Cammino veloce, nel percorso inesplorato alle spalle del quartiere in cui lavoro.
Incroci geometrici di strade, e stratificazioni di storia e vite.
Quasi corro.
Quasi volo.
Come questo polline che comincia a riempire l'aria e le vie respiratorie.
Vado in affanno.
La stanchezza, mi dico.
Un filo di tachicardia, ancora.
L'ansia.
Affretto il passo, cerco al telefono una voce che mi calmi.
Il cuore batte forte, ancora.
Vado in affanno.
Studio il calendario dei prossimi mesi e gli incastri al centimetro; pezzi di vita e lavoro e studio, organizzati per giorni feriali, di ferie e festivi.
Come se potessi davvero incastrarli forzosamente negli spazi tra le lancette che si rincorrono divorando questo tempo.
Vado in affanno.
É il polline.
É il fango.
Ed é solo un malessere di stagione, che volgerà, a breve, a un termine certo, ne sono cosciente.
Insistiamo in certe cose perché un po' ci teniamo.
Per trovare rifugio in un angolo morbido e caldo, al riparo dagli spigoli contro cui urtiamo ogni giorno.
Domani é Pasqua, e sono grata di passarla con i miei affetti.