sabato 13 ottobre 2012
IL POSTO PER LA CULLA
Siamo usciti a cena insieme.
Non come si usciva a cena insieme da ragazzi, ormai siamo adulti, passiamo per una coppia.
Noi due, che ci vogliamo bene, ma non ci siamo mai amati.
Viviamo in un posto dove non si concepisce l'uscire a cena con qualcuno con cui non si ha una storia.
Stessa cosa capita con le amiche, mica no.
Comunque, siamo stati in questo posto che la sua ex snobbava, tanto grazioso, in una delle parti vecchie del suo paese, lungo la passeggiata solitaria e tanto bella sui sanpietrini che corrono sul mare a ridosso dei vecchi palazzi e della torre illuminata di colori sgargianti che si stagliano nel buio del cielo notturno.
Abbiamo concordato il da farsi sul mangiare, sul bere non proprio.
Lui è uno abituato a bere coca cola, io sono quella che arriva a scolarsi quasi una bottiglia di vino anche da sola.
E mezzo litro scarso a capoccia mi pareva onesto, per una cena di un paio d'ore.
Neanche a dirlo che sono passata per l'alcolizzata della serata.
Prima di tornare a casa siamo passati a casa sua, nell'appartamento che ha quasi finito di arredare con la ex, prima che si lasciassero. Sono rimasta pietrificata da tutto quel bianco, dall'ambiente ultra moderno e asettico, dall'assenza voluta, testarda e irragionevole di colori.
Gliel'ho detto, mi ha dato ragione.
Non riesce a guardarsi intorno.
Gli ho letto una tristezza negli occhi indescrivibile.
Puoi prendere un lampadario colorato, appendere delle tele ai muri, qualcosa che dia movimento e calore, che renda un po' più accogliente i muri bianchi che hai eretto in quello che è diventato il sacro tempio dell'abbandono, ma resta comunque dura sciogliere lo strato di ghiaccio che ha cristallizzato il preludio di un momento che non è mai accaduto.
Siamo andati in camera da letto...
Stessa storia.
Finchè non mi ha detto "quello doveva essere il posto della culla".
Mi si è stretto il cuore.
Mi dispiace per quello che sta passando, di un dispiacere infinito.
Quello che penso lo sa.
Quello che pensa, come si sente, è come mi sono sentita io quando tutto è rotolato via senza speranza.
E non avevo fatto neanche in tempo a prenderlo un appartamento in cui vivere.
Per fortuna, probabilmente.
Mi ha riaccompagnato a casa, non abbiamo parlato poi granchè.
Forse domani andiamo insieme all'Ikea a comprare qualcosa che possa riempire e riscaldare un'assenza che in questo momento nessuno dei due può riempire, ma solo affollare inutilmente di cose.
Sarà per questo che il consumismo, certe volte, appare come l'unico rifugio possibile, un mezzo che alleggerisce la testa oltre che il portafogli.
Ciò che si compra resta pur sempre un palliativo di ciò che non si riesce ad ottenere al prezzo giusto o gratuitamente nella realtà delle cose.
Ed in questo momento sto dando anche io il mio esiguo contributo a muovere l'economia del paese con i miei piccoli acquisti.
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