sabato 29 febbraio 2020

PRANZO A MARE


Qui a casa, lontano dal resto del mondo - e dove si fa mondo a sé - ci si gode la primavera in anticipo, i raggi del sole che scaldano la spiaggia, il mare che con la sua brezza leggera pulisce l'aria.

"Stamattina sono andato a correre, e mi sono fermato a far colazione al mare. Mi hanno detto che prendono il pesce per mezzogiorno, e di prenotare se vogliamo mangiare là...", mi dice con falsa indecisione.

Tra un'oretta chiudo i libri, mi preparo, e scendiamo a piedi al mare.

Ci aspetta un bel pranzo a base di pesce fresco, quello del mio mare.

Quella che un tempo lontano nel tempo era la normalità monotona e noiosa della vita di paese, è oggi un lusso che a malapena riesco a permettermi.

Quanto tempo occorre, per guadagnare tempo?

Quanto impegno?

Non è in fondo una contraddizione in termini lavorare e studiare così tanto, per approdare ad una vita che formalmente appare migliore, ma sostanzialmente è quanto di più distante dal tanto anelato benessere che si è tentato di raggiungere?



mercoledì 26 febbraio 2020

LA SINDROME DELL'UNTORE


Che sia o meno poco più che un'influenza, questo virus, ce lo dirà il tempo.

Tra chi sminuisce e deride chi si allarma, e chi dall'allarme è precipitato nella paranoia, io penso di collocarmi più o meno nel mezzo.

Ho alzato le precauzioni che già adottavo quotidianamente per evitare di beccarmi qualcosa (lavo ancora più spesso le mani, pulisco i piani d'appoggio, evito di toccare maniglie di luoghi pubblici etc. o et cetera, che di questi tempi anche uno starnuto messo per iscritto può generare allarme).

E mi astengo da commenti di derisione nei confronti di chi teme che lui stesso o i propri cari possano morire (sarò tonta, ma per me è umanamente comprensibile e condivisibile), e mi fa un po' tristezza chi fa del sarcasmo facile e la solita ironia da quattro soldi per farsi figo o superiore rispetto alla massa di cui è irrimediabilmente parte.

E in cui io stessa, idealmente, lo colloco, all'interno del più ampio serbatoio della noia fine a se stessa (cioè quella che non è in grado nemmeno di solleticare l'intelletto affinché vi trovi una via di fuga).

Mi fa tristezza leggere notizie che contengono nel titolo l'affermazione di ciò che nel testo per esteso smentiscono, solo per guadagnare un click in più cavalcando l'ansia della gente.

Ci sono questioni  implicitamente rinviate, che esploderanno quando finiremo di chiederci quanto sia effettivamente letale questo coronavirus.

Quel che mi pare certo è che la diffusione del coronavirus stia contribuendo all'insorgenza della "sindrome dell'untore".

Sfido chiunque a non essersi chiesto: e se sono io l'untore, e nemmeno lo so?

Se mi porto addosso questo virus invisibile e lo trasmetto ai miei cari?














mercoledì 19 febbraio 2020

DI CAFFÈ OFFERTI E SGUARDI AMOREVOLI


Arrivo presto, a lavoro, solitamente prima degli altri.
Quaranta secondi d'orologio sono il tempo che mi separa dalla macchinetta del caffè, dopo avere spalancato tende e finestre e posato borse e giacca e occhiali da sole e il pranzo del giorno nel suo angolo riservato.

La macchinetta del caffè confina con un ufficio in cui c'è sempre un ricambio incredibile di gente.

È un piccolo presidio di umanità varia ed eventuale, in un luogo in cui il disagio annichilisce anche i più tenaci.

Ebbene, capita ogni tanto che mi offrano un caffè appena fatto.

Lo fanno per gentilezza, per passare il tempo, per scambiare una chiacchiera con altri precipitati nel medesimo contesto.

Lungi da me rifiutare!

C'è qualche amante degli animali che si sta prendendo cura dei piccoli randagi (un gruppo ormai consistente e ben definito), sfamandoli come può, anche quando non ci sono io.

