giovedì 26 dicembre 2019

TRA LO SPARTANO E IL TRADIZIONALE


Sono a casa dei miei da stamattina.
Loro non ci sono, hanno deciso di passare una giornata fuori, e di mettersi in viaggio.

A me davvero non andava di mettermi in macchina, ho preferito rimanere qui.

Certo, potevo rimanermene da sola a casa mia, e fare le stesse cose che ho fatto oggi qui, ma qui mi sento meno sola.

Sento l'odore di casa appena comincio a salire le scale; le scatole di panettoni, i vassoi con i mostacciuoli, i panieri pieni di frutta secca adornano graziosamente la cucina in disordine.

Le nostre personalità e i sentimenti che ci legano aleggiano per casa anche quando non ci siamo.
La popolano.
E la riscaldano.
Mi riscaldano.

Ho acceso la candela rossa nel centrotavola di legno che ho preso per la tavola natalizia - che invece di consumarsi, sembra voglia durare fino alla fine dell'anno per accompagnare ciò che resta di queste feste - e l'ho messa sul camino.

E poi ho acceso il camino, con quel che rimane della legna dello scorso anno e il cartone del pandoro.

Ho lavorato un maglione, che forse nel giro di un paio di giorni finirò.

C'erano questi gomitoli meravigliosi, in merceria, ed io avevo voglia di vestire qualcosa di diverso. Di unico.

E lo è, ogni volta, perché non seguo schemi, ma elaboro di volta in volta nella mente ciò che lavoro, mentre lo lavoro.

Mi sono fatta un uovo al tegamino con la scamorza, ho riempito il bicchiere di buon vino rosso, e mentre il camino scoppietta, c'è un film di quelli belli in tv.

Per quanto siano state faticose, queste feste, mi sento serena.

A posto con me stessa.

E per quanto banale possa essere un santo Stefano passato in casa, in questi termini, mi sembra di avere solo recuperato energie che avevo consumato e credevo perse.






domenica 22 dicembre 2019

E IL PREMIO DEL PILOTA DELL'ANNO VA A...


A tavola, con i miei, in questo periodo, si fanno bilanci seri.

Si discute dei chilometri percorsi nel corso dell'anno, si fanno stime su consumi, tragitti, costi, percorsi alternativi e quanto altro.

Mio padre esordisce che ha visto un'auto che mi piacerebbe molto, usata, a un prezzo concorrenziale.

L'auto dei miei sogni è un fuoristrada senza cazzatine tecnlogiche, centraline e quanto altro, pura meccanica votata al viaggio in qualsiasi condizione ambientale, adatta a piste bianche e a scavalcare qualsiasi tipo di ostacolo.

Tra i figli, la contestazione sul numero  infimo di chilometri in media percorsi al giorno nel corso dell'anno non l'ho beccata io.

Mia madre, che con la macchina ci va a fare la spesa e ogni tanto si spinge un po' più in là dal percorso urbano, per andare a prendere il vino che ci piace nella cantina di fiducia, ha fatto un discreto numero di chilometri, quest'anno.

Io ho superato mio padre, che di chilometri, di suo e per lavoro, ne fa tantissimi.

È un triste record, ripagato, alla fine dei conti, solo da tanta inutile stanchezza.

Come si possono percorrere così tanti chilometri per non arrivare da nessuna parte, alla fine?

Sono stanca di spostarmi.
Sento forte l'esigenza, ora, di riprendere il mio viaggio.









sabato 21 dicembre 2019

CHI ODIA TUTTO L'ANNO, ODIA ANCHE A NATALE


Si può scegliere se coltivare buoni sentimenti o i peggiori sentimenti del mondo.

Perché è una scelta, non c'è niente da fare.

C'è chi sceglie di vivere nell'odio e nel risentimento, tutto il tempo, contro tutti, irrigidendosi sulle proprie sacrosante ragioni, le uniche che è in grado di riconoscere, le uniche con cui si confronta.

Si può scegliere di amare o odiare, ma non si può scegliere di amare se non si rinuncia ad odiare.

E a Natale non bisogna essere per forza più buoni.
Non è una questione di formalismi o luoghi comuni.
È solo che la cattiveria e l'odio sono sgradevoli tutto l'anno, e ancora di più in questo periodo, in cui ci si ferma, in cui ci si ritrova.
Per chi ha voglia di ritrovarsi, certamente.

La grande consapevolezza di questo Natale, è che non importa quanto si sia concilianti.
Non importa avere portato un briciolo di bene e pace dove alberga un male radicato e cieco,e dove l'obiettivo costante è quello di fare guerra e distruggere.

Non c'è informazione o parola sana che non possa essere trasfigurata e manipolata, e rilanciata come un sasso per spaccare le finestre integre che proteggono l'intimità della propria casa.
Io non dispongo di vetri antiproiettile, a sassate sono venuti giù tutti.
E adesso, senza vetri, sento freddo.
Sono ferita dalle schegge, che sono schizzate ovunque.

Chi separa vince.
Anzi si può dire davvero che abbia vinto.
E a questo brinderà, questo Natale, soddisfatto dell'ottimo risultato raggiunto.










domenica 15 dicembre 2019

UN PICCOLO SPAZIO PER L'ORDINE INTERIORE


Il wek end sta scorrendo all'insegna di attività basilari e necessarie.

Dovevo fermarmi per fare ordine e chiarezza.

Ho fatto amicizia con una nuova macchinetta automatica del caffè che non dà resto (c'è scritto a caratteri cubitali, per sottolineare che la tua necessità potrebbe comprendere una lauta mancia).
In compenso l'espresso è buono, ed è quasi il doppio rispetto a quello che mi eroga la macchinetta a lavoro.

