sabato 27 aprile 2024

QUATTRO NUOVI APPUNTAMENTI

 

Quattro distinte linee di destino che vanno profilandosi all'orizzonte.

Da qui a qualche anno, una di queste potrebbe andare in porto.

Dovrebbe.

O forse no.

O forse dopo.

Chi lo sa.


Non riesco più a buttar giù certe vigliaccate, certi modi, certi gesti.

Certi egoismi, ecco.

Allontanarsi rende comunque raggiungibili.

Sparire del tutto sarebbe meno complicato.

Ho mille ragioni che all'occorrenza possono tramutarsi in scuse valide per tagliare i rapporti.


Oggi c'è un sole caldo e avvolgente.

Ho aperto i balconi, e vedo i colori esterni, da lontano, mentre son seduta a studiare.

É tutto a un soffio da qui.

Più tardi esco, mi dico.

Scendo al mare.

Forse vedo gente.

Forse no.

Forse mai più.

Forse sono troppo categorica; ma poi mi ricordo che il problema é proprio che non lo sono più.



venerdì 26 aprile 2024

MICROCIRCOLAZIONE

 

Le temperature di questi giorni e i toni di certe conversazioni mi ricordano cbe sono un animale a sangue caldo.

Ogni tanto mi raffreddo, ma é solo una questione di microcircolazione superficiale.

Ci sono ancora molte cose da fare e altre da avviare, e la stanchezza di oggi non aiuta granché.

Nemmeno questi scambi, cui continuo a sottopormi, invece di defilarmi elegantemente.

Sono nata femminile singolare, e questa resto, ancora oggi.

Ferma nella mia individualità.

Non voglio soffocare in dialettiche asfittiche e relazioni stringenti.

Non riesco a confinarmi in angoli ottusi, avendo sempre abitato spazi aperti.

Soprattutto mentalmente.


martedì 23 aprile 2024

INTOLLERANZE EMOZIONALI

 

Otto lunghissime ore di coesistenza nello stesso ambiente con certe scimmie urlatrici, e il mio sistema nervoso comincia a mostrare segni di cedimento.

Incatenata alla scrivania a far cose serie, gli schiamazzi mi hanno distolta cento miliardi di volte, prosciugandomi di ogni energia.

É così fuori contesto, chi non sa dosare la voce.

Chi pensa di dover affermare la propria insulsa presenza gridando per farsi sentire da tutti, come dentro un altoparlante per manifestare in piazza e nelle strade.

Ecco, non siamo per strada e non é una piazza.

Mentalmente affiorano parole che non me la sento di scrivere.


La salubrità dell'ambiente richiede intervalli necessari di silenzio.

E spazi.

Anch'essi pieni di silenzio.


sabato 20 aprile 2024

FINO A GIUGNO

 

Una corsa contro il tempo, vestita bene, ma con le scarpette da ginnastica ai piedi per correre meglio.

Di quelle che poi, in ufficio, si trasformano in tacchi, all'occorrenza.


E poi, forse, a giugno, un tuffo nel blu.

Un forse che si cancella agevolmente tra le righe di questi giorni, in cui paiono stemperarsi alcune tensioni.

Immagino una passeggiata serale al porto, dopo il mare, con gli abiti freschi sulla pelle dorata.

Gli agrumi della mia terra che sto introducendo nella cucina di molti giorni, e la preparazione della tavola estiva.

Il sapore delle chiacchiere a lume di candela, mentre la brezza ci accarezza i pensieri.


"Mi dileguo", dico.

"Eddai, su, smettila..." mi risponde.

Dice che non sono credibile.

E il suo essere così basico, talvolta, mi disinnesca.

A volte mi accendo e mi arrabbio.

E mi disinnesca comunque.


Sono la ferrea costante di un caos imperturbabile che mi rotea attorno.

E in cui danzo anche io, seguendo il mio disegno, mentre creo qualche scintilla.


Oggi, che é sabato, non ho fatto altro che dare una rinfrescata a casa, fare un bucato a mano, e rotolarmi nei sensi di colpa per non aver letto una pagina.

Mi sento una furfante con me stessa, in modalità autosabotante, ma così stanca che per oggi mi perdono.

Ho preparato per cena un tagliere di tapas... Mi ricordano sempre il mercato di Madrid, e quel cappotto blu, e quel cappellino che indossavo.

La vita era così tanto difficile anche allora, ma più semplice. 

Sorridevo, con gli zigomi alti e lo sguardo lucente.

