mercoledì 20 febbraio 2013
LO CHIGNON
In ritardo cronico, attorciglio i capelli in uno chignon scomposto e mi precipito al lavoro.
Gli occhi, oggi, sembrano enormi.
Come fossero spalancati sul mondo.
Mentre invece mi piacerebbe chiuderli e dare ascolto agli altri sensi, un po' assopiti, inesorabilmente trainati dall'osservazione distante e scrupolosa della vista.
Arrivata a lavoro, una fila incredibile di persone davanti a me.
"E termina qui..."
Dannazione, mancano 10 minuti alla chiusura, non me ne frega niente, mi metto in fila lo stesso.
"Si è messo ad urlare, poco fa, il tipo... La fila termina qui".
Ah si? E' stato tanto minaccioso da intimorirvi tutti?
Voglia di lavorare saltami addosso, tanto per cambiare.
La desistenza non è nelle mie corde.
L'ho notato che mi guardava, mentre chiacchieravo e scherzavo con la gente in fila.
Mi basta poco per scambiare due chiacchiere con chiunque, deformazione si potrebbe dire.
Lui, in fila come gli altri, mi ha dato a parlare.
E di nuovo, è intervenuto nella conversazione che stavo intrattenendo con un collega.
E di nuovo, ancora, qualche passo più in là, sempre rivolto verso di me.
Poi, in silenzio, partecipe di una discussione tra altri, su altro, mi sono voltata e l'ho sorpreso a guardarmi.
Starà guardando lo chignon, che vengo sempre con i capelli sciolti da hippie?
Si sarà sciolto, oltremodo, dandomi un'aria sciatta e trascurata?
Starà pensando "guarda questa come viene combinata a lavoro!"?
Mi sono voltata, facendo la vaga.
Ma poi ho sbirciato di nuovo, ed io suoi occhi erano di nuovo fissi su di me.
Mi ha guardato dritto negli occhi.
Non ha distolto lo sguardo per un attimo.
E nemmeno io.
Nessun imbarazzo.
Solo curiosità.
Uno spiarsi indiscreto, a fronte del ciao di cortesia che in genere ci scambiamo quando per caso ci incrociamo a lavoro.
Il passo è ancora lungo.
Come pensare di guadare un fiume in piena indossando delle infradito.
Sperando poi di mantenerle ai piedi durante la traversata e fino alla riva opposta.
Io non so nemmeno se sopravvivo e se la corrente mi trascina via appena metto piede in acqua!
E vorrei tanto mi si offrisse una mano nella quale riporre la mia, per aiutarmi ad attraversare.
Che fosse una mano sincera e solida.
Pulita.
Per meno non mi interessa sbilanciarmi nè rischiare di affogare.
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4 commenti:
Che bello quando si incontra qualcuno e si è entrambi liberi dal pudore.
E poi, condivido il tuo desiderio :)
allora non sono l'unico ad adorare quel disco di fink....
pì, c'è sempre una serie innumerevole di "ma" e "però".
anche se va bene così.
per dire... ;-)
kovalski, sono rimasta incantata ad ascoltarlo!
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