domenica 19 novembre 2023

DUE GIORNI PRIMA DELLA LAUREA

 

Doveva accompagnarmi con la sua auto, all'università.

La mia era dal meccanico.

Stavamo insieme da diversi anni.

La reazione della madre a tavola, qualche settimana prima, in risposta alle mie aspirazioni in termini di lavoro e carriera, fu: "é meglio che vai a fare l'insegnante, così poi resti a casa a crescere i figli".

Bigotta, retrograda e assidua frequentatrice di una chiesa del posto, non mi sono mai permessa di rispondere a questa donna - non propriamente all'altezza della mia considerazione - in modo scortese o maleducato, o con toni scomposti, a delle uscite veramente infelici cui mi ha sottoposta nel tempo.

Risposi, a questa ennesima esternazione non richiesta, che non era nelle mie corde quel tipo di lavoro, e che avrei fatto quello che desideravo.

Lui era un ragazzo mediamente brillante, di quelli usciti dal liceo con il massimo dei voti, laureato doppiamente con lode, e con una carriera lavorativa di tutto rispetto.

Un bravo ragazzo.

Di più, bravissimo.

Io ero solo una ragazza.


Mi ha lasciata senza molti giri di parole due giorni prima della laurea; la mia famiglia, i miei amici ed io eravamo completamente interdetti.

I miei chiesero se gli avessi fatto qualcosa, per capire, più che altro, e per tentare di giustificare in qualche modo un gesto così pesante ed eclatante, senza però usare toni insinuanti o colpevolizzanti.

Perché io avrò anche un carattere e una personalità impegnativi, ma non c'è nulla che possa giustificare le azioni vergognose di altri nei miei confronti.

Ognuno é responsabile delle proprie azioni.

Ed io gesti del genere non li ho riservati a nessuno, neanche a chi mi ha fatto gratuitamente del male.


Con il volto tirato da dolore e lacrime, e da due notti insonni e agitate, mi son lasciata portare alla discussione della tesi.

Tra le lacrime di commozione della mia famiglia, che temeva che saltasse il giorno più importante della mia vita (n.b. la laurea, non il matrimonio, per la mia famiglia, che sempre ringrazierò per non avermi mai fatto ridicole e medievali pressioni per accasarmi).

Le foto della mia laurea sono sorrisi accennati, e occhi lucidi; però gioiose, nonostante tutto, e in compagnia delle persone giuste.


Certo, lui ha chiuso con me senza ammazzarmi.

Devo ritenermi fortunata, per questo?

Possiamo, in quanto donne, ritenerci fortunate e graziate - e capita ogni giorno, leggendo notizie di cronaca - perché non siamo state ammazzate al termine di una relazione con uomini inadeguati, frustrati, violenti in taluni casi, e fomentati, in altri, dalle famiglie di origine a dirigere le interazioni con le proprie compagne in una certa direzione?

Possiamo continuare a sorvolare sulla inadeguatezza di questi uomini, derubricare i comportamenti più abietti, omettendo di affrontare la bruciante questione culturale che tutti coinvolge? 



 





1 commento:

Io! ha detto...

Non dobbiamo sentirci fortunate, hai ragione. Non deve essere nemmeno contemplato l'omicidio, in nessun caso, quindi nemmeno da parte di un ex-fidanzato/coniuge/... nessuno.

Devi aver sofferto molto e forse per te la laurea è associata anche a quel pensiero (forse... o forse non più?)
Sono sicura che non hai mai pensato "per fortuna non mi ha ammazzato". Forse quel pensiero ti è venuto adesso ma solo perché hai visto cosa succede ad altre...

Sono immersa nel lavoro questi giorni e ho letto solamente venerdì. Mi ha colpito molto la cosa, un po' perché è successa nella mia regione, un po' perché guardare le foto di quella ragazza mi ha commosso, potevo essere io...

Anch'io ho avuto le mie vicissitudini, l'omicidio, l'ossessione, la costrizione non sono mai stati contemplati in nessun caso della mia vita, nè da me verso gli altri quando ricevevo rifiuti e venivo lasciata, né da parte di altri verso di me. Beh, non lo posso sapere, ma alla fine quando io ho lasciato nessuno mai è andato oltre. Certo, mica erano contenti, ma non hanno mai passato il limite.
In questo senso, alla luce di quello che sento succedere, sì, mi sento fortunata. Ma invece no, non deve nemmeno esistere un atteggiamento del genere, da parte di nessuno. Le persone sono libere, uno si lascia? ok, si va avanti, non si può forzare nessuno, ammazzare nessuno.

Mi rende molto triste sentire che queste cose succedono e sono frequenti. Penso ai miei figli, che sono adolescenti, e presto avranno fidanzati, etc etc etc... ho paura per entrambi. Cosa li aspetterà nel mondo? Per ora sembrano solidi, e sembrano avere amici che sono altrettanto "solidi" (nel senso emotivo).

Non so cosa si possa fare in certi casi. Io quando ci sono casi del genere ne parlo in famiglia, e statisticamente dico cose come "Le persone non cambiano" o "Se un giorno qualcuno ti controlla o ti picchia non devi mai pensare che potrà cambiare" o "La cosa più importante è il rispetto, non la bellezza fisica: la bellezza è effimera, il rispetto è qualcosa che se manca non c'è bellezza che tenga". Non so se serva. Spero che non incontrino persone malvagie, violente o ossessive e che loro anche non lo siano...

Spero tanto che questo atteggiamento di sopraffazione venga estirpato, annientato.

Un abbraccio,
Bulut