Avevo davanti, ancora, l'eternità che si ha davanti quando si é giovanissimi.

Eppure, ancora adesso, guardo al futuro con lungimiranza.

Un pochino di speranza.

Che tutto possa sempre ancora accadere, in modo bello, e migliore.

Anche quando attraverso passaggi meno luminosi per arrivarci.



venerdì 12 aprile 2024

POLLO E PEPERONI

 

La dimensione casalinga di una cena in famiglia.

L'olio nuovo, di pochi mesi fa, che sembra appena fatto, sui peperoni arrostiti e sfilacciati da mia madre nel contenitore di acciaio.

Il pane con la crosta croccante e la mollica soda del forno locale.

Casa.

Con le sue dinamiche irrimediabilmente disfunzionali.

Con i miei affetti che non sono eterni.

Che litighiamo furiosamente, ma ci vogliamo bene.

E darei un braccio per loro.

O un rene.

Mentre il mio sangue ce l'hanno già.


Chiedo a mio padre di farmi un resoconto, la sera, delle notizie salienti del telegiornale.

Di prendere questo impegno necessario nei miei confronti, che sto via tutto il giorno, e non guardo la tv.

Dobbiamo allenare la memoria, mentre teniamo d'occhio politica, geopolitica, economia.

Va allenata la persistenza della memoria contro il suo inesorabile e inaccettabile declino.

Casa é questo.

Un groviglio di preoccupazioni e disfunzioni, di amore profondo e inesauribile.

Di impegno e galera.

Di respiro e libertà.



lunedì 8 aprile 2024

RISTRUTTURARE

 

Scorro a passo svelto lungo i binari per raggiungere la penultima carrozza.

Ho messo le scarpe leggere, per correre meglio.

E saltare.

In bilico tra il trekking urbano e il parkour.


S'intravede un cielo caldo dei colori del tramonto, oltre il reticolo di cavi e cemento delle infrastrutture ferroviarie.

É ancora giorno.

E ancora il primo giorno per tutto ciò che può ancora accadere.


In certi momenti il passato si fa meno pesante.

Gli amori che bruciavano sono appassiti nel tempo, e così certe persone e certi rancori.

Non certi altri, scolpiti nella memoria e nelle viscere più profonde.


Tutto, oggi, però sembrava sfumare oltre la linea dell'orizzonte di colline, prati verdi e antiche rovine.

Tutto si é adagiato sul mare scuro della sera, affondando nel buio.


Ho nodi che non so sciogliere, da sempre, e ora più che mai.

"Devo?", mi domando.

E no, non devo. 

Potrei tenerli annodati all'infinito, stavolta.

Disinnescando dinamiche logore che mi avvincono meccanicamente, e scansandone di nuove.

Semplificando certi rapporti inevitabili, e riservando i massimi sistemi ai soliti pochissimi.


Sono giorni di salti, tensioni, preoccupazioni e speranze.

Studio.

Studio tanto.

Almeno quanto lavoro.

Amo, anche.

E amo sopra ogni altra cosa, perché mi pare sia l'unica scintilla a dare un significato di luce a tutto il resto.



sabato 30 marzo 2024

POLLINE E FANGO. SIAMO ARRIVATI A PASQUA

 

Cammino veloce, nel percorso inesplorato alle spalle del quartiere in cui lavoro.

Incroci geometrici di strade, e stratificazioni di storia e vite.

Quasi corro.

Quasi volo.

Come questo polline che comincia a riempire l'aria e le vie respiratorie.

Vado in affanno.

La stanchezza, mi dico.

Un filo di tachicardia, ancora.

L'ansia.


Affretto il passo, cerco al telefono una voce che mi calmi.

Il cuore batte forte, ancora.

Vado in affanno.


Studio il calendario dei prossimi mesi e gli incastri al centimetro; pezzi di vita e lavoro e studio, organizzati per giorni feriali, di ferie e festivi.

Come se potessi davvero incastrarli forzosamente negli spazi tra le lancette che si rincorrono divorando questo tempo.

Vado in affanno.

É il polline.

É il fango.

Ed é solo un malessere di stagione, che volgerà, a breve, a un termine certo, ne sono cosciente.


Insistiamo in certe cose perché un po' ci teniamo.

Per trovare rifugio in un angolo morbido e caldo, al riparo dagli spigoli contro cui urtiamo ogni giorno.