Da quando hanno avviato questa piacevole e morbida convivenza, hanno sempre la ciotola piena d'acqua e qualcosa da mettere sotto i denti senza doverselo litigare tra loro.

Dormono nel prato, si rincorrono, si stiracchiano, fanno dei balzi giganteschi per venirmi incontro al mattino, o quando esco, per accompagnarmi al parcheggio.

Si litigano una carezza e un'attenzione, sempre, al di là del cibo che, strano a dirsi, talvolta li disinteressa.

Mi sono informata su possibilità di intervento e tutela a loro favore, per il tempo che resto e per quello in cui (spero presto) non ci sarò più.

Devo attendere il momento e l'occasione per discuterne con chi ha il potere materiale di intervenire sulla faccenda, in modo più incisivo.

E so che arriverà.

Oggi sono uscita da lavoro con il sorriso, come ormai capita di frequente, da che ho una banda nutrita di splendidi randagi che accompagna con sguardo amorevole le mie giornate.




venerdì 14 febbraio 2020

"PAPÀ, QUANTO È LONTANA L'AMERICA?"


"Zitta e nuota".

Lui si diverte a dirmi così, ogni volta che intraprendo un'impresa impossibile, e lo tengo aggiornato su ogni minima notizia e su come organizzo il mio tempo e lo studio.

Ed io mi ci immagino per davvero tra le onde che nuoto come una disperata, ogni volta.


Quante imprese impossibili ho avviato e concluso, finora?

Più d'una.

E questa, questa qui, di impresa, andrà in porto o resterà in alto mare?

C'ho un'ansia stratosferica, stasera.

Il tempo stringe.




mercoledì 12 febbraio 2020

B


Come le vitamine nuove che sto prendendo.
Come il piano in atto, e tutti quelli preparati e non ancora o non del tutto percorsi.
Come il sangue che sto buttando sui libri.
Come il bene che mi voglio, e che voglio alle persone della mia vita.


Il week end di San Valentino è alle porte, ed io abbraccerò i libri per le 12 ore + 12 circa di sabato e domenica che non passerò a lavorare.

Mi piacerebbe scendere a fare una passeggiata al mare, ma il mare è lontano, e troppo grande da portarselo in tasca.

Mi manca il sale.
Mi manca l'azzurro.
Mi manca casa.



martedì 11 febbraio 2020

IL MIO ORIGAMI


Accendo la luce sulla scrivania e mi seggo, tolti i panni da lavoro, negli abiti comodi per lo studio.

Mi aspetta qualche ora di studio intenso, anche stasera.

I gesti meccanici all'interno della stanza piccola ed essenziale (dove non c'è posto per il superfluo, e in cui il numero dei libri ha superato grandemente quello dei vestiti), hanno ormai qualcosa di rassicurante.

Non è vita, questa, ma un ritaglio di vita che sto piegando e ripiegando con cura finché non verrà fuori un meraviglioso origami.

È finché l'ultimo tentativo non sarà esaurito, non ho intenzione di mollare la presa.


lunedì 10 febbraio 2020

DI CIOCCOLATA CON IL MARZAPANE



Nel week end ho raccolto qualche cartolina in giro, di quelle in cui vengono pubblicizzate delle mostre, con una grafica accattivante: sono diventate i miei nuovi segnalibri.

Dovrei essere abbastanza cotta di stanchezza, adesso, ma non mi sembra ancora troppo tardi per smettere di studiare.

Smangiucchio cioccolata con il marzapane (una roba che per me è deliziosa!) e coloro, come una bambina, le parole chiave, tracciando un disegno comprensibile e lineare, che tento di memorizzare con quei poveri neuroni traumatizzati e dimezzati dall'età e da milioni di anni di studio e fatica.



venerdì 7 febbraio 2020

TARALLI DEL SUD E VINO DEL NORD


Il primo aperitivo alcolico che mi concedo mentre studio, da che studio.

Due dita di vino rosso, e i taralli con l'uva sultanina, di una croccantezza deliziosa.