Ho recuperato spazio vitale, per riflettere, fondamentalmente, oltre che per occuparmi di ciò che in settimana resta in sordina, in attesa di tempo ed energie di cui non dispongo.

Ho un misto di allergia e influenza, gli occhi gonfi, il naso chiuso, ma tutto sommato sono abbastanza vitale.

Fuori dalla finestra, oltre le pagine di questo libro, c'è un cielo azzurro striato dalle scie bianche degli aerei.

All'interno, un piccolo bucato a mano che finisce di asciugarsi sui termosifoni.

Ho formalizzato il mio intento di studiare per un nuovo obiettivo, e entro fine giornata deciderò se formalizzarne un secondo.

Niente altro che uno dei piani b precostituiti nel corso del tempo e mai percorsi, ma mai accantonati.

Non sempre le scelte ai bivi della vita inducono a percorrere strade che non consentono di guardarsi indietro.
Certi bivi restano lì, viene solo posticipata la svolta a un altro momento della vita.
Si percorrono cicli di vita e poi si torna al punto di partenza, ma con più solidità, e nuove opportunità che si incardinano sulle vecchie.

Mi domando se sia questo il caso, e nel frattempo valuto se lanciare la monetina, cosciente del fatto che dovrò agevolare una caduta proficua attraverso una mole di studio consistente.

Quanto spazio debbo fare ancora nella testa per tutto questo studio?

Mi sento come la memoria del mio cellulare, perennemente in bilico tra il 95 e il 99%, in affanno per cancellare cose inutili che mi occupano la mente.

Come si vive la vita come se fosse una nuova vita ogni giorno?
Abbiamo un passato e una memoria che ci connotano e ci indirizzano nel presente, ma fino a che punto è esperienza e oltre quale è solo un pesante bagaglio?

sabato 7 dicembre 2019

LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO


Come si dice quando fai di tutto, ma non è mai abbastanza?

Come si dice quando ti si richiede di fare sacrifici immensi, e li fai, ma non è comunque abbastanza?

Come si dice quando non importa quanto tu sia stanca o stia male o abbia bisogno di riposo, cure, una parola di conforto, perché a te nulla è mai dovuto?

Come si dice quando tu per gli altri e i loro problemi e i loro familiari che stanno male ci sei sempre, mentre per te non si spreca nemmeno una telefonata?

Come si dice quando ti si chiede di mettere da parte tutto ciò che vuoi, che per te è vitale ed essenziale, per aspettare che la vita si consumi inutilmente e fare posto al nulla?

Mentre il resto del mondo va avanti, e tu sei obbligata a restare in un pantano da cui cerchi disperatamente di uscire?



Io sono la persona peggiore del mondo.

E talvolta l'unico modo di migliorarsi è allontanarsi da chi ti convince di esserlo con commenti quotidiani e costanti che ti scavano i buchi dentro, come pallottole roventi.









domenica 1 dicembre 2019

STANOTTE SCRIVO UN LIBRO



Dove finiranno tutti gli spunti annotati nella mente, le immagini che scorrono negli occhi e registro in parole sui nastri precari dei cellulari (che lascio cascare a terra e disintegro prima di mettere in salvo ciò che vi custodisco)?

Dove finiranno tutti gli appunti che annoto in mille quaderni, e in foglietti volanti ficcati tra le pagine fitte di scrittura, riposte nei cassetti delle case che abito e ho abitato?
Dove finiranno le note e le rime?
Dove finiranno i miei scarabocchi a penna?
Dove le mie fotografie?
Dove il mio gusto nello scegliere le cose?


Stanotte scrivo un libro, mi dico, e ci metto tutto dentro.
Lo riempio come uno scrigno, segreto finchè qualcuno non scopre il tesoro che contiene.
Che non ha un gran valore in termini economici, come tutte le infinite attività di cui mi interesso e in cui spendo energie, ma traccia la mia identità più di quanto lo faccia la mia immagine esteriore.

Stanotte non posso scrivere nessun libro, in verità.
Devo riposare, mettermi in viaggio, andare a lavoro e preservare la lucidità per affrontarlo come si deve.
Non sto affrontando come si deve la vita, però, che continua a consumarsi rapidamente contro la mia volontà.
Mi sento un animale in gabbia.
Una gabbia con le ruote.


L'ANONIMA GIOCATTOLI


C'è una scatola di giocattoli che si è svuotata, e non riesco a non farci caso.

Ci passo davanti, ogni tanto, e dove mi cade l'occhio - ho questo problema infinito che pungola spesso la mia coscienza - non riesco a distoglierlo come se non mi riguardasse.

La regola di vita che mi sono data, involontariamente - così mi hanno cresciuta, soprattutto papà - è che quello di storto (a cose o persone è indifferente) che accade sotto i miei occhi è questione che mi riguarda, e se posso intervenire in qualche modo debbo farlo.

Ho quindi lanciato una piccola iniziativa con il passaparola per riempire questa scatola e farne pure un'altra.

Nell'anonimato, che non si sappia che sono stata io, perché svelarsi esporrebbe a criticità insostenibili e innescherebbe ulteriori dinamiche a cui non ho interesse a partecipare.

Che tanto poi, al fatto che ci siano o meno giocattoli non frega poi molto a nessuno, e nessuno ci farà caso quando la scatola si sarà riempita.

A nessuno frega molto di nulla, dove sono precipitata, questo si è capito.

Come se la vita che scorre davanti ai propri occhi fosse disinteressante come il vuoto.

Come se fosse sempre scontato che altri non volgano gli occhi altrove, che altri si premurino, che altri facciano qualcosa, intervengano in qualche modo.

Nel frattempo, la scatola ha cominciato a riempirsi.

Il passaparola ha funzionato, e questa piccola condivisione mi scalda il cuore.

Non è nulla, ma per me significa moltissimo.