Domani é Pasqua, e sono grata di passarla con i miei affetti.






sabato 16 marzo 2024

UNA NOTIZIA BUONA E UNA CHE NO

 

Partiamo da quella che no.

Molto attesa e sperata, ma non é andata.

Me ne son già fatta una ragione, so che é giusto così, ma ho un po' di ovvio dispiacere.

L'altra, invece, estremamente inaspettata, é una buona notizia.

Ho ricevuto congratulazioni sparse e sincere da parte di chi ha voluto farmele.

Qualcuno, invece, ha deciso di non congratularsi, per sentimenti indecifrabili o forse meglio riconducibili, in modo sparso, nell'ambito delle frustrazioni personali e dell'invidia.

Mi son fatta una ragione già da molto anche di questo, e sopravvivo alla grande.


Sono in viaggio, nonostante abbia poche ore di sonno, scarse energie e umore ballerino.

Ho messo un vestito morbido e degli stivali alti; sopra una giacca color oliva, fresca come la primavera alle porte.

Un piccolo brindisi mi aspetta, stasera in un posticino intimo e raccolto, lontano dal mondo quanto basta.

lunedì 11 marzo 2024

DI TE NON MI INTERESSA PIÙ

 

Potrebbe essere il titolo di un pezzo di musica leggera italiana degli anni '60-'70.

É la sintesi di un rapporto esaurito.

"Sai, ho smesso di fumare... Mi sto abituando di nuovo ai sapori e agli odori!", mi dice, mentre sono assorta tra le mie carte.

"Mi fa piacere per te", replico con il sorriso sghembo e sincero, reclinando nuovamente verso il basso la testa, appena sollevata per dare un cenno di attenzione.

Quel "mi fa piacere" ha più il sapore di un inespresso "mi é ormai indifferente ciò che ne é di te".

La mia amicizia non è più un privilegio su cui fare affidamento, le mie premure non sono più scontate.

Non rispondo ad aspettative altrui, soprattutto se manca reciprocità.

Peggio, se mi sono state sparate contro parole come proiettili, e alle spalle fucilate.

Non essendo un cartonato privo di spessore, i colpi - per fortuna solo metaforicamente esplosi - non mi hanno trapassato.

Non per questo mi sono scivolati addosso.

Li ho raccolti e ne ho fatto una collana.

Una collana di proiettili, lucenti come perle grigie.

Le indosso affinché possa specchiarcisi dentro, nella rilucente consapevolezza di aver sprecato un legame sincero e un affetto incondizionato.


domenica 10 marzo 2024

RAGIONAMENTI CHE NON APPREZZO

 

La distanza la misuro anche da qui.

Dall'origine di certi ragionamenti che non mi appartengono e dai quali mi sento disturbata.

Viva la tolleranza, la democrazia, i diritti di tutti di esprimersi; viva, in primis, il mio sacrosanto diritto di pensare come credo e provare ciò che sento, senza sentirmi obbligata ad esternarlo a tutti i costi.

Dicevo, non importa quale sia il motivo della distanza; può essere davvero il più vario.

La distanza è lì, tangibile e consistente.

Pesante.

E questa pesantezza, di domenica mattina, per antipasto, colazione, come amaro al termine dei pasti, o a completo digiuno, me la sarei risparmiata.

É un mio problema che mi sposti l'umore, ma un mio dovere lavorare su me stessa affinché non accada.

La distanza può essere una reazione, una misura correttiva.

Un metodo di risoluzione di uno scontro che non ho voglia di affrontare, perché ridicolo e futile.

La distanza è ciò che provo, mentre cerco di concentrarmi su ciò che é davvero importante e vitale, in questo momento.

La mia salute.

I miei obiettivi personali.

La mia sopravvivenza.

Non ho davvero spazio per consentire ad altri di trascinarmi nei loro mulinelli esistenziali, in cui ruotano in tondo avvitandosi su se stessi.


martedì 5 marzo 2024

ASPETTATIVE; ASPETTARE, ASPETTARSI

 

La gestione delle aspettative, una volta che si é fuori dai luoghi comuni, smette di essere una passeggiata in un campo minato.

Ce ne sono, ciononostante.

Si affacciano nel mondo delle idee, e le influenzano loro malgrado.

Pur coscienti di quanto non siamo padroni di questo tempo e questo spazio, perimetrato dagli incerti confini della vita di ciascuno.

Una staffetta colorata nel percorso dell'evoluzione della specie, se ha davvero un senso, dal punto di vista esistenziale.