La luce della lampada da tavolo e delle tre candeline da the scalda appena la stanza, ma sono al caldo.

Ho i miei pelosi che a turno richiedono attenzioni, e cui richiedo attenzioni.

Uno di questi ha gli occhiali da vista calcati sul naso, e studia di fronte a me.

"Ti sei finito un pacco di taralli", gli dico mentre continua ad attingere, fintamente distratto, dalla busta trasparente.

"Ne ho preso uno ogni volta che tu ne hai preso uno...", risponde candido.

Risultato soddisfacente, rispetto ai tempi in cui la voracità era tale da non contemplare possibilità di assaggio da parte di altre bocche di qualunque cosa varcasse, commestibile, la porta di casa.

***

All'aperitivo ha fatto seguito una cena a base di crocchette vegetali (o qualcosa di simile) infilate nel forno a cuocere senza supervisione.

I cibi facili si cucinano in autogestione che è una bellezza.

Sono le dieci, e si continua, blandamente, a denti stretti, sospirando, a studiare.

"Sei stanco?"
"Si, ma devo continuare a studiare..."

Che gli integratori ci diano la forza!





mercoledì 5 febbraio 2020

DI ERBACCE E VITA PERSA


Le riflessioni nel cuore della notte sono quelle più dure, senza filtri, senza la velocità che imprime la luce.

Senza le distrazioni del giorno.

Non vedo che una striatura di luce fioca provenire dall'esterno, ma sento nitido il vento che soffia conto la persiana mezza chiusa, come una saracinesca contro il mondo esterno.

Sono sola, qui, così come lo sono anche quando e dove non dovrei esserlo.

Sovraccarica, invece che leggera.

In tensione, invece che rilassata.

Mi manca l'aria, provo fastidio.

E non è nato tutto dall'oggi al domani.

Nel campo dei cattivi sentimenti e delle sensazioni spiacevoli, qualcuno ha piantato semi e messo acqua tutti i giorni, mandando in malora le piante da frutto di cui avrebbe dovuto prendersi cura, per far crescere a dismisura le erbacce.

Le erbacce, alla fine, hanno divorato tutto.

E mi domando fino a che punto debbo mettermi in ginocchio ancora una volta a strappare a mani nude ogni filo d'erba, quando non ne ho più la forza.

Le radici sono così profonde, ormai, che tutto ricresce con estremo vigore, giorno dopo giorno.

Certi tentativi sono andati in malora, irrimediabilmente, e la vita che poteva essere e non è stata ormai è vita persa, buttata.

Tra le erbacce è come quando si getta sale: non può crescerci nulla.





domenica 2 febbraio 2020

QUANTO È PICCOLA UNA STANZA, IN UNA PICCOLA CITTÀ


Ho chiamato papà, stamattina, solo per sentire la sua voce, che mi rasserena sempre.
Non ho ormai granché su cui aggiornarlo: la mia quotidianità si è ricomposta e assestata sul lavoro, le funzioni basilari, e poco altro.
La linea si è interrotta mentre cercava di dirmi che avrebbe allungato certe passeggiate domenicali per venirmi a trovare fin qui.
Ho pensato che sarebbe bello, ma non voglio si metta in auto tutto quel tempo, su quella strada orribile e pericolosa che percorro ormai in automatico da troppo tempo.

Ho spostato la tenda per far entrar meglio la luce naturale per studiare, accostando ancor di più la scrivania alla finestra.

E poi, visto che il cielo era azzurro, e il sole caldo, ho aperto un po' la finestra, convincendomi di poter godere di un anticipo di primavera.

Ho comprato matite in quantità industriale, e ne ho già consumate diverse. Io davvero non mi capacito di come si consumino e si distruggano, nonostante scriva con tratto leggero e le riponga con riguardo sulla scrivania o nell'astuccio dedicato.

Studio, divoro pagine su pagine, ma meno di quanto vorrei.

E mi stanco, molto di più di quanto dovrei.

La sera crollo, e il messaggio della buonanotte lo leggo come il primo buongiorno del mattino.


Sono nostalgica, e rifletto sull'opportunità di concedermi un paio di giorni di ferie per scorciare le distanze, la prossima settimana.

Anche se questa scelta sottrarrà tempo allo studio.

Anche se sto facendo sacrifici da matti per ottimizzare il tempo a disposizione, che è quello che mi avanza da un lavoro che mi consuma.


Sono stata in varie librerie, in settimana, alla ricerca di testi specifici per quanto mi occorre.

E mi occorre tantissimo, ancora, nonostante quasi l'equivalente di una busta paga sia già andato via in libri, da che ho avviato lo studio.

I limiti consistenti delle librerie che ho trovato - o per definirle ciò che sono davvero, negozi che vendono libri - sono emersi in modo insostenibile.

In una, l'unica ad avere il pregio di un personale cordiale ed accogliente, purtroppo non ho trovato molti testi da confrontare tra loro.

E non ho potuto confrontarmi nemmeno io, a tutto tondo, su quello che mi serviva, come sono solita fare quando vado nelle librerie dove sono solita andare dai tempi dell'università, e dove ancora oggi torno (e tornerei anche nell'immediato se non fosse per la distanza attuale e il tempo che scarseggia).

Nell'altra libreria, la donna nascosta a fare i cavoli suoi dietro la cassa mi ha salutato a stento rispondendo al mio buongiorno, trattandomi con fare arrogante tutto il tempo.

Ho impiegato un po' per farle comprendere che ciò che mi serviva era diverso da ciò che aveva supposto mi servisse semplicemente guardandomi.

Finché non ha affermato di avere finalmente capito cosa mi occorreva e si è piegata a terra per prendere dall'ultimo ripiano dei micro riassunti, piccoli e colorati, graziosamente insulsi come quelli che abitano le librerie delle case di bambola.

E delle stesse dimensioni.

Credo abbia sentito il rumore degli occhi che ho rovesciato violentemente verso il cielo, mentre le dicevo che non era assolutamente ciò che cercavo.

"Gli altri che stanno studiando la stessa cosa li hanno presi!", ho sentito dietro le spalle, mentre varcavo la soglia per uscire.

L'idea di dovermi confrontare con altri che studiano sui riassunti a colori mi stimola ancora di più a dare il massimo e ad approfondire il divario che ci separa.

C'è gente che studia sui libri seri, purtroppo, ed è quella che temo realmente possa farmi le scarpe.

Se non sarà questa la volta buona che riesco, sarà la prossima.
Questo studio, comunque vada, non sarà vano.












sabato 1 febbraio 2020

SONO TUO AMICO


Detto (d'ora innanzi D): Sono tuo amico.
Pensato (d'ora innanzi P): Mi servi, ma essendo quello furbo, fingo amicizia.

D: ti sei girato dall'altra parte ogni volta che davanti a te mi hanno fatto una porcheria... Questo mi è molto dispiaciuto. Forse al tuo posto avrei fatto lo stesso, o forse no, chi lo sa.
P: per me chi si volta dall'altra parte dinanzi ai soprusi non merita molta considerazione in generale, e non ha la mia stima. Figuriamoci come mi offende se chi si dichiara mio amico lo fa quando è a me che accadono cose sgradevoli.
E no, io al posto tuo non mi sarei girata dall'altro lato.
E no, tu non sei mio amico.

D: e che potevo fare? Io cerco di essere amico di tutti...
P: che tanto solo quelli furbi come me sanno che in fondo gli amici di tutti non sono amici di nessuno.

D: non è tanto il fatto di voler mantenere buoni rapporti con tutti, ma il fatto che tu stia culo e camicia con gente che si rivolge in modo sgradevole e cattivo nei miei confronti, e che quando stai con loro mi rispondi male pure tu.
P: come sopra.

D: ma io non posso non essere loro amico!
P: mi servono anche loro!

D: lo comprendo, ma il fatto che tu sia loro amico porta me a tenere le distanze da te.
P: chi si fa amico di gente spregevole, per me, è come loro.


Ho perso ufficialmente un "amico".