lunedì 2 maggio 2016

QUELLO CHE VUOL DIRE UNA MAGGIORE VISIBILITA'



Sono andata in banca a dare il sangue e un pezzo di rene, come ogni fine mese e inizio di mese (quando le scadenze cadono nel week end, e i pagamenti slittano al primo giorno utile), e devo ammettere che i miei rapporti con gli impiegati e con il direttore sono notevolmente migliorati.

Uno che mi sosteneva con molta sufficienza e fastidio è diventato addirittura un mio fan.

"Ha fatto cascare lo schermo dove si firma...", mi dice con la solita aria scocciata, che con un coltello in mano non avrebbe esitato a piantarmelo per così poco in un occhio.
"Le ho dato un buon motivo, come al solito, per avercela con me", ho risposto sorridendo.
"No, anzi, ultimamente mi è diventata molto simpatica... ma non le posso dire il perché!"

Contento tu, contenti tutti.

Un altro mi saluta con un gran sorriso, ogni volta che mi vede, chiamandomi per titolo.
Mi chiamo sempre c.f.a., ma a qualcuno piace essere formale.
A me interessa poco, fuori dal lavoro.

La signora in fila davanti a me si è voltata diverse volte incuriosita, prima di chiedermi chi fossi.
Che ho una faccia conosciuta, ma non ricorda dove mi ha vista.
"Lavora per caso per le assicurazioni?", mi chiede.
"No, faccio un altro mestiere, e da tanti anni, ormai..."
Non mi andava di dirle che presumibilmente l'idea di conoscermi discende dal faccione sbattuto su alcuni manifesti che ancora proliferano per il paese né che magari m'ha vista in tv a dire fregnacce.

Non vorrei fare come quel turista straniero nerboruto che ho fermato una volta per strada chiedendogli una foto, che mi ha risposto "No! No photos", ed al quale ho risposto che non volevo la foto sua, ma che facesse una foto a noi, sulla bicicletta.

Tutto questo sbrilluccichio a breve finirà, e potrò valutare, finalmente, di andarmene in un posto dove nessuno mi conosce a prendere un po' d'aria.






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