domenica 7 giugno 2020

LA MIA PASSIFLORA


L'ho raccolta nei miei luoghi e l'ho messa per talea... E ha preso!

Le nuove foglioline sono spuntate nei giorni scorsi e si sono aperte, aggrappandosi ai cordoncino di spago che ho teso alle spalle del vaso per far aggrappare i rami.

Ho appena finito di mangiare dai miei, e tra poco vado a fare un giro in campagna, a raccogliere delle piante, messe dai miei nonni, per farle riprodurre in vaso, sul mio balcone.

Mia madre è riuscita a riprodurre dal nocciolo un tipo di albicocca particolarmente dolce che portò mio nonno dal suo paese quando si trasferì in questa zona.

Ha portato cinque frutti, che a loro volta portano altri noccioli, che verranno usati per riprodurre e perpetuare questa qualità.

Le ho chiesto già di darmi una piantina, se dovesse spuntare.

Di mio, le ho messo per talea della menta orange in vaso, riproducendo dalla mia.

Sembra aver preso, adesso bisogna solo pazientare affinché cresca.


Il mio animo è a pezzi.
La confusione comincia a dissolversi.
Riesco a vedere ciò che voglio adesso e nel prossimo futuro.
In che modo indirizzare le mie scelte.

So che non voglio più mettermi da parte.
Inghiottire situazioni che mi creano disagio e malessere.
Voglio realizzare ciò che mi preme nella vita.

Voglio essere felice.
Tornare a sorridere.




mercoledì 3 giugno 2020

DA PESCIOLINO A ROCCIA


Di giornate impegnative ce ne sono state molte, nella mia vita.
E molte ce ne saranno ancora.

Solo che in questo momento non mi sento pienamente me stessa.
Sono piena di ammaccature che non so bene come ripianare.
E mi rendo conto che alcune, purtroppo, rimarranno e per un bel po'.
Il danno ormai è fatto.

Nuoto controcorrente, come un pesciolino d'argento che si confonde tra le onde.

E debbo farmi roccia, per non essere trascinata irrimediabilmente via dalla forza dell'acqua.

C'è una parte di me cui tengo, irrinunciabile.
Non posso gettarla via.
Non posso soffocarla.
Non posso, non posso e non voglio.



martedì 2 giugno 2020

UNA QUESTIONE RAZZIALE


So bene che quanto sta accadendo negli Stati Uniti recentissimamente ha una chiara connotazione razziale.

Tanto nella dinamica del fatto, che reitera atteggiamenti che si consumano quotidianamente a danno degli afroamericani, quanto in quella della reazione unanime rispetto all'accaduto.

Eppure io resto di quelli che un singolo atto di violenza non giustifica altri atti di violenza da parte di chi intende protestare.

Sono anche di quelli che non riesce a correre con la mente a facili conclusioni e a dare per scontato che la matrice razziale sia quella da cui è stato staccato il biglietto da visita di questo increscioso episodio.

Resto di quelli che prima del colore del corpo, c'è una veste che si indossa e stabilisce il proprio ruolo nella società, e sembra essere stato commesso un abuso, da quanto si legge o si vede nei video diffusi, da un agente, innanzitutto.

E che se sia stato effettivamente commesso, debba stabilirlo un tribunale, e non la piazza.

Sono di quelli che qualunque fatto di violenza venga commesso, che sia contro una donna, un cristiano, un ebreo, un islamico, un bianco o un nero, resta un fatto di violenza contro un altro essere umano.

Di per sé un fatto intollerabile, che non necessita di precisazioni e distinzioni.

E mi rammarica veder dare un valore, volta per volta, alla singola caratteristica dell'essere umano (il colore della pelle, la religione praticata, l'essere donna) invece che all'essere umano in sé.

Mi rammaricano certe distinzioni superflue, che per qualcuno aggiungono valore, per altri lo tolgono ad un atto di violenza.

Con ciò non voglio delegittimare una parte del dibattito che si sta avviando sul punto, laddove pacifico e costruttivo.

Non riesco però a guardare all'episodio che per quello che sembra, cioè che un uomo è morto soffocato sotto la presa di un altro uomo.