Una mia amica mi scrive che, quando comunichiamo, si nota sempre che lei è a quadretti e io sono a righe.

Ma a volte, forse, sono anche note musicali, o guazzabugli di colori che contrastano magistralmente tra loro, come le tele di Kandinsky.

O di Miró.


É arrivata una richiesta esplicita di aspettare un attimo, di non essere così impaziente.

Non riesco ad attenderla se non con qualche reticenza.

Resistenza é la parola più appropriata.

Contesto il fatto di voler tutto e subito in chi palesa vizi infantili irrisolti, ma sconto dinamiche simili che sorreggono questa irrequietezza.



Domattina ho la sveglia prestissimo.

Un soffio prima dell'alba.

Prima che il rumore brulicante del mondo prenda il sopravvento.

Mi avvio, con passo svelto, verso un nuovo giorno da mettere a frutto, mentre avverto il ticchettio del primo conto alla rovescia.

Lascio libri aperti sul divano, lampade sparse, coperte e cuscini, per un ufficio un po' meno accogliente, ma vivace.

Son stanca, e ho ancora cose da fare, stasera.

In questa casa che é una tana calda e accogliente e viva, e profuma già di primavera, nonostante il gelo di questa sera.




lunedì 4 marzo 2024

PIOGGIA, PRIMAVERA, LAVORO E LIBRI

 

La fotografia attuale di questo momento, racchiusa in un insieme di parole chiave.

Un profilarsi all'orizzonte di accadimenti ciclici, pezzi di puzzle che si compongono e scompongono nel tempo, per ricomporsi in modi differenti.

Anche certi pezzi sono nuovi.

Emergono colori vivi, mentre altri sbiadiscono.

E nuovi contrasti.

Ho perso pezzi, ne ho trovati altri, per fortuna (o per tenacia).



Chiuso il lavoro un attimo fa, riapro i libri.

Prendo le matite temperate, gli evidenziatori colorati, e disegno arcobaleni sul monocrome delle pagine sottolineate.

Lo studio resta un caleidoscopio di infinite possibilità, pensate o da pensarsi.

Consente sempre di correggere il tiro e indirizzarsi altrove, rimanendo in costante movimento.

La mia via di fuga, da strade già scritte e percorse.

Chissà dove finirà - e dove mi porterà - anche questa sessione di studio feroce.

Spero solo, ancora una volta, un passo più in là.





lunedì 26 febbraio 2024

QUANDO POI VA BENE

 

É arrivata una buona notizia, certificata documentalmente e incontestabilmente, che mi rasserena dopo giorni che hanno registrato turbolenza interiore.

"Non ha dolore? Le persone nelle sue condizioni, in genere, lamentano un dolore atroce", mi dice, riferendosi a una infiammazione da poco che mi sta insidiando da un mesetto.

A parte un fastidio tollerabile, direi che sto bene.

Eppure sono sempre stata meglio, e l'idea di non poter fare pieno affidamento sulle mie forze mi abbatte molto.


Mi sono riportata a casa, con un carico di stanchezza incredibile, ma non ho avuto il tempo di riposare, che ero di nuovo in auto, diretta dal dentista.

Ho rifiutato l'anestesia, perché all'idea dello smaltimento, anche se blando, mi sentivo fisicamente sconfitta e incapace di tollerare psicologicamente quell'agonia.

"Quanto può essere doloroso? Possiamo procedere senza?"

Sarà stata la stanchezza.

Sarà stata la distrazione cagionata dall'infiammazione altrove.

Eppure, io non ho sentito nemmeno un leggero fastidio.

La soglia del dolore é alta, ma forse ho alzato un po' l'asticella negli ultimi anni.


Stasera, per festeggiare la buona nuova, sto preparando un pescetto al forno su un letto morbido di patate.

Con un sorso di vino.

Che lo so che non dovrei, ma volevo brindare a me stessa e al fatto che, per quanto duro il colpo, non arretro.

Affino tecniche di rilassamento e disintossicanti.

Per la mente e per il corpo.

Festeggio, con la chitarra, un calice di bianco, la fiamma di una candela, e il forno acceso.

Mi interrogo su quanto possano reggere dimensioni di vita contestuali, che si intersecano, sebbene chiuse in compartimenti stagni.

Sento la solita forza trascinante, e un muro che non sembra di gomma, e rimbalza stimolo invece che sparare proiettili.

Intravvedo crepe, in questo muro.

Pronte ad essere rinsaldate, dopo che é entrata un po' di luce e musica, con la tecnica infallibile del kintsugi.







mercoledì 21 febbraio 2024

GELOSAMENTE MIO

 

C'è questo pezzetto di mondo in cui mi sento a casa, quando sono in viaggio.

Mi accoglie ogni volta.

Ed é solo mio.

Un posto che non ho voglia di condividere con nessuno.

Posso mangiare, bere, lavorare, scambiare due chiacchiere, guardare la gente che passa.

Ci posso passare dieci minuti, un'ora, una giornata.

Prendere persino il delizioso cibo da asporto per la cena, come ho fatto stasera.

Oggi ho chiuso un lavoro e posso un po' riposare.

Spero i prossimi giorni portino cose buone.

sabato 17 febbraio 2024

QUANTA DUREZZA

 

Nelle oscillazioni di questo periodo, ho  raggiunto impietosi livelli di spigolosità che non voglio facciano parte dei miei giorni.

Fa male, ancora, avere a che fare con un altro essere umano, distinguere ciò che é sano da ciò che non lo é, la verità dalla manipolazione, e il bene e il male, secondo i parametri cesellati nell'arco di una vita, di cui constato l'attualità soltanto in questo momento sfuggente che attraverso.

Fanno male questo timore e questa cautela esasperante, il respiro che mi manca, la tachicardia che sale, l'istinto di sfuggire e defilarmi, in silenzio.

"Non ce la faccio", mi dico.

E son cose che non mi sono mai detta.

Territori inesplorati che non fanno parte della mia cartina geografica.

E tutto questo non é necessario.

E non é reale.

Debbo contestualizzare.

Non sono più in apnea, con mani ostili che mi spingono la testa sottacqua, e il corpo e l'anima che, in opposizione sviluppano le branchie.

"Bisogna essere positivi sempre" mi dice la stupenda L, mentre, in pausa pranzo, mi invita a dare una forchettata ai suoi spaghetti dal profumo delizioso.

"... E anche un po' incoscienti. Nella vita, io lo sono stata", e lo struggente riferimento al marito e ai figli, a agli affetti luminosi e accoglienti in cui trova conforto e rifugio, mi commuove.

E la guardo, mentre mi parla con la solita voce calma e rilassante, il sorriso gioioso, la mente libera dagli affanni.

E vorrei guadagnare un briciolo di quella serenità appagante che non ho.

Mettere a tacere l'irrequietezza, chiudere il libro dell'inquietudine e aprirne uno di poesie d'amore in riva al mare.

Dir ciao a Pessoa, e accogliere le struggenti note di Neruda, per semplificare questo groviglio di sentimenti e farne brezza di mare.

E cedere, senza opposizione e senza lotta, al destino che raccoglie il mio viso tra le sue mani per baciarlo.


mercoledì 14 febbraio 2024

SASHIMI E BACCALÀ

 

Pensavo di chiamarla.

Ha pensato di chiamarmi.

Per vederci dopo il lavoro.

Ho alzato gli occhi sull'orologio che segnava le 17.49, troppo tardi per tutto, salvo mettere a conto di fare ancora più tardi.

E, alla fine, perché no?

É la seconda volta che capita questa cosa.


La telepatia non mi sorprende più da molto.

Sarà anche un periodo in cui sono particolarmente recettiva.


Ci siamo incontrate in centro, incrociando percorsi distinti e paralleli, come turiste perse tra le strade più belle del mondo, e siamo salite sul rooftop per un aperitivo che si é fatto cena.

Quanto sono incredibili queste connessioni?

Questa cosa di incrociarsi nella vita, e stabilire un contatto profondo, conoscendo il necessario.

Questa libertà.

Questo respiro che prendiamo mentre ci tuffiamo nelle cose.

E le bracciate che diamo per non andare a fondo.

Ognuna nella sua piccola vasca di squali e pescetti azzurri.


L'onda dorata che porto al dito mi ricorda che appartengo al mare.

E lì rientro, sana e salva, anche questa sera.

Con il cuore leggero.



domenica 11 febbraio 2024

LA GENTE CHE PASSA

 

C'è un certo flusso di pensieri che si origina da ciò su cui si posano gli occhi.

Forme geometriche, grattacieli, vegetazione spontanea che ondeggia al vento.

La gente che passa.

Mi piace molto osservare tutto ciò che mi trovo davanti.

Esploro, con gli occhi.

Studio e rubo, con gli occhi.

Amo, con gli occhi.


Cammino, ormai a fine giornata, con passo e sguardo stanchi.

Le palpebre chiuse per metà riducono l'ampiezza del campo visivo pieno di persone e mezzi di trasporto vari in movimento.

C'è una brezza leggera e calda che mi sposta qualche ciocca di capelli sul volto tirato dalle tensioni.

Sono stati giorni faticosi, e non smetto di osservare la gente, che si affretta come me in stazione per rientrare a casa.

Non smetto di studiare la gente.

Il modo in cui si muove, principalmente, come parla, cosa legge, cosa ascolta.

Come comunica la propria singolare esistenza al resto del mondo, mentre é immersa nella solitudine del proprio viaggio.

Mentre ci sfioriamo, di passaggio, sconosciuti.


Ho i nervi tesi, come corde di violino.

E per fortuna suono la chitarra, le cui corde, invece di esser tese e rischiare di rompersi, sono a malapena accordate su questa voce stonata che canto, a modo mio, nel silenzio di queste pareti 

Accantono pensieri in compartimenti stagni che sigillo a chiave.

Chiudo il telefono, e affondo la testa negli studi, e nei prossimi passi che mi portano già lontana da qui.

















sabato 3 febbraio 2024

LE IMMANCABILI IRREQUIETEZZE

 

Mi sento compressa, come non capitava da un po'.

Di malumore.

Ho assorbito in parte il disagio d'altri, per empatia.

Le cattive abitudini, la vita divisa in compartimenti stagni non comunicanti tra loro, come se non fossimo un tutto interorganico, dentro e fuori da questo corpo materiale.

Fino a che punto é sostenibile la profondità?

Finché non si fa abisso, mi rispondo.

Ma ci sono abissi in cui si sprofonda, pur in assenza di profondità.

E mi sembra quest'ultimo il caso.

E voglio tirarmi fuori.


Ho fatto passi solitari che mi hanno portato in avanti.

Salti che sembravano il principio di un volo.

Il passo altrui mi arretra.

Sempre.


Devo imporre la scelta razionale all'istintiva empatia, e ancora mi capita di spostare pesi in questo bilanciamento necessario.


Mi lascio scaldare dai raggi di un sole brillante, mentre i rumori della lavatrice nell'altra stanza e della strada in lontananza che mi raggiungono, disturbano il flusso dei pensieri.

Mi domando quale scelta sia giusto prendere per me.

Ci sono parole e ragionamenti che mi indispongono, e mi ci oppongo.

Mi ritiro nel silenzio e mi assento, senza sfiorare l'esistenza d'altri.

Senza essere raggiunta.

Desidero abbandonare il campo e concentrarmi su cose più proficue.






lunedì 22 gennaio 2024

CONTRO OGNI PRONOSTICO

 

Certi programmi, con i migliori presupposti, ad oggi, sono sempre saltati.

Certi altri continuano a realizzarsi, in assenza assoluta di condizioni ottimali.

E si realizzano che son belli che non ci si crede.

Poco importa che sfuggano al mio controllo.

Di controllare non mi é mai importato niente; m'importa di vivere.

E la cautela che sto imponendo all'istinto, regola il passo, forse, ma non lo soffoca.

É un ciclo maieutico privo di aborti, quello attuale.


La fiammella della candela sul camino evoca quella lenta e avvolgente che lambisce la legna al suo interno.

É ferma, nella stanza immobile, dove cala già il silenzio della sera in cui é immerso questo luogo.

Non la raggiunge il mio respiro né un alito di vento; punta dritta verso l'altro, componendo disegni geometrici sottili sulla parete bianca.

É come se la sera questo mondo circostante divenisse estemporaneo, quasi sollevato dalla realtà e dai confini fisici.

Come un'isola posata sul mare.

Ed io ho trovato il mio piccolo pensiero insignificante, su cui spostare l'attenzione per i miei esercizi, e sgomberare la mente dai pesi superflui.


Ho abbozzato un pezzo alla chitarra e continuo a suonarlo nella mente.

Ho raccolto i capelli, come son sempre piaciuti a papà, e piacciono - pare! - anche ad altri.

E piacciono - soprattutto - anche a me.

Sorrido con gli occhi e con la bocca, e ne faccio dono a chi mi rivolge premure amorevoli.

Sono salva, adesso, e finché dura.

Sono salva e sopravvissuta.

E di questa consapevolezza continuerò a far tesoro, giorno dopo giorno.