passato a letto a riposare e occupare la mente con attività frivole.

Piove, e le tende filtrano una pesante luce grigia che riempie di piombo la stanza accogliente.

Nonostante l'atmosfera, l'acqua che sta piovendo, e quella che viene ormai trattenuta, inespellibile, anche dalla superficie immobile di questa popolosa terraferma, mi viene in mente di uscire a vivere, per recuperare la stanchezza che mi ha costretto a casa in settimana, dopo il lavoro.

Mentre guidavo, ieri, dopo circa un'ora ininterrotta di pioggia, le nuvole hanno cominciato ad alleggerirsi dal grigio e diradarsi, raccogliendosi intorno sole al tramonto.

Ho pensato che sarebbe bello, quando tutto sarà finito, di tramutarsi in un tramonto.

Restare sospesi tra la terra, le acque ed il cielo, irradiare i colori più belli, specchiarsi su ogni superficie riflettente e infine svanire, come non si fosse mai accaduti.

Ho disteso lo sguardo e le tensioni accumulate, e mi sono addentrata nella notte buia per raggiungere la mia destinazione.







martedì 12 novembre 2019

DI BARATRO LIVELLO


Obbligata, a mia insaputa, ad assistere ad una "lezioncina" di baratro livello (esiste un livello di tal genere, contrapposto al più alto livello?) non richiesta, che sussume in parte quanto per prima ho illustrato, prendendo le distanze dalle misure stese con l'accetta da altri.

Obbligata, come fossi carcerata.

C'è chi si sbrodola nei risultati e nelle fatiche di altri, spacciandoli per propri.

E pur continua a non cogliere le evidentiti criticità e contraddizioni di ciò di cui parla semplicisticamente, nella furia di attribuirsi successi.

E chi plaude, pure, a questa opera macabra.

Le lettura meccanica e cantilenante del nulla, mi ha preso allo stomaco,a un certo punto.

Non sapevo dove volgere gli occhi.

Non mi sono mai sentita così fisicamente costretta a sottoporre il mio intelletto ad uno strazio simile.

Ho preso il mio spazio per intervenire su quello che, a mio avviso, richiederebbe una più profonda e accurata riflessione, in luogo di un'applicazione netta e senza pensieri.


Io lo so che non vincerò il premio come angolo ottuso e solerte lustrascarpe dell'anno.

Lo so.

La mia personale etica me lo impedisce.
La mia formazione me lo impedisce.
La mia stessa identità che non riesco a sopprimere o a lasciar sopprimere.

Lo stomaco, però, si ribella, sta male.

Mi sento fuori posto.
Non appartengo a niente e niente mi somiglia.
Sono distante.







sabato 9 novembre 2019

PROFUMO DI MIELE


Oggi ho fatto un salto in parafarmacia, e ho trovato la ragazza che mi consiglia sempre ottimamente, e una ragazza nuova: la prima monitora e ricorda i miei acquisti nel tempo, e mi fa provare le cose su cui sono titubante e scarto con dei campioncini che mi consentano di coprire almeno 3 o 4 giorni per la prova (la adoro!); la seconda mi ha consigliato ottimamente su un prodotto in promozione stamattina.

È un flacone gigantesco, con ingredienti naturali e tanto miele, per viso e corpo, e in più ha una fragranza incantevole.

E quindi, in questo sabato libero dall'amore e da altri impegni, sono tornata solitaria a casa, mi sono accesa il camino con dei pezzi di legna e delle pigne raccolte in campagna l'altra settimana, bruciando dei grani di incenso sulla brace, e godendomi l'avanzare del pomeriggio verso la sera.

Ho sfogliato voracemente due riviste, una di moda, l'altra di arredamento, sprofondata nella vecchia poltrona vicino al camino.

Mi sono circondata di candele, e ho messo un'essenza agrumata nella piccola terracotta mezza spaccata, che ho da una vita e non mi rassegno a buttare.

Infine, sono andata a cena dai miei, limitandomi a un dito (orizzontale, e non verticale, come sempre, quando mangio a casa) di vino bianco per accompagnare il pesce arrostito e la verdura.

Il lusso finale di questa intensa giornata dedicata esclusivamente a me stessa, è stato usare il prodotto al miele che ho preso stamattina, massaggiarlo senza fretta sulla pelle, e provare un campioncino di booster per il viso.

Ho messo persino un ristrutturante all'argan sulle punte dei capelli.

Li ho spazzolati.

Mi sono sentita splendidamente  antica.

Non riesco a ricordare l'ultima volta che ho dedicato più di due minuti, la sera, al mio viso e alla mia chioma, davanti allo specchio del bagno.

Mi auguro che il benessere che mi sta dando addormentarmi con questo profumo di miele, stasera, mi dia la forza di avviare un nuovo rituale serale prima di mettermi a dormire.

Ho nostalgia di uno spazio dedicato al benessere e alla leggerezza.

martedì 5 novembre 2019

LE PERSONE OPACHE


Quello che si vede, di me, da sempre, in trasparenza, sono ombre, arcobaleni, raggi di sole e riflessi di luna, che si intervallano o mescolano insieme, noncuranti.

Le persone opache sono tali perché mancano di trasparenza, sono spesse ed unte, come i fondi duri delle bottiglie d'olio.

Scrutano il mondo dall'interno ombroso, attraverso una lente deformata che filtra la realtà.

Per me è un po' come essere finita a vivere in una bottiglia di olio stantio.

Le persone opache strisciano sul fondo.

Io cerco di arrampicarmi sulle pareti viscide, ma scivolo.

Non mi arrendo.

Possono stropicciarsi i vestiti, ma resto intera.

Resto salda.

Resto presente a me stessa per quella che sono.

Ma scivolo.

Ed è faticoso continuare ad arrampicarsi.




sabato 2 novembre 2019

L'ANELLO CON IL RUMORE DEL MARE



Ho ritrovato oggi l'artigiano da cui avevo preso, tempo fa, un bracciale molto semplice, ma con un movimento particolare.

Aveva un anello molto bello, anche, l'altra volta, ma non lo aveva della mia misura, e per la mano alla quale in genere lo porto.

Li fa lui, è un suo disegno, e il movimento è costruito in modo diverso per la destra e la sinistra.

Stamattina ne aveva due, di anelli.
Ho provato il primo, ed ero contenta che fosse della mia misura, appena appena un po' morbido al dito.

"Provi l'altro, è esattamente della sua misura", e così l'ho provato, ed è calzato perfetto, come la scarpetta di Cenerentola.

È un regalo.

L'ho messo al dito, e nel suo movimento mi è sembrato fosse racchiuso il rumore del mare.