mercoledì 14 gennaio 2015
DELLE SCUSE ALL'IMPROVVISO
A lavoro, stamattina, ho incontrato una persona che non vedevo da tempo.
Mi ha chiesto di dedicarle due minuti.
Ho pensato avesse bisogno di qualcosa, e sono stata indecisa se rifiutare o meno.
Mi ha sempre chiesto qualcosa, perché dalle persone come me si ottiene sempre qualcosa, finché non si stufano.
Non mi costava nulla attendere una manciata di minuti, e quindi ho atteso, riservandomi di risponderle "non lo so" o "non posso".
Voleva chiedermi scusa per una cosa che è successa diversi mesi fa.
Le hanno riferito che mi sono arrabbiata molto, e mi ha chiesto perchè avessi preferito non parlarne.
Le ho risposto che è vero che mi sono arrabbiata molto, ma che, come ogni volta che l'ira mi acceca, l'incazzatura dopo poco mi passa, e ho lasciato scivolare via la cosa, senza serbare rancore a nessuno.
Non mi sembrava il caso di scatenare l'inferno per una cosa del genere, per quanto grave.
Mi ha guardata interdetta, si è scusata di nuovo.
In realtà, prima di mandarglielo a dire, avevo anche sollecitato la sua attenzione in modo diretto, illo tempore, ma ha fatto finta di nulla. O forse sul serio non si era resa conto di nulla.
Chi lo sa...
In ogni caso, la preoccupazione del giudizio altrui (abbiamo degli amici in comune, sono stati loro a parlarne) l'ha indotta a fare questo passo, che altrimenti é da presumere non avrebbe fatto.
Per me é tutto ok, ci mancherebbe.
Resta il fatto che questa persona deve restare lontana da me.
Gli opportunismi altrui mi logorano dentro, non ne voglio sapere.
Nemmeno dopo le scuse